Il caso a Brembio
Pier Paolo Bodini: chi è il giovane che ha perso la vita sul lavoro a Brembio nel Lodigiano
Non sappiamo se fossero state rispettate tutte le misure di sicurezza. Sappiamo che è assurdo morire a 18 anni per un incidente sul lavoro. A dire il vero è sempre assurdo morire sul lavoro.
Cronaca - di Redazione Web
Aveva diciott’anni, capite? Era poco più di un bambino. E mentre moltissimi suoi coetanei ieri mattina erano impegnati nell’esame di maturità, lui era al lavoro nei campi. A Brembio, vicino a Lodi. Si chiamava Pier Paolo Bodini, operaio. Pare che stesse riparando una macchina agricola quando un pezzo di questa macchina si è staccato, non sappiamo perché, e gli è crollato addosso uccidendolo sul colpo. È arrivata l’ambulanza, è arrivata la mamma. Non c’era più niente da fare. La mamma di Pierpaolo, tra le lacrime, ha raccontato che quel lavoro era la sua passione. Non sappiamo però se fossero state rispettate tutte le misure di sicurezza. Sappiamo che è assurdo morire a 18 anni per un incidente sul lavoro. A dire il vero è sempre assurdo morire sul lavoro.
Eppure quelli che vengono chiamati dai sindacati, con qualche ragione, “omicidi bianchi”, sono il tipo di omicidio più frequente nel nostro paese. Quasi 1000 all’anno. Tre al giorno. Il lavoro ne uccide molti, molti di più della mafia e della ‘ndrangheta. Però i giornali sono sempre pronti a dichiarare l’emergenza mafia, ma l’emergenza lavoro non la dichiarano mai. E mentre decine di migliaia di donne e di uomini (le forze dell’ordine) sono impegnati nella lotta alla criminalità comune o organizzata, sono poche centinaia le donne e gli uomini che lavorano tutti i giorni sul fronte della prevenzione e delle ispezioni nei luoghi di lavoro. Volete sapere perché? Perché se tutti rispettassero tutte le misure necessarie e tutte le leggi, soprattutto in campagna e nei cantieri edili, i costi della produzione salirebbero e i profitti scenderebbero. Perciò la cosa non interessa. Non è una emergenza. Basta qualche lacrima quando muore uno come Pierpaolo, perché era un ragazzino.