Il naufragio di Roccella
Per i migranti di serie B è stato fatto il possibile?
Di quella tragedia non si conosce il numero dei corpi recuperati: se prima era difficile stimare il numero dei dispersi, ora non riusciamo neanche a sapere dove e quante siano le salme recuperate.
Cronaca - di Ammiraglio Vittorio Alessandro
Tredici curdi sono stati rimpatriati. Tra migranti morti e vivi non si fa più tanta differenza e così possiamo dire che, se i rimpatri sono tutti difficili, quest’ultimo organizzato dalla Caritas verso Iran e Iraq, ha riguardato alcune vittime del grave naufragio avvenuto al largo (molto al largo, perciò invisibile) di Roccella Jonica lo scorso 17 giugno. Di quella tragedia non si conosce il numero dei corpi recuperati: secondo qualcuno sarebbero 35, secondo altri 41, c’è chi azzarda 46, così – per la sempre maggiore equivalenza delle sorti – se prima era difficile stimare il numero dei dispersi, ora non riusciamo neanche a sapere dove e quante siano le salme recuperate.
Avvenire riporta le parole del vescovo di Locri-Gerace che ha officiato a Roccella la messa di commiato: erano migranti di serie B, ha detto, e anche il loro naufragio è stato di serie B. Per questo, forse non sapremo mai cosa sia successo in quella tragica notte: la cronaca registra soltanto alcune testimonianze dei sopravvissuti sul soccorso richiesto, sulle altre barche che non si sono fermate, sui 26 bambini scomparsi in mare. Il quotidiano riporta infine la terribile domanda del vescovo: «È stato fatto il possibile per evitare questa sciagura?». L’interrogativo è retorico: non tutto fu fatto e, alle richieste di aiuto, la risposta di quella notte fu il silenzio.