Ammesso il ricorso

Perché la legge elettorale italiana potrebbe non essere regolare: la Cedu deve decidere

L’impossibilità del voto disgiunto tra maggioritario e proporzionale e la legge cambiata tre volte in tre anni, i punti chiave del ricorso dell’ex segretario dei radicali Staderini. La Corte di Strasburgo ha chiesto chiarimenti al nostro paese, il governo dovrà rispondere entro il 29 luglio

Politica - di David Romoli

18 Maggio 2024 alle 10:00 - Ultimo agg. 18 Maggio 2024 alle 14:53

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Perché la legge elettorale italiana potrebbe non essere regolare: la Cedu deve decidere

Di qui a qualche mese la Corte europea per i diritti dell’uomo potrebbe dichiarare inficiate le elezioni del 2022. La Cedu ha ammesso nel febbraio scorso, ma lo si è saputo solo ieri, il ricorso presentato nel gennaio del 2023 dall’ex segretario dei Radicali italiani Mario Staderini sulla regolarità del sistema elettorale con il quale si sono svolte le ultime elezioni politiche.

La Cedu ha posto alcuni interrogativi al governo che ha tempo sino al 29 luglio per presentare le risposte, di fatto l’arringa in difesa della regolarità delle elezioni. Poi la Corte deciderà se accogliere il ricorso, per ora giudicato solo ammissibile come ci tiene a precisare palazzo Chigi.

“Si sta lavorando per rispondere e noi ovviamente riteniamo il ricorso infondato”, aggiunge il sottosegretario Mantovano. I radicali denunciavano due elementi chiave della Rosatellum: l’impossibilità del voto disgiunto tra maggioritario e proporzionale e la norma per cui i voti solo nel maggioritario vengono ripartiti tra le liste che sostengono quel candidato in modo proporzionale.

Ma c’è un elemento di confusione in più. I radicali avevano deciso di rivolgersi alla Cedu dopo aver avanzato lo stesso ricorso di fronte alla giunta del Senato, la quale però si era da un lato detta non in grado di rispondere ma dall’altro aveva rifiutato di portare la questione di fronte alla Corte costituzionale, cosa che non può essere fatta dal privato cittadino.

I radicali insomma si sono trovati nell’impossibilità di rivolgersi a un’istituzione italiana per dirimere la questione e per questo si sono rivolti alla Corte per i diritti europea. Inoltre il ricorso segnala l’anomalia di una legge elettorale cambiata tre volte nei tre anni precedenti il voto, l’ultima delle quali appena tre mesi prima delle elezioni.

Sono proprio questi tre i punti critici sui quali la Cedu aspetta ora un chiarimento da parte del governo. Vuole sapere se l’instabilità del sistema elettorale possa “aver minato la fiducia e il rispetto dei ricorrenti nell’esistenza di garanzie di libere elezioni”.

Ma la domanda centrale è la seconda, cioè se l’impossibilità di esprimere il voto disgiunto violi “il diritto di esprimersi liberamente sulla scelta del corpo legislativo in libere elezioni.” Infine la Corte vuole sapere se esiste un diritto effettivo dei cittadini di avanzare ricorso di fronte a istituzioni nazionali, come non sembrerebbe data la condizione kafkiana in cui si sono trovati i radicali dopo il pronunciamento della Giunta del Senato.

Se la Corte accetterà il ricorso le conseguenze saranno incisive anche se non deflagranti come potrebbe sembrare a prima vista. Le elezioni non sarebbero infatti comunque invalidate. Ma certo Camere elette con una legge elettorale considerata dalla massima istituzione europea in merito lesiva dei diritti e della libertà di voto ci prederebbero parecchio in legittimità.

Ma soprattutto la sentenza avrebbe un riflesso immediato sulla prossima legge elettorale. Intanto imporrebbe di vararla e al momento non è affatto certo che sarà così. In caso di vittoria del premierato nel referendum modificare la legge sarà inevitabile. Ma se invece il premierato sarà sconfitto la tentazione di lasciare tutto com’è sarà fortissima.

La nuova legge, inoltre, dovrebbe tenere conto dei rilievi europei e questo potrebbe incidere anche sulla dinamica del premierato così come lo immagina il testo del governo nella versione attuale. Ma già costringere le forze politiche a varare, possibilmente concordandola, una vera legge elettorale, per quanto assurdo sembri, sarebbe oggi un risultato quasi storico.

Il Rosatellum messo sotto processo dalla Cedu come anche le due leggi precedenti, infatti, non è una vera e propria legge elettorale ma quel che di un progetto di legge elettorale resta dopo l’intervento della Corte costituzionale.

Per essere chiari l’Italia è in vacanza di una vera legge elettorale omogenea da 2006, anno di nascita del Porcellum che venne definito così dal suo ideatore, il leghista Calderoli, proprio in seguito alle modifiche chieste in quel caso dall’allora capo dello Stato Ciampi:A questo punto la mia legge è una porcata”.

Altrettanto dicasi delle leggi successive, anche se in quei casi a tagliare e malricucire è stata la Consulta e non il Colle. Dopo una ventina d’anni dotarsi di una legge elettorale propriamente detta sarebbe comunque un passo avanti.

18 Maggio 2024

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