La strage nelle carceri
Suicidi in cella, a Roma la protesta dei penalisti contro Nordio
L’annuncio: “Denunceremo il ministro della Giustizia perché se non prende le decisioni concrete per impedire quello che accade nelle carceri, può esserne ritenuto responsabile. L’art.40 del Codice penale recita che non impedire un evento che si ha l’obbligo di impedire equivale a cagionarlo”.
Giustizia - di Angela Stella
“Fermare i suicidi in carcere – Non c’è più tempo” è il titolo della manifestazione organizzata ieri dall’Unione delle Camere Penali a Roma. Ad oggi siamo a 55 suicidi. Oltre ai penalisti italiani, sono intervenuti tanti esponenti della società civile, dell’associazionismo, non solo forense, e della politica. Per la vice presidente del Senato, la dem Anna Rossomando: “Stiamo alzando la voce di fronte a una condizione che è insostenibile. Nel mio intervento ho ribadito come il tanto sbandierato decreto carceri del governo in realtà non servirà a niente rispetto alle emergenze che ci sono in carcere oggi. Da qui la nostra determinazione a sostenere in parlamento tutta una serie di proposte per riempire un decreto vuoto e provare a far fronte davvero all’emergenza”.
Non poteva mancare Roberto Giachetti (Iv): “Purtroppo questa maggioranza, che non vuole votare la legge sulla liberazione anticipata, ha fatto slittare dal 17 al 23 luglio il dibattito sulla pdl. Scappano, sono anche un po’ codardi ma noi li rincorriamo. Siccome hanno presentato il decreto legge al Senato abbiamo trasformato la nostra pdl in un emendamento al decreto e quindi dovranno metterci la faccia lì. Vedremo cosa farà FI che fino ad ora si è distinta dal resto della maggioranza”. E poi l’annuncio: “Denunceremo il ministro della Giustizia perché se non prende le decisioni concrete per impedire quello che accade nelle carceri, può esserne ritenuto responsabile. L’art.40 del Codice penale recita che non impedire un evento che si ha l’obbligo di impedire equivale a cagionarlo”.
Dopo ha preso la parola il deputato Riccardo Magi (+Europa): “Da un lato abrogano l’abuso di ufficio e poi nel ddl sicurezza creano nuovi reati e aggravanti. Questo delirio deve finire. Spiace che a via Arenula ci sia quello che possiamo ribattezzare lo smemorato di Treviso che aveva scritto a quattro mani con Giuliano Pisapia un testo in cui nella quarta di copertina c’era scritto a grandi lettere ‘basta nuovi reati, depenalizzazione, carcere come extrema ratio’”. Intervenuto anche il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: “Avevano avuto insieme all’Ucpi ad aprile a Roma 3 un incontro con il Ministro sul tema delle carceri e poi arriva un decreto legge che non dice nulla e contraddice se stesso: se si interviene con decreto legge è perché si ritiene ci sia necessità ed urgenza. Quindi ci saremmo aspettati di trovarvi qualche misura che potesse decongestionare il carcere nell’immediato. E invece nulla. Capisco le esigenze securitarie ma dico a chi le porta avanti che non c’è migliore sicurezza della società di un carcere in cui si rispetti la sua missione costituzionale”.
Per Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino, “nel 2023, 4700 detenuti sono stati risarciti per trattamenti inumani e degradanti, hanno avuto uno sconto di pena. Succede che quelle persone continuano a rimanere in quelle condizioni: e allora se i procuratori generali leggono i giornali e difendono l’obbligatorietà dell’azione penale come mai non intervengono?”. Intervento conclusivo del Presidente dell’Ucpi, Francesco Petrelli: “la forza delle nostre idee è la difesa degli ultimi e della tutela dei principi della nostra Costituzione. Il nostro nemico più forte è quel riflesso presente in tutti noi: le reazioni istintive che ciascuno di noi dinanzi al male in genere prova. Noi siamo i portatori del superamento di quelle pulsioni istintive. Maggiore è la de-carcerizzazione e l’utilizzo delle misure alternative, minore è la recidiva. Occorre svelare al Paese queste verità, e la gente ci verrà dietro”.