Aveva 61 anni
Steve Albini: chi era il chitarrista e produttore mito di Nirvana e Pixies, morto per un infarto
Ha contribuito con le sue intuizioni e il suo metodo di lavoro a definire i generi del grunge e del post-punk. Con i Big Black ha pubblicato un singolo intitolato "Il duce", dedicato a Mussolini
News - di Redazione Web
Steve Albini ha prodotto band e artisti ormai di culto come Nirvana, Pixies, Fugazi, Low, Mogway, PJ Harvey, Godspeed You! Black Emperor. Lo hanno etichettato come produttore grunge, post-punk e noise. È stato anche altro. Anche chitarrista dei Shellac. È morto a 61 anni, stroncato da un infarto, il produttore e artista diventato nel corso degli anni una figura di culto nel rock alternativo americano. Albini aveva contribuito con il suo lavoro e le sue intuizioni a definire il suono del grunge e del post-punk. È diventato grazie al suo lavoro e alla sua personalità una figura riconosciuta anche oltre gli addetti ai lavori, non sempre un fatto scontato per i produttori, di fatto padrino dell’indie-rock.
Il disco più famoso che ha prodotto resta forse In Utero, l’album del 1993 dei Nirvana. Kurt Cobain, chitarrista e voce frontman della band, non era rimasto soddisfatto del suono di Nevermind, l’album precedente che aveva resto il gruppo famoso in tutto il mondo. Albini era noto per riuscire a restituire sul disco il suono che gli artisti avevano dal vivo, preferiva registrare il gruppo mentre suonava insieme più che separando ogni componente. Si definiva spesso “ingegnere del suono”. Ha prodotto anche album di progetti italiani come Uzeda e Zu.
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Chi era Steve Albini
A partire dall’inizio degli anni ’90 il suo lavoro ha definito carriere e generi. Ha prodotto album come Surfer Rosa dei Pixies, Pod delle Breeders, Rid of Me di PJ Harvey, Tweez degli Slint, Destroy Before Reading dei Jesus Lizard. Ha lavorato anche con Joanna Newson, i Mogwai, la Jon Spencer Blues Explosion, gli Helmet, i Sunn O))), Ty Segall, Jimmy Page e Robert Plant, Jarvis Cocker.
“Niente mi stimola – diceva in un’intervista per una serie di video intitolati Show Us Your Junk! su Youtube – Faccio questo ogni giorno da oltre trent’anni, è solo lavoro. Certo, è un lavoro molto gratificante, amo quello che faccio, interagisco con le persone più interessanti del mondo, permetto loro di realizzare le loro più sfrenate ambizioni artistiche, cosa che è estremamente soddisfacente per me, però ecco, non sono in estasi quando faccio il mio lavoro … perché, appunto, è un lavoro”.
“Il Duce” di Steve Albini
Da chitarrista aveva suonato con i Big Black e i Rapeman. Con i Big Black, nel 1985, pubblico un singolo intitolato Il Duce. “I am Benito and I like my job, They gave me this house and gave me this car, they gave me the cities and streets when they gave me this job”. Non una celebrazione quanto più una provocazione portata all’estremo del ridicolo, un tratto distintivo della band. Un disegno stilizzato di Mussolini compariva sulla cover del singolo. Con il trio noise rock Shellac ha inciso sei dischi, il più famoso pubblicato nel 1994, At Action Park. L’uscita del nuovo album, To all trains, era stata prevista per il 17 maggio. La band non pubblicava un disco da dieci anni.
Era nato a Pasadena, in California, da famiglia di origini italiane. Cresciuto in Montana, si era trasferito a Chicago. Qui aveva fondato il suo studio di registrazione, Electrical Audio, famoso per avere ancora prezzi accessibili, molto bassi, nonostante la fama mondiale. Era un ammiratore dell’etnomusicologo Alan Lomax. Approcciava ogni lavoro, ogni album, con l’intenzione di tirare fuori le aspirazioni e le capacità creative degli artisti. Altra caratteristica: non pretendeva alcuna royalty per i dischi che produceva. Albini non aveva risparmiato negli ultimi anni critiche all’industria discografica.