Il conflitto allargato
Libano, oltre 500 morti e nuovo giorno di bombardamenti israeliani: fuga di massa dal sud del Paese
Oltre 550 morti dalla giornata di lunedì, ma l’offensiva israeliana in Libano non si ferma. L’IDF per il secondo giorno consecutivo sta pesantemente bombardando il Paese per colpire, ufficialmente, obiettivi militari riconducibili ad Hezbollah, il “partito di Dio” sciita finanziato dall’Iran e alleato di Hamas.
Nella sola giornata di ieri l’esercito di Tel Aviv ha condotto 1600 attacchi aerei contro obiettivi di Hebollah, provocando però la morte di 558 persone, tra cui 50 bambini. Per questo il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si è detto “seriamente preoccupato” per il numero di vittime civili nel sud e nell’est del Libano.
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Il rischio, che pare ormai vicino alla certezza, è che queste escalation tra Israele e il movimento politico-militare si trasformi in una guerra “aperta”, trascinando la regione in una spirale di violenza incontrollabile.
I nuovi attacchi israeliani in Libano
Alla luce dei nuovi bombardamenti in Libano, altri avvisi di evacuazione sono stati inviati ai civili in Libano dall’esercito israeliano.
“Se vi trovate in prossimità o all’interno di edifici di Hezbollah o di quelli da esso utilizzati per immagazzinare armi, dovete allontanarvi da quelle strutture di almeno un chilometro o andare fuori dal villaggio, immediatamente”, ha scritto su X il portavoce in lingua araba dell’IDF. “Chiunque si trovi vicino ad elementi di Hezbollah si mette in pericolo”, il messaggio dell’esercito.
#عاجل 🔴 إعلان عاجل إلى سكان القرى اللبنانية: الغارات مستمرة
إذا كنتم تتواجدون بالقرب أو داخل مباني لحزب الله أو تلك التي يستخدمها لتخزين الأسلحة عليكم الابتعاد عن تلك المباني لمسافة لا تقل عن كيلومتر أو إلى خارج القرية فورًا
كل من يتواجد بجوار عناصر حزب الله يعرض نفسه للخطر pic.twitter.com/r2S18AUFp0
— افيخاي ادرعي (@AvichayAdraee) September 24, 2024
Forze armate di Tel Aviv che non intendono dare tregua ad Hezbollah, promettendo una ulteriore accelerazione dei raid in Libano. “Hezbollah non deve avere tregua. (Dobbiamo) continuare a lavorare con tutte le nostre forze”, ha annunciato il capo di Stato maggiore dell’Idf, Herzi Halevi. “Accelereremo le operazioni offensive oggi e rafforzeremo tutti gli schieramenti. La situazione richiede un’azione intensiva continua su tutti i fronti”, ha aggiunto Halevi.
Ma secondo le autorità libanesi i bombardamenti dell’esercito israeliano non starebbero prendendo di mira solo i magazzini di Hezbollah. Tra le strutture colpite nelle scorse ore, denuncia il ministro della Salute Firass Abiad in conferenza stampa, c’è anche una struttura ospedaliera. “Quattro paramedici sono morti ieri quando ambulatori e cliniche sono stati colpiti da Israele. Questa mattina hanno colpito l’ospedale di Bint Jbail“, ha fatto sapere Abiad.
Dalla giornata di lunedì un fiume di persone, migliaia e migliaia di libanesi residenti nel sud del Paese, sono in fuga per dirigersi verso la capitale Beirut e le aree del Monte Libano, lontano dall’epicentro dello scontro con l’IDF. Un esodo drammatico, con chilometri di auto incolonnate verso la capitale del Paese dei Cedri per trovare rifugio.
La posizione della comunità internazionale
Per questo la comunità internazionale si sta nuovamente mobilitando, anche se in undici mesi di efferati bombardamenti israeliani su Gaza non è riuscita ad impedire il massacro di 41mila palestinesi. Vanno dunque segnalate più prese di posizione: gli Stati Uniti, secondo quanto riferisce un funzionario americano, si opporrebbero a un’invasione di terra di Israele in Libano.
La Cina ha espresso sostegno al Libano e ha condannato quelli che ha definito “attacchi indiscriminati contro i civili”, ha riferito un resoconto della diplomazia di Pechino. Pechino ha sottolineato di sostenere il Libano “nella tutela di sovranità e sicurezza”.
E l’Europa? Per il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, intervenuto a New York per l’Assemblea generale dell’Onu, “siamo sull’orlo di una guerra totale”. L’alto rappresentante dell’Unione europea ha chiesto un cessate il fuoco lungo la “linea blu” tra il Nord di Israele e il Sud del Libano, dove è stanziato Hezbollah. Borrell ha denunciato il fatto che i civili “stanno pagando un prezzo intollerabile, inaccettabile”, proprio come nella Striscia di Gaza, devastata da quasi un anno di guerra tra Israele e Hamas. “È ora di fare qualcosa. Tutti devono fare tutto il possibile per fermare tutto questo”, ha detto Borrell.
Sempre all’Onu il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, ha annunciato di aver chiesto” una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite questa settimana” dopo gli attacchi israeliani in Libano.
La risposta di Hezbollah
La risposta di Hezbollah alla due giorni di violenti attacchi israeliani nel Paese ovviamente non si è fatta attendere.
Martedì mattina l’ala militare del gruppo ha lanciato oltre 100 razzi verso il nord di Israele e verso la Galilea. Il comando militare interno israeliano ha ordinato la chiusura delle scuole nel Nord del Paese, in particolare nell’area di Megido, Yokneam Illit, Daliyat al-Karmel e Isfiya, dopo che erano state già cancellate quelle nelle comunità a nord di Haifa.