Parigi cerca l'alleanza

Macron tenta la Meloni, Salvini mette il muso

L’Eliseo elogia Meloni (“Ha un approccio europeo”) e attacca la Lega. La replica di Matteo: “Mai soldati a morire nel nome del presidente francese”

Politica - di David Romoli - 5 Maggio 2024

CONDIVIDI

Macron tenta la Meloni, Salvini mette il muso

Macron, il presidente più bellicoso e bellicista che ci sia in Europa promuove Giorgia Meloni, “Oggi ha un approccio europeo”, e boccia Salvini, senza citarlo direttamente ma segnalando alla premier italiana che “il modo migliore per costruire insieme è avere il minor numero possibile di nazionalisti”.

Due anni fa i toni del gruppo di Macron, quando parlava della leader di FdI, erano ben altri e i rapporti tra l’Eliseo e Chigi, subito dopo l’incoronazione di Giorgia, avevano raggiunto il minimo storico, tanto da far temere per molti mesi la crisi diplomatica.

In mezzo c’è il Patto su Immigrazione e Asilo, sostenuto da Italia, Francia e Germania più numerosi altri pur se detestato dai sovranisti veri, Orbàn in testa. Ma soprattutto c’è una linea non comune ma neppure antitetica sul nodo che resta il più aggrovigliato e pericoloso di tutti: la guerra in Ucraina.

Il presidente francese ha dato i suoi voti nella stessa intervista all’Economist in cui ha ribadito che se la Russia sfondasse e gli Ucraini lo chiedessero non si dovrebbe escludere l’invio di truppe francesi, ma in realtà intende europee.

Non è e non può essere la linea di Roma. Quello è uno dei pochi passi proibiti, costerebbe la crisi di governo. Non a caso la risposta durissima è arrivata proprio da Salvini: “Mai un soldato italiano a morire nel nome di Macron. Io la penso così”.

In realtà l’intervento diretto lo boccerebbe anche il terzetto di punta della politica estera, la premier, il ministro degli Esteri Tajani e quello della Difesa Crosetto. Ma senza arrivare alle intemperanze del presidente francese “moderato”, l’indirizzo di palazzo Chigi è davvero quello di proseguire e rafforzare il sostegno a Kiev nonostante sia oggi infinitamente meno popolare di due anni fa.

Nel nono pacchetto di aiuti per Kiev, imminente, dovrebbe esserci una batteria Samp-T. Trattasi del sistema di difesa congiunto franco-italiano, messo a punto lavorando freneticamente e non è un invio come gli altri.

Una batteria Samp-T è preziosa e costosa, da sola vale 700 milioni di euro. L’Italia ne possiede 5 ma due sono bloccate dalle esigenze di difesa nazionale e un altro deve restare di riserva. Ne restano due, uno in Kuwait, che il governo non intende spostare e l’ultimo in Slovacchia: quello che il governo intenderebbe inviare all’Ucraina che lo richiede a gran voce.

Secondo il ministro della Difesa del Regno unito Shapps, inoltre, l’Italia, nonostante le dichiarazioni ufficiali opposte, avrebbe già inviato a Kiev i missili Storm Shadow, che sono armi offensive e non solo difensive.

Impossibile saperlo con certezza perché il tipo di materiale che Roma fornisce a Kiev è secretato. In ogni caso è chiaro che l’impostazione della premier italiana è più vicina a quella del presidente francese che non alle forze pacifiste che, se si guardasse solo alla campagna elettorale, sembrerebbero dilaganti.

I 5S la parola “Pace” la hanno trasformata, furbescamente, nel loro simbolo elettorale. Michele Santoro ne ha fatto il nome del suo raggruppamento che minaccia però soprattutto Avs, che è pacifista, cioè contraria all’invio delle armi, da sempre.

La Lega è a dir poco molto scettica e almeno su questo fronte il partito del Nord e quello di Salvini, rappresentato dal generale Vannacci che è a sua volta “pacifista”, la pensano allo stesso modo.

Il Pd ha sempre votato e continuerà a votare l’invio delle armi ma civetta e strizza l’occhio ai pacifisti riempiendo le liste elettorali di nomi che con le scelte concrete del Nazareno dovrebbero trovarsi agli antipodi.

Persino Calenda insorge di persona di fronte all’azzardo sconsiderato di Macron. La premier, pur attenta come è sempre stata a vellicare gli umori popolari, non partecipa alla festa del pacifismo di facciata.

Pubblicamente non arretra di un passo, nonostante a Chigi siano perfettamente consapevoli dell’indispensabilità di una situazione diplomatica. Per la premier, in effetti, il rischio di perdere qualche voto in nome della fine dell’invio delle armi o dell’antieuropeismo è un prezzo accettabile in cambio di una piena legittimazione europea, siglata dal ruolo centrale che spera di poter giocare, dopo le elezioni, nella partita della nuova Commissione europea.

È possibile che il complimento di Macron fosse davvero, come alcuni ritengono, un dono avvelenato, fatto apposta per indebolire la premier italiana agli occhi dell’elettorato più antieuropeista. Ma a lei, in prospettiva, sono senza dubbio piaciute comunque.

5 Maggio 2024

Condividi l'articolo