Lo "spottone" della premier

Spot elettorale della Meloni in Albania, Magi la contesta e viene aggredito

Politica - di Redazione

5 Giugno 2024 alle 15:35 - Ultimo agg. 5 Giugno 2024 alle 16:27

Condividi l'articolo

Spot elettorale della Meloni in Albania, Magi la contesta e viene aggredito

L’ultima passerella elettorale prima del voto cruciale dell’8 e 9 giugno, quello per le Europee dove è candidata capolista in tutte le circoscrizioni. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni vola in Albania dall’amico Edi Rama per osservare lo stato dei lavori nell’hotspot del porto di Shengjin, a circa 70 chilometri dalla capitale Tirana, dove grazie all’accordo stipulato tra i due Paesi verranno ospitati i migranti salvati in mare dalle navi militari italiane.

L’obiettivo della premier era quello di mettere in moto la “macchina” prima del voto, così da poter fregiarsi di fronte all’elettorato del risultato portato a termine, ma in realtà i cantieri sono ancora in alto mare.

I due hotspot albanesi in ritardo

Nella conferenza stampa tenute con Rama, la premier ha assicurato che i centri, quello di e Shengjjn e quello di Gjader, paesino nell’interno, che avrà mille posti, saranno pronti per il primo agosto. Un ritardo rispetto ai piani iniziali che la leader di Fratelli d’Italia giustifica così: “Noi qui vogliamo fare le cose per bene. Se quello che stiamo facendo funzionerà, e funzionerà, avremo inaugurato una fase completamente nuova nella gestione del problema migratorio. L’accordo potrebbe essere replicabile in altri paesi, potrebbe diventare una parte della soluzione strutturale dell’Unione europea”, ha aggiunto parlando poi di “un accordo di grande respiro europeo“.

Chi verrà “ospitato” nei centri

Per tentare di rendere più “presentabile” il progetto italo-albanese, Meloni ricorda che “non saranno portati in Albania soggetti vulnerabili, minori, donne, anziani, persone fragili”. D’altra parte lo stesso esecutivo ha allargato la lista dei Paesi cosiddetti “sicuri”, inserendo tra gli altri il Bangladesh, l’Egitto, il Camerun e confermando la Tunisia. Ciò vuol dire che i migranti provenienti da queste nazioni potranno essere sottoposti alle procedure accelerate di frontiera.

Nelle intenzioni del governo un primo “screening” su può accedere alla richiesta di protezione verrà effettuato già in alto mare, sulle navi militari, ma tecnicamente l’approdo dei migranti nei due centri resta sospeso. Pende infatti davanti alla Corte di giustizia europea un ricorso sul diritto al trattenimento dei richiedenti asilo: ricorso avviato dallo stesso esecutivo dopo che la giudice di Catania Iolanda Apostolico non aveva convalidato il fermo di tre migranti in base al decreto Piantedosi.

I problemi di costi e capienza

Ma i problemi non finiscono qui. Altro punto ridimensionato è quello della capienza. “Le due strutture devono lavorare insieme e saranno operative dal primo agosto. Noi partiamo per ora da più di mille posti, attualmente, che chiaramente arriveranno ai tremila”, ha spiegato Meloni in conferenza. Eppure il bando della prefettura di Roma si legge che i due centri potranno contenere 1.024 persone, mentre l’accordo parlava di un massimo di 3mila persone contemporaneamente.

Quindi il capitolo dei costi. Per la premier il totale della spesa sarà di 670 milioni di euro per 5 anni, 134 milioni di euro l’anno, ovvero “il 7,5 per cento delle spese connesse all’accoglienza dei migranti nel territorio nazionale. Queste risorse non sono da considerare un costo aggiuntivo. I migranti condotti qui in Albania avrebbero dovunque essere condotti in Italia, dove costano”.

Altra spesa è quella relativa al trasferimento dei migranti. Trasporto che sarà assicurato da navi governative italiane e da un traghetto privato che verrà affittato da settembre al costo di 13,5 milioni di euro, per “mancanza di navi della marina militare“, spiega Meloni. Nei giorni scorsi infatti il ministero dell’Interno ha infatti pubblicato la manifestazione di interesse per il noleggio per tre mesi di una imbarcazione destinata a tale uso.

L’attacco di Meloni alla stampa italiana

La conferenza è anche occasione per Meloni di attaccare la stampa italiana, rea di aver raccontato delle infiltrazioni della criminalità organizzata locale nella gestione dei migranti.

Un caloroso benvenuto a tutti, specialmente ai giornalisti italiani – dice infatti la premier inaugurando la conferenza – lasciatemi esprimere il mio sollievo di vedervi tutti qui sani e salvi in quest’area che secondo un giornale italiano è il cuore della malavita albanese dove agiscono clan legati al traffico di esseri umani. Vogliono buttare fango contro l’accordo, devono vergognarsi. Il diritto di opporsi lo hanno trasformato in abuso del quarto potere

Le critiche di Elly Schlein

Su diritti e costi punta, per contrastare la propaganda della premier, la segretaria Pd Elly Schlein. La leader Dem sottolinea che il patto siglato con l’Albania “è un enorme spreco di denaro per un progetto che calpesta i diritti delle persone, allunga le sofferenze di chi viene salvato in mare scaricando persone come barili e pacchi sul territorio albanese”. Un patto che per Schlein si trasforma in un “cinico accordo”, mentre il viaggio a Shengjjn è “uno spottone elettorale che costa 800 milioni che potevamo spendere per la sanità pubblica”.

L’aggressione a Riccardo Magi

Momenti di altissima tensione durante la visita della premier all’hotspot. Il deputato di +Europa Riccardo Magi, presente all’incontro, aveva mostrato un cartello con la scritta “No alla Guantanamo italiana“. Magi ha denunciato di esser stato aggredito da alcune guardie del corpo della sicurezza albanese mentre metteva in atto la sua protesta.

Davanti alla scena, Meloni è scesa dall’auto invitando in inglese gli agenti a lasciarlo: “Please leave him”, ha intimato la premier. Magi a quel punto le ha ricordato che “se accade questo a un parlamentare italiano potete immaginare cosa accadrà ai poveri cristi che verranno portati qui. Si vergogni“, le sue parole.

Meloni ha replicato così: “Non volete più Europa? Abbiamo portato qui una legislazione italiana ed europea. Si vergogni lei”. “Io la capisco Magi e le sono solidale – ha quindi aggiunto la premier prima di risalire in auto e lasciare il porto – Ho fatto un sacco di campagne elettorali in cui non sapevo se avrei superato la soglia di sbarramento. Le sono totalmente solidale“.

Meloni è scesa dalla macchina per evitare un enorme danno di immagine che avrebbe avuto. Ha detto, lasciatelo stare perché è un parlamentare. Ma il problema non è il fatto che io sono un parlamentare ma che se chi manifesta in modo non violento, facendo resistenza passiva, viene trattato così siamo su una brutta china“, ha aggiunto invece Magi, intervistato da una troupe giornalistica di La7 presente sul posto e che ha ripreso lo scontro tra Magi e Meloni. Il parlamentare di +Europa ha anche mostrato in Tv la sua camicia strappata e macchiata di sangue. “Le parole della Meloni, ‘anche io sono stata al 3% e capisco cosa si fa per campagna elettorale’, sono vergognose. A me questo non interessa, ho fatto queste cose e continuerò e farle a prescindere dalla soglia di sbarramento. La vergogna è che un miliardo va allo spot elettorale della Meloni che è candidata e che al mattino mette il cappello da presidente del Consiglio e la sera quello da candidata”.

di: Redazione - 5 Giugno 2024

Condividi l'articolo