Gogna e giornali
Turetta e l’intercettazione col padre, vittima di gogna ma costretto alle scuse: “Mi vergogno, temevo si suicidasse”
Sottoposto ad una gogna pubblica senza precedenti, eppure quasi costretto a fare pubblica ammenda. È il caso di Nicola Turetta, padre di quel Filippo arrestato e in carcere per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin lo scorso novembre.
Sabato 27 luglio il settimanale ‘Giallo’ aveva diffuso i contenuti del primo colloquio avuto il 3 dicembre scorso nel carcere veronese di Montorio tra Nicola Turetta, la moglie e il figlio, il primo faccia a faccia dopo l’omicidio, la fuga all’estero e la cattura, con tanto di foto dei tre. Parole prive di qualunque rilevanza giudiziaria, finite non si sa come sul giornale in questione.
Il colloquio tra Filippo Turetta e i genitori
In quell’incontro al Montorio di Verona, spiattellato sui giornali per scatenare l’indignazione a buon mercato dell’opinione pubblica, quella sete di manette e forca tanto cara agli italiani, il padre rassicurava il reo confesso di femminicidio dicendogli, tra le altre cose: “Non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Devi farti forza, non sei l’unico. Ci sono stati parecchi altri”.
Parole che erano ovviamente un tentativo di rincuorare il figlio, sotto shock e emotivamente a rischio in carcere. “Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Non sei un terrorista. Devi farti forza”, erano state le parole del padre.
Nicola Turetta spiega le sue parole al figlio
E infatti al Corriere della Sera Nicola Turetta è costretto a spiegare l’ovvio, costretto a chiedere “comprensione” ad una opinione pubblica che in parte lo vorrebbe in cella assieme al figlio.
“Gli ho detto solo tante fesserie. Non ho mai pensato che i femminicidi fossero una cosa normale. Erano frasi senza senso. Temevo che Filippo si suicidasse. Quegli instanti per noi erano devastanti. Non sapevamo come gestirli”, racconta oggi il padre di Filippo.
Genitore che racconta poi il contesto di quel colloquio: non solo il primo dopo l’arresto, ma avvenuto dopo che in quei giorni c’erano stati tre suicidi a Montorio e “ci avevano appena riferito che anche nostro figlio era a rischio”.
Sulla vicenda familiare Turetta sperava fosse calato il silenzio e invece, come racconta al telefono al Corriera, l’ultimo polverone lo fa stare “malissimo“, “non ho dormito questa notte“. “Sono uscito di casa per non preoccupare ulteriormente mia moglie e l’altro mio figlio. Ora si trovano ad affrontare una gogna mediatica dopo quel colloquio pubblicato dai giornali – le parole di Nicola Turetta – Io ed Elisabetta avevamo appena trovato la forza di tornare al lavoro. Abbiamo un altro figlio a cui pensare, dobbiamo cercare di andare avanti in qualche modo, anche se è difficilissimo. Domani chi avrà il coraggio di affrontare gli sguardi e il giudizio dopo quei titoloni che mi dipingono come un mostro“.
E a chi lo dipinge come un mostro, Turetta risponde così: “Ero solo un padre disperato. Chiedo scusa, certe cose non si dicono nemmeno per scherzo, lo so. Ma in quegli istanti ho solo cercato di evitare che Filippo si suicidasse. Provo vergogna per quelle frasi, non le ho mai pensate”.