L'ex capo dei Casalesi
Francesco ‘Sandokan’ Schiavone: com’è la vita in carcere dell’ex boss oggi pentito
Da quando è stato arrestato, il neo collaboratore di giustizia, è stato sempre detenuto al regime del 41bis: prima ad Opera a Milano ed oggi nel penitenziario di l'Aquila
Giustizia - di Andrea Aversa
Oltre 20 anni trascorsi al 41bis. Da quando è stato arrestato nel 1998, fino ad oggi, Francesco ‘Sandokan’ Schiavone è stato sempre detenuto con il regime del carcere duro. Quello di massima sicurezza riservato, di solito, ai capi clan. Almeno fino a che non decidono di pentirsi. E così, dopo la condanna all’ergastolo ricevuta nel 2010 alla fine del processo Spartacus, l’ormai ex boss dei Casalesi ha scelto di collaborare con la giustizia. Una decisione che ha scatenato la gioia degli inquirenti e dell’opinione pubblica ‘antimafia’. Ci si augura, soprattutto per le famiglie delle vittime causate dal sodalizio criminale di Casal di Principe, che Schiavone possa rivelare tanti di quegli aspetti ancora avvolti nel mistero.
Chi è Francesco ‘Sandokan’ Schiavone
Omicidi irrisolti, i legami con la politica e l’imprenditoria, il disastro della Terra dei fuochi e il tesoro del clan. Sono questi i punti principali sui quali batteranno i magistrati. Antonello Ardituro, pm della Direzione Nazionale Antimafia, il capo della Procura Nazionale Antimafia, Giovanni Melillo e il capo Procuratore di Napoli Nicola Gratteri, hanno già avuto modo di parlare con Schiavone. Sia per verificare la sua volontà di collaborare con lo Stato, sia per valutare il peso delle sue rivelazioni. Sono previsti, tra l’ex boss e gli inquirenti, colloqui e interrogatori settimanali. Al momento Sandokan è detenuto in una cella singola videosorvegliata, presso il carcere di l’Aquila, dopo una lunga permanenza presso il penitenziario di Opera a Milano.
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Perché l’ex boss dei Casalesi si è pentito
Non è noto il motivo preciso per il quale Schiavone abbia deciso di pentirsi. Le ragioni potrebbero essere diverse. Quelle di ‘convenienza’, ad esempio per accedere ad un regime detentivo più leggero per poi pensare – in futuro – addirittura di poter uscire di prigione. Quelle relativa alla famiglia e quindi alla sicurezza dei propri congiunti, la moglie e i sette figli che potrebbero accedere al programma di protezione. La moglie, Giuseppina Nappa con le figlie Angelica e Chiara, pare abbiano già dato la disponibilità a parlare con le istituzioni ed avrebbero avuto accesso al programma. I figli Nicola e Walter sono detenuti e pentiti già da qualche anno. Carmine anche è detenuto, mentre Ivanhoe – già noto alle forze dell’ordine – avrebbe rifiutato di collaborare decidendo di restare a vivere a Casal di Principe.
Chi sono la moglie e i figli di Francesco ‘Sandokan’ Schiavone
Poi ci sono i motivi personali: Sandokan è malato, nel 2018 gli è stato diagnosticato un tumore. E non è escluso che dando per scontata la fine del proprio sodalizio e di conseguenza del proprio potere, Schiavone abbia deciso di inviare un messaggio sia agli affiliati che ai rivali. Il clan dei Casalesi è nato negli anni ’80 con Antonio Bardellino. L’organizzazione criminale era affiliata alla Nuova Famiglia impegnata nella guerra di camorra, poi vinta, contro la NCO di Raffaele Cutolo. Schiavone, dopo la morte (che risulta ad oggi ancora un giallo irrisolto) di Bardellino, prese le redini del clan. Con lui alla guida, il gruppo si è avvicinato a Cosa Nostra ed ha sviluppato un’efficace attività imprenditoriale, radicata con la politica locale e basata su di un controllo capillare del territorio. Alla base ci sono sempre stati due elementi: la ferocia e la violenza.