Polveriera Medio Oriente
Netanyahu, Nasrallah, Sinwar: perché una guerra a bassa intensità conviene a tutti
Gli scontri tra Israele ed Hezbollah preoccupano la comunità internazionale. I morti a Gaza sono più di 40mila e la maggioranza sono donne e bambini
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Netanyahu, Nasrallah, Sinwar: la guerra è la loro assicurazione sulla vita politica. Per questo la “eternizzano”. Devono solo calibrarne l’intensità, per evitare di far esplodere la polveriera mediorientale. Allora avanti con l’ “attacco preventivo”, e con i 320 razzi di risposta. Una cosa è certa: il Libano come Stato non esiste più. Esiste “Hezbollahstan”. Lo è per Israele, lo è per gli Stati Uniti che negoziano direttamente con i capi sciiti, e solo in appendice con il Primo ministro o il Presidente del Paese dei cedri. Altro paradosso mediorientale: strano modo per l’amministrazione Biden di prendere le distanze da Israele; riempirlo di armi.
Secondo il ministero della Difesa israeliano, dall’inizio della guerra gli Stati Uniti hanno consegnato ad Israele più di cinquantamila tonnellate di armamenti e attrezzature militari compresi “veicoli blindati, munizioni, dispositivi di protezione individuale e attrezzature mediche, essenziali per sostenere le capacità operative dell’esercito (Idf) durante la guerra in corso”. Le consegne sono state effettuate da cinquecento aerei da trasporto e centosette navi. Lo riferisce il ministero della Difesa. Domenica, Hezbollah ha rivendicato di aver lanciato oltre 320 razzi Katyusha contro basi e caserme militari nel nord di Israele, come rappresaglia per la morte dell’alto comandante Fouad Shukr, ucciso in un raid nella periferia sud di Beirut lo scorso 30 luglio. In una nota, il gruppo ha riferito di aver preso di mira i siti militari israeliani per agevolare il passaggio di droni carichi di esplosivo “verso altri obiettivi nel profondo” Stato ebraico.
Hezbollah ha poi dichiarato concluso l’attacco, annunciando di aver “completato con successo la prima fase” della rappresaglia. Successivamente l’esercito israeliano ha smentito che siano state colpite basi militari. Domenica, intorno alle 5 del mattino (ore 4:00 italiane) decine di caccia militari israeliani hanno lanciato un attacco preventivo contro Hezbollah nel sud del Libano, colpendo lanciatori programmati per sparare proiettili. Guerra, dunque, ma a bassa-media intensità. Analisti e fonti diplomatiche sottolineano che uno scontro più ampio non converrebbe né a Israele, il cui esercito è estesamente impegnato nell’invasione e occupazione della Striscia di Gaza, né a Hezbollah, dato che in Libano è ancora in corso una durissima crisi economica e politica che ha ridotto, secondo alcuni, il consenso di Hezbollah fra i libanesi. Una nuova guerra, insomma, potrebbe eroderlo ulteriormente.
“La situazione in Medio Oriente ha raggiunto un livello critico di pericolosità, per la regione e oltre. Sostengo l’appello del Primo ministro libanese Mikati per l’applicazione immediata della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, oltre al tanto necessario cessate il fuoco a Gaza, per evitare il rischio di una guerra in piena regola’’. Lo ha scritto domenica su X l’Alto rappresentante della politica estera della Ue Josep Borrell. «Sento il dolore di vedere ogni giorno morire tanti innocenti, a causa della guerra nella vostra regione, in Palestina e Israele, e il Libano ne paga il prezzo». Lo ha detto Papa Francesco ricevendo ieri un gruppo di cittadini libanesi che nell’agosto di quattro anni fa, persero i propri familiari nella terribile esplosione che squassò il porto di Beirut.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto «profondamente preoccupato» per l’escalation tra Israele e Hezbollah e ha chieste a entrambe le parti di cessare immediatamente le ostilità. Lo ha affermato ieri il suo portavoce Stephane Dujarric. «Queste azioni mettono a rischio sia la popolazione libanese sia quella israeliana, oltre a minacciare la sicurezza e la stabilità regionale”, ha affermato Dujarric». Intanto, secondo il nuovo bollettino diffuso dal ministero della Sanità di Hamas, i palestinesi morti a Gaza dal 7 ottobre sono 40.435, a cui si aggiungono 93.534 feriti. La grande maggioranza delle vittime sono donne e bambini. Ma i palestinesi, vivi o morti, non fanno più notizia.