Le parole del ministro

Tajani e la scuola che non fa favori ai musulmani…

Varrebbe la pena di ricordare che lo studente di una scuola italiana non è “il musulmano”, come non è “l’ebreo” o “il negro” o “lo zingaro”: è una persona, con i diritti garantiti alle persone dalla Costituzione repubblicana. Diritti il cui riconoscimento non costituisce “un favore”.

Politica - di Iuri Maria Prado

24 Marzo 2024 alle 10:30

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Tajani e la scuola che non fa favori ai musulmani…

Prendiamo le parole di un moderatone certificato, le parole del ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, non quelle di un leghista che agita il rosario chiedendo di ributtare in mare gli islamici in nome di Gesù Cristo: “Non credo”, ha detto Tajani, “che il musulmano rispetti la scuola italiana se la scuola italiana cambia le sue regole per fare un favore a lui”.

Non so se è chiaro: “il musulmano”. E la scuola italiana che “gli fa un favore” se viene cambiato il calendario delle feste di un istituto in cui un allievo su due, mannaggia, non è di ceppo italico.
Forse varrebbe la pena di ricordare che lo studente di una scuola italiana non è “il musulmano”, come non è “l’ebreo” o “il negro” o “lo zingaro”: è una persona, con i diritti garantiti alle persone dalla Costituzione repubblicana. Diritti il cui riconoscimento non costituisce “un favore”.

Questa inopinata perla del “musulmano” cui non bisogna “fare favori”, prodotta dai lombi apparentemente più paciosi e cedevoli dell’orgoglio italiano, denuncia e istituzionalizza un andazzo di intolleranza razzial-confessionalista che definire preoccupante è poco.

A questi, ai “musulmani”, si rimprovera di profanare i luoghi della cristianità perché usurpano un oratorio con la compiacenza di un parroco che evidentemente mira alla sostituzione etnico-religiosa. Ma, se chiedono di poter avere una moschea, apriti cielo: vogliono islamizzare l’Italia. Il guaio è che l’Italia non si islamizza di meno se li teniamo a pregare nelle cantine tra i topi e gli scarafaggi, anzi c’è caso che in questo modo li si induca a un risentimento che non ci sarebbe se potessero praticare i loro culti in luoghi appropriati.

Al “musulmano”, come lo chiama Tajani, non si deve rinfacciare nessun “favore”; non gli si deve chiedere di piegare la schiena davanti alla preponderanza, peraltro ormai precaria, di un’Italia evangelizzata. Gli si deve chiedere di rispettare la legge uguale per tutti.

È in questo modo che lo Stato laico e democratico deve porsi nei confronti del “musulmano”: con le regole della legge uguale per tutti, non agitandogli in faccia il crocifisso o l’intangibilità del calendario per la messa. E la legge uguale per tutti è quella della Costituzione secondo cui tutte le confessioni religiose sono libere davanti alla legge.

La legge uguale per tutti è quella della Costituzione secondo cui le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. L’ordinamento giuridico: non le radici cristiane.

L’ordinamento giuridico: non i precetti del fondamentalismo cattolico. L’ordinamento giuridico: non lo spadone della crociata anti-musulmana perché “dio lo vuole”. Così c’è la possibilità di averne cittadini rispettosi della legge e degli altri: anziché la probabilità di trasformarli in reietti imbufaliti contro gli infedeli.

24 Marzo 2024

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