L'inchiesta inesistente
Arianna Meloni e la presunta indagine, come essere rovinati col sospetto di un avviso di garanzia
Ma queste strumentalizzazioni delle inchieste da una parte e dall’altra portano poi vantaggi a chi le fa? Non pare proprio.
Giustizia - di Frank Cimini
Una delle ragioni per cui Mani pulite non è finita e sembra non finire mai è la responsabilità della politica. Non c’è uno schieramento o un partito che rinunci a strumentalizzare le inchieste giudiziarie quando sotto tiro ci sono gli avversari, e questo aumenta ancora di più in modo spropositato il potere della magistratura. La novità degli ultimi giorni sulla quale vale la pena di soffermarsi – ma non più di tanto per evitare di farsi distrarre dai problemi reali del paese – è che siamo arrivati dalla strumentalizzazione al tentativo di utilizzare una inchiesta che non c’è e che al 99% non ci sarà mai.
Arianna Meloni è dirigente di un partito, il primo partito del paese. Le nomine le fanno i partiti che governano, a volte nel consociativismo con l’opposizione, per cui non si capisce perché ci dovrebbe essere una indagine giudiziaria. Quando governava Matteo Renzi, lui e suoi procedevano alle nomine, adesso invece Arianna Meloni dovrebbe spiegare le sue scelte politiche. Dopo l’articolo de il Giornale, il centrodestra si è indignato, ovviamente gridando al complotto, sempre in relazione e a una indagine di cui non c’è traccia. Ma si è indignata pure l’Associazione nazionale magistrati, dedicandosi alla sua attività preferita, “ci vogliono delegittimare”. Parliamo di una categoria che ha già dimostrato ampiamente di essere in grado di de-legittimarsi da sola con una grandissima capacità di auto-assolversi e auto-amministrarsi, come è accaduto in relazione al caso Palamara, radiato come unico responsabile di una ottantina di nomine sottobanco nel regno del traffico di influenze, che però in questo caso nessuno ha contestato formalmente. Si tratta del reato di cui secondo le fantasie dovrebbe rispondere Arianna Meloni, del reato che ai comuni mortali di solito viene contestato per molto meno di quanto accade al Csm.
Ma queste strumentalizzazioni delle inchieste da una parte e dall’altra portano poi vantaggi a chi le fa? Non pare proprio. A Bari, dove la destra aveva dato addosso al centrosinistra sul voto di scambio, altro reato evanescente al pari del traffico di influenze, hanno vinto gli avversari. Alle elezioni europee non sembra aver influito l’inchiesta di Genova sulla presunta corruzione Toti-Spinelli. E, in vista delle elezioni del 27 ottobre in Liguria, il centro-destra pare restare con un buon vantaggio, nonostante la mobilitazione di piazza contro l’allora governatore detenuto in casa. Insomma, sembra che gli elettori se ne freghino ampiamente e che chi strumentalizza la giustizia faccia un buco nell’acqua, a differenza di trent’anni fa.