La decisione in controtendenza

L’Oregon torna indietro: ri-criminalizzato il possesso di droghe

Poco importa che la maggioranza dello stato sia democratica, Kotek ha vinto le elezioni col 73% dei voti, i legislatori, lungi dall’affrontare la complessità delle riforme, hanno scelto la solita strada semplice della criminalizzazione.

Esteri - di Marco Perduca, Leonardo Fiorentini - 20 Marzo 2024

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L’Oregon torna indietro: ri-criminalizzato il possesso di droghe

A inizio marzo il Parlamento dello stato dell’Oregon ha adottato un disegno di legge che ri-criminalizza il possesso di piccole quantità di droghe annullando una parte fondamentale della riforma approvata per referendum nel 2020.

La legge aspetta solo la firma della Governatrice Tina Kotek (democratica) che a gennaio aveva già manifestato la sua simpatia per l’iniziativa. Le nuove norme rendono il possesso di piccole quantità di eroina o metanfetamine un reato punibile fino a sei mesi di reclusione permettendo alla polizia di confiscare le sostanze e di reprimere l’uso che se ne fa in pubblico. Come alternativa alle sanzioni penali viene offerto un trattamento farmacologico.

“Con questo disegno di legge stiamo raddoppiando il nostro impegno per garantire che gli abitanti dell’Oregon abbiano accesso alle cure di cui hanno bisogno”, ha affermato il leader della maggioranza democratica al Senato Kate Lieber, uno degli autori del nuovo testo, aggiungendo che la sua approvazione sarà “’inizio di un cambiamento reale e trasformativo per il nostro sistema giudiziario”.

Fin qui la cronaca, poi c’è la sostanza. Secondo le associazioni che avevano lavorato per l’adozione della radicale riforma anti-proibizionista, la decriminalizzazione del consumo ha infatti ridotto i danni della criminalizzazione limitando gli arresti, i precedenti penali e le barriere al lavoro e all’alloggio per chi fa uso personale e che spesso appartiene e gruppi svantaggiati.

Le norme adottate poco più di tre anni fa erano state finanziate con oltre 300 milioni di dollari investiti per espandere i servizi per le dipendenze con conseguente aumento esponenziale del numero di clienti che ne hanno beneficiato.

Semmai è stata la politica a non impegnarsi per il successo della riforma per poi costruire – basandosi sulle immagini dei consumatori in strada e sulle parole dei poliziotti che “non possono fare niente” – una narrazione mistificatrice per farsi vedere pronta a risolvere una situazione fuori controllo. Giusto in tempo per la campagna elettorale nazionale.

Appena giurato nel gennaio del 2023, la Governatrice Kotek aveva dichiarato lo stato di emergenza legato all’incredibile numero di senza tetto in Oregon, dove continua – come in tutti gli USA – l’epidemia di overdose da oppiacei.

Per la società civile non ci sono prove per cui la depenalizzazione, peraltro in pochi mesi di applicazione, abbia aumentato i senzatetto, le overdose o i tassi di criminalità. La vera causa sarebbe piuttosto il cronico sottofinanziamento di alloggi popolari, servizi per le dipendenze e assistenza sanitaria.

Un cambiamento di approccio così radicale avrebbe avuto bisogno di tempo per dimostrare il proprio eventuale fallimento. Non sarà certo la criminalizzazione a risolvere i problemi perché non va alla radice del perché le persone sono in strada.

Le carceri dell’Oregon torneranno a essere discariche sociali. Non è un caso che tra i più attivi lobbisti di queste nuove norme ci sia l’ex capo delle prigioni dell’Oregon: le guardie carcerarie e le loro famiglie votano, le persone che usano droghe no.

Poco importa che la maggioranza dello stato sia democratica, Kotek ha vinto le elezioni col 73% dei voti, i legislatori, lungi dall’affrontare la complessità delle riforme, hanno scelto la solita strada semplice della criminalizzazione.

Dall’approccio socio-sanitario si torna a quello law&order e non importa se le persone che hanno bisogno di cure più difficilmente si rivolgeranno ai servizi per paura di essere arrestate. Certo ci saranno percorsi in comunità o di sostegno per la dipendenza in alternativa al carcere, ma questi non saranno frutto di autonoma scelta delle persone ma per necessità, e, ome dimostrano decine di studi, meno efficaci. Infine non tutti potranno accedervi perché la possibilità di queste alternative al carcere è lasciata alle contee.

I giudici dell’Oregon hanno già avvertito che i tribunali non saranno in grado di gestire il carico di casi che deriverà da questo ritorno al passato. E’ poi probabile che le persone arrestate si vedranno respinte in tribunale le accuse per assenza di un avvocato, tornando così in strada senza alcun collegamento a servizi o cure.

Il contrario di quanto auspicato con la re-criminalizzazione. Numerose organizzazioni che rappresentano comunità di colore hanno ripetutamente tentato di dialogare, senza successo, con i leader statali su come questo passo indietro avrebbe danneggiato le comunità nere e latine a causa della profilazione etnica da parte della polizia.

La decisione in Oregon è in controtendenza rispetto alle decine di stati che hanno legalizzato la cannabis o riformato le loro politiche sulle droghe; anche se sono ancora pochissimi quelli che hanno decriminalizzato l’uso personale di tutte le sostanze in linea con gli auspici dell’ONU, la tendenza è quella. In campagna elettorale i fatti vengono sistematicamente sacrificati sull’altare della propaganda, per questo occorre farli circolare quanto più possibile.

di: Marco Perduca, Leonardo Fiorentini - 20 Marzo 2024

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