L'attacco ad Al Mawasi
Raid israeliano su Khan Younis, strage con 19 morti nella “zona umanitaria”: per l’IDF nascondeva un comando di Hamas
Ancora distruzione e morte a Gaza. Nella notte tra lunedì e martedì l’esercito israeliano ha pesantemente bombardato con un attacco aereo l’area di Al Mawasi, una piccola città costiera nel sud della Striscia di Gaza, vicina a Khan Younis, dove da mesi hanno trovato rifugio migliaia di sfollati palestinesi.
Secondo il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, nel raid aereo 19 civili palestinesi sono morti, ma altre decine di persone, almeno 60, sono rimaste ferite: inizialmente le autorità della Striscia aveva parlato di 40 vittime, salvo poi rivedere al ribasso il bilancio. Il Ministero ha però aggiunto che il bilancio dell’attacco potrebbe aumentare, visto che ci sono anche 60 feriti.
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Prima dell’attacco, hanno inoltre sottolineato le forze armate dello Stato ebraico, “sono state adottate numerose misure per ridurre il rischio di danni ai civili, tra cui l’uso di armi di precisione, sorveglianza aerea e ulteriori informazioni di intelligence”.
Precauzioni che evidentemente sono servite a poco: i primi resoconti dalla zona parlano di almeno 20 tende che hanno preso fuoco, con i missili piombati dai jet israeliani che hanno provocato crateri profondi fino a nove metri.
🇮🇱 Israel just bombed a refugee camp in Khan Younis… this is the worst war crime in modern history
THIS IS A GENOCIDE…🇵🇸💔 pic.twitter.com/OM3PRSdxQS
— Pelham (@Resist_05) September 10, 2024
Al Mawasi da tempo ospita sfollati palestinesi perché indicata dall’esercito di Israele come “zona umanitaria sicura”, ovvero un luogo in cui almeno sulla carta l’IDF assicura di non attaccare militarmente, consentendo così ai civili di vivere in relativa sicurezza ma soprattutto di poter ricevere aiuti umanitari. Per questo la zona è oggi densamente popolata di civili in fuga dalle altre città della Striscia.
Hamas ha negato che nell’accampamento bombardato da Israele a Khan Younis ci fossero propri combattenti, così come sostenuto dall’esercito dello Stato ebraico. “Le accuse dell’occupazione sulla presenza di combattenti della resistenza – spiega una nota su Telegram – sono una palese menzogna”.
Pur essendo “zona umanitaria sicura”, Al Mawasi anche nel recente passato è finita sotto attacco: a luglio l’IDF aveva compiuto due attacchi che aveva provocato la morte di un centinaio di civili palestinesi. Quello più rilevante era avvenuto lo scorso 13 luglio, quando nel mirino era finita la villa di famiglia di Rafa Salameh, un comandante della Brigata Khan Yunis, una delle fazioni che compongono la Brigata al Qassam: in quel raid, secondo Israele, è morto Mohammed Deif, leader di al Qassam.