La battaglia contro l'Islam
Scuola di Pioltello, i membri del governo Meloni classici italiani dalla doppia morale: cattolici, ma con distinguo
I membri del governo che se la prendono con la scuola del Pioltello sono i classici italiani dalla doppia morale: cattolici sì, ma con distinguo
Editoriali - di Filippo La Porta
Siamo sicuri di tenerci, alle nostre conclamate radici e alla nostra gelosa identità? Guardiamo alla cronaca recente.
L’apprezzamento del presidente Mattarella nei confronti della scuola Iqbal Masih di Pioltello (quasi la metà degli studenti di religione islamica), in particolare verso la ragionevole decisione di chiudere il 10 aprile, giorno della fine del Ramadan, è stato ignorato da Salvini, che ha continuato a interpretare quella chiusura come “pessimo segnale”.
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Ora, vorrei chiedere agli esponenti del centro-destra che parlano enfaticamente di attacco alle nostre radici e alla nostra identità: ma voi la Quaresima, momento fondamentale dell’anno liturgico e culmine delle festività cristiane, la state rispettando?
Può darsi di sì, non mi permetto di dubitarne, ma lasciatemi dire che non si vede in alcun modo. Il Ramadan – ci piaccia o meno l’islam – è un evento pubblico, ben visibile (la sua fine coincide con una festa: mi è capitato di assistervi a Rabat in Marocco), che scandisce la vita collettiva nei paesi mussulmani. Da noi, invece, la Quaresima, che comincia il Mercoledì delle Ceneri, è un fatto quasi clandestino, relegato nella sfera privata. Nessuno se ne accorge.
Non ha alcun peso né incide sui nostri stili di vita. Non ammorbidisce in alcun modo le relazioni tra noi. Possibile? A me sembra un aspetto decisivo della questione. Da un lato c’è una religione che costituisce una esperienza condivisa, concreta della comunità, dall’altro una religione che viene agitata solo in modo propagandistico e che non dà alcuna forma all’esistenza delle persone in società fortemente secolarizzate come la nostra.
Intendiamoci: personalmente non auspico alcun integralismo né una cristianizzazione forzosa della società, però se si identificano le “nostre radici” – oggi percepite da molti in pericolo – con il cristianesimo, beh questa cosa dovrà pure avere delle conseguenze sul proprio modo di vivere.
La Quaresima è, proprio come il Ramadan, un percorso di purificazione e conversione, segnato da tre pratiche: digiuno, preghiera e carità. Il digiuno, che richiama quello di Gesù nel deserto, significa l’astinenza dal cibo (in particolare dalla carne), ma riguarda altre forme di privazione, ai fini di un ideale più sobrio di vita (i vescovi lo allargano fino all’astensione dal cellulare!).
Una tecnica di meditazione – per dare più consistenza a tutto ciò che solitamente non lo ha – , un esercizio di empatia: nelle parole di papa Francesco costituisce “un’importante occasione di crescita che ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario” e “ci fa più attenti a Dio e al prossimo”.
Vi siete per caso accorti, negli ultimi quaranta giorni, di una astensione dal cellulare che abbia anche solo sfiorato i nostri connazionali? Possibile che da noi il cristianesimo – che pure contiene un messaggio radicale, a tratti eversivo nei confronti di tutti i nostri idoli sociali – venga sistematicamente annacquato, depotenziato nella famigerata doppia morale degli italiani!
Possibile che il dettato evangelico non vada mai preso alla lettera e che anzi ogni buon cattolico sia pronto a spiegarci che il suo è un caso diverso (la ahinoi celebre casuistica, in cui qualsiasi “valore” è destinato a fluttuare, ad adattarsi illimitatamente)!
Soffermiamoci sulla Pasqua imminente e proviamo a fare una riflessione che riguardi tutti, anche i non credenti (come peraltro sono io). Il grande teologo tedesco (ma nato in Italia) Romano Guardini ha osservato che la vita eterna non viene solo dopo la morte, né coincide con qualcosa di incessante.
Piuttosto “è già presente”. Che vuol dire? Vuol dire che quella di Cristo è una escatologia tutta del presente, del qui ed ora: il Regno di Dio non concerne un futuro distante, inverificabile, ma esiste già, dentro e fuori di noi.
Basta solo saperlo vedere; e attuare con i nostri comportamenti. Wislawa Szymborska ci ricorda che “Non c’è vita / che almeno per un attimo / non sia stata immortale” (“Sulla morte, senza esagerare”).
L’eternità non è tanto un tempo che non finisce mai quanto pienezza di vita (plenitudo vitae, secondo Agostino Boezio), sospensione del divenire e adesione all’attimo presente. Una adesione che ciascuno può esperire – anche chi è privo della fede – se si “risveglia” a questa consapevolezza.
La Quaresima non è altro che la condizione che permette tale risveglio. Non si pretendono penitenze anacronistiche o esercizi ascetici spinti fino al fanatismo. Però se ci stanno davvero a cuore le nostre radici – fino a farne insensatamente una bandiera, un’arma da brandire contro gli altri- allora dimostriamolo, anche attraverso piccoli esempi e segni tangibili.