Dal governo solo silenzio
Schiavitù all’italiana, la ricca Lodi come l’Alabama: 19 ore nei campi, Lollobrigida e Calderone che dicono?
L’agricoltura italiana non può funzionare in questo modo. Il carburante della macchia agricola non può essere la schiavitù. Occorre prendere atto che bisogna mettere mano al suo funzionamento
Editoriali - di Piero Sansonetti
In Alabama, in Mississippi, ma anche in Georgia e nella Carolina e in Texas e in altri stati americani del Sud gli schiavi erano trattati molto male, in genere, fino alla metà dell’ottocento. Li facevano lavorare ore ed ore, spesso sotto il sole, gli davano l’alloggio, qualcosa da mangiare e poco altro. Non si sa esattamente quante ore, di solito,dovessero lavorare. Sembra che talvolta li tenessero alla stanga anche per 12 ore, con uno o due piccoli intervalli. Poi scesero le truppe di Lincoln e abolirono la schiavitù. Anche se non è che da quel momento trionfò il diritto e sparì il razzismo.
A Lodi niente intervalli nell’orario di lavoro. Si prendeva servizio alle 6 di mattina e si restava chini nei campi fino alle 11 di sera. Sette giorni a settimana. Se invece la domenica riposavi allora le ore quotidiane salivano fino a 20 ore al giorno. Ne restano quattro per mangiare e riposare un po’. Lodi, eh. Una delle zone più ricche d’Italia. La città della bella Gigogin. Due passi da Milano capitale europea. E non parliamo dell’ottocento: sono fatti avvenuti tra il 2017 e il 2023. Se ne sono accorti gli ispettori dell’Inps, hanno avvertito la Guardia di Finanza, la Finanza ha avvertito la procura di Lodi che ha indagato. Ho pensato: quindi ci sono anche Procure che indagano sui reati . Meno male. I Pm Aurora Stasi e Giulia Aragno, su incarico del Procuratore Maurizio Romanelli (che era quello che aveva perso recentemente la corsa all’incarico di Procuratore di Milano) hanno iniziato a scavare e si sono trovati di fronte a una situazione pazzesca. Nell’azienda sotto indagine hanno verificato le posizioni irregolari di oltre mille lavoratori.
Tutti stranieri, naturalmente, in gran parte senza permesso di soggiorno. “Clandestini”, come dice Salvini. Trattati molto peggio delle bestie. Hanno scoperto le paghe da fame, gli orari da muli (no, no: peggio, peggio dei muli) oltre 500 ore al mese a fronte di un contratto (ipotetico) di lavoro che prevede 169 ore, e hanno anche scoperto il fatto che ai lavoratori veniva detratta una parte della paga a titolo di affitto dei tuguri nei quali erano messi a dormire. Le indagini andranno avanti. Ne sapremo di più. Però intanto sappiamo già abbastanza. E’ fuori di dubbio che in Italia è tornata ad esistere la schiavitù.
In questo caso non si può parlare di sfruttamento. Lo sfruttamento è quando ti pagano 1500 o 2000 euro per un lavoro di sette ore al giorno, con le ferie, i riposi e tutto, e gli imprenditori con il tuo lavoro incassano forse 5000 o 10000 euro o anche di più. Lo sfruttamento è quella condizione che realizza il plusvalore e che è un elemento essenziale della macchina capitalistica. Qui non parliamo di sfruttamento ma di vera e propria condizione schiavistica. Molto antecedente al capitalismo e al liberismo. Il ministro del lavoro ha qualcosa da dire? Il ministro dell’agricoltura ha qualcosa da dire? Vedete, a noi non interessano molto le gaffe del ministro Lollobrigida, e nemmeno le eventuali fermate che fa fare ai treni. Quisquilie.
Però è necessario che si assuma le sue responsabilità, e affronti un tema molto semplice: l’agricoltura italiana non può funzionare in questo modo. Il carburante della macchina agricola non può essere la schiavitù. Oggi in molte zone del paese è così. Non solo nel profondo sud. Stiamo adesso parlando di una situazione spaventosa realizzata nel profondo nord. Non basta aumentare un po’ le ispezioni o dire alla magistratura di occuparsi più di questi orrori che del traffico di influenze o del piccolo spaccio (certo: anche questo va fatto). Occorre prendere atto che bisogna mettere mano al funzionamento della nostra agricoltura.
E la ministra del lavoro deve prendere atto che questo – che non chiameremo più nemmeno “caporalato” – non è un fenomeno marginale ma è un problema fondamentale e strutturale del nostro mondo del lavoro. E invece? Invece silenzio. Tutti cercano di capire cosa ha fatto Arianna Meloni con la Rai, o cosa ha fatto Sallusti con le Procure, e di fronte a questo elefante in salotto – che è il lavoro schiavistico – ieri non è arrivata nemmeno una dichiarazione, un tweet, un post, una nota Ansa da parte dei rappresentati del governo. E’ colpa della Meloni se in Italia c’è la schiavitù? Anche. Perchè lei ha fatto parte di molti governi in passato. Certo però la colpa non è solo sua, è di molti altri. Non è questo il problema. Il problema è che ora al governo c’è lei. E allora è lei che deve prendere in mano la situazione e ristabilire la dignità che l’Italia ha perduto in quei campi di ortaggi di Lodi.