Il concerto
Ode a Cosmo: solo ovazioni per i live senza telefonini, una festa vera che non sarà l’ultima
Un concerto visto, sentito, ascoltato, ballato dall’inizio alla fine in prima persona e non attraverso lo schermo di chi stava appena più avanti. Non succedeva da secoli. Alla fine sempre un'ovazione
Spettacoli - di Antonio Lamorte
Qualcuno restava basito, qualcun altro che si chiedeva “ma davvero?”, “ma che scherziamo?”, qualcuno che qualcosa sapeva e che si faceva una risata. Tutti quanti hanno ringraziato Cosmo nella miglior maniera possibile: a ballare, a cantare per due ore piene. All’ingresso della Casa della Musica a Napoli un paio di ragazzi che chiedevano a chi entrava di porgere gli smartphone. Applicavano sulla fotocamera un bollino adesivo bianco con un cavallo disegnato sopra: a tappare la fotocamera. Lo aveva detto il cantante elettronico, l’autore disco Marco Jacopo Bianchi in arte Cosmo, frontman Antipop che per il suo ultimo tour ha pensato a una festa che fosse libera, piena nell’esperienza musicale della condivisione della musica e non in quella social.
Come aveva anticipato in un’intervista a Rolling Stone. “Magari mettere i bollini sulle telecamere dei cellulari. Senza stare lì a sorvegliare ovviamente, ma intanto potrebbe scoraggiare l’utilizzo dei telefoni. Quest’anno per fortuna a volte in tour c’erano pochissimi telefoni e un’energia pazzesca. Ti parlavo di blocchi energetici, ecco quello è un blocco energetico. I ragazzi e le ragazze non si accorgono che bloccano quel punto di energia perché per usare il telefono, magari per fare un video, spesso devi stare fermo. In quel momento il tuo corpo sta perdendo la connessione e quello crea intorno a te un punto intorno dove due o tre persone sentono un’energia inferiore”.
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Il risultato: un concerto visto, sentito, ascoltato, ballato dall’inizio alla fine in prima persona e non attraverso lo schermo di chi stava appena più avanti. Non succedeva da secoli, presumibilmente da quando hanno inventato gli smartphone con le fotocamere. Succede anche e perfino a quei concerti fatti apposta per ballare. Che spreco. E invece questa misura, non tassativa e non sanzionatoria, ha funzionato. Bastava poco. E certo che qualcuno, chi più chi meno, qualche video lo ha girato, qualche storia l’ha condivisa, ma soprattutto si è ballato.
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Si partiva dall’ultimo album, Sulle ali del cavallo bianco – il cavallo del bollino naturalmente. Quando ho incontrato te spaccava il live. Freschissima Talponia. Le cose più rare il momento più profondo con L’abbraccio. Il live restava sospeso in un’euforia elettronica con Sei la mia città, E se, Mango. L’ultima festa si confermava uno dei pezzi più riusciti e contagiosi della musica italiana degli ultimi anni, costruita a partire da Born Slippy e The rhythm of the night. Alla fine è un’ovazione per Cosmo e per tutto il gruppo: sta andando così a ogni live.
“Il divieto a utilizzare i telefoni per fare foto e video sta creando una connessione speciale tra tutti i partecipanti agli show – ha scritto in un post la casa discografica 42records – Speriamo che questo esperimento stia piacendo a voi quanto sta piacendo a noi. E che la ‘memoria del corpo’ per una volta rubi lo spazio alla memoria digitale”. È clamoroso come tutto questo abbia assunto il sapore dell’experience. Dovremo chiederci davvero onestamente, prima o poi, tutti questi contenuti che condividiamo quanto ci avvicinano o quanto ci trasmettono. Quanta attenzione sprechiamo, quanta ne chiediamo. Forse meglio parlare, stare in silenzio, ascoltare: meglio ballare.