Botta e risposta alla Camera
Sebastiano Ardita choc: “La legge Giachetti è un messaggio ai detenuti”
Botta e risposta in commissione Giustizia alla Camera tra il procuratore aggiunto di Catania e il deputato di Iv. “Norme che avvantaggiano i potenti”. “Questo lo dice lei” la replica. Melillo apre alla proposta “ma non per i delitti di mafia e terrorismo”
Giustizia - di Angela Stella
“Un messaggio per i detenuti”: è così che ieri Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto di Catania, ex membro del Csm, ha definito, durante la sua audizione in Commissione giustizia della Camera, la proposta di legge Giachetti (Iv), pensata insieme alla radicale Rita Bernardini, sulla liberazione anticipata speciale.
Cosa avrà voluto dire il magistrato? Glielo ha domandato proprio il parlamentare: “Le vorrei chiedere che tipo di messaggi?”. Ardita ha risposto alquanto imbarazzato: “ovviamente non mi riferivo a messaggi mafiosi. Diciamo che la popolazione detenuta è molto attenta a quello che accade nel mondo pubblico e quindi una iniziativa del genere significa lanciare un messaggio di difesa di quelle che sono le ragioni corporative”.
“Magari in vista delle elezioni lei pensa?” lo ha incalzato Giachetti. “No, a me queste derive non piacciono. Mi scuso se ho dato l’impressione di aver utilizzato un termine che avesse un significato diverso. Purtroppo i messaggi mafiosi nella storia del mondo pubblico sono stati lanciati nel passato. Non è che bisogna stracciarsi le vesti. In questo caso non l’ho detto perché non ho gli elementi per dirlo. Tuttavia la storia dei rapporti tra il mondo pubblico e quello dei detenuti è fatta anche di messaggi di questo genere, di rassicurazione, quindi non sono cose campate per aria. Volevo dire che se si lavora per migliorare le condizioni dei detenuti occorrerebbe guardare a quelle che sono le condizioni di fondo della vita di tutti i detenuti, perché queste norme finiscono per avvantaggiare i potenti che stanno in carcere”.
Giachetti: “Questo lo dice lei”. E Ardita: “Me ne assumo la responsabilità”. Durante la sua audizione, a cui è stato chiamato dal M5S, Ardita aveva dichiarato: “la liberazione anticipata speciale verrebbe applicata fin dal 1° gennaio del 2016, e questo comporta che chi è stato sei anni in carcere avrebbe un anno di abbuono, quindi questo provvedimento è un indulto, neppure mascherato, che si applica a chi ha una lunga permanenza in carcere: più lunga è la permanenza, maggiormente rilevante è l’applicazione della norma”.
Diversa e più moderata e ragionata la posizione del Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo che sembrerebbe essere a favore della proposta, con alcune eccezioni: “la prolungata e grave emergenza carceraria determinata dalle condizioni di sovraffollamento degli istituti penitenziari è sotto gli occhi di tutti: dunque non sorprende che il Parlamento possa assumere la responsabilità politica di aumentare in via ordinaria la durata della riduzione di pena”, tuttavia, ha proseguito il magistrato, “da quel medesimo presupposto del sovraffollamento carcerario cui si collega l’ispirazione umanitaria del disegno di legge discendono obblighi di coerenza sistematica”.
Ad esempio “un aumento dell’entità ordinaria del beneficio considerato non sembra aver ragione di riguardare i detenuti per delitti di mafia e terrorismo: nei circuiti dell’alta sicurezza non vi è alcun problema di sovraffollamento né di compressione per altra via della dignità del detenuto”.
Tanto è vero che dopo la Torreggiani la nuova norma “escluse i delitti di criminalità organizzata e di terrorismo dall’ambito delle misure adottate all’epoca per rafforzare l’effetto premiale della liberazione anticipata. Ed è una esclusione che la Cassazione ha considerato assolutamente coerente con i principi costituzionali”.
A favore della proposta il professor Glauco Giostra. Fatta la seguente premessa “Che la situazione carceraria sia drammatica, non è più seriamente contestabile. Che sia responsabilità soltanto dell’attuale Governo sarebbe affermazione ingenerosa. Che la recente produzione di reati à la carte sia riuscita, però, nel non facile risultato di peggiorare una situazione già al collasso, è evidente” il processual-penalista ha detto: “In questa situazione la proposta dell’onorevole Giachetti, come rimedio tampone, appare quella più convincente anche se non risolutiva. Riesce a coniugare l’idea di un de-affollamento, di un de-congestionamento con quella di mantenere la pena con la funzione che la Costituzione le assegna. È tra le pochissime proposte serie in circolazione, sarebbe bene rimuovere quindi le criticità sotto il profilo tecnico in modo da non pregiudicarne la funzionalità”.