Il termine
Cosa vuol dire pezzotto e perché si chiama così
Una parola che deriva dal dialetto napoletano ma che indica anche un tappeto prodotto al Nord
Curiosità - di Andrea Aversa
Si parla da anni del pezzotto. Ma cosa vuol dire pezzotto e perché si chiama così? Il termine è spesso utilizzato, nel linguaggio comune, per indicare la modalità ‘pirata‘ e quindi illegale, di guardare lo sport e soprattutto il calcio in streaming. Il pezzotto è l’intero sistema truffaldino. Delle persone tramite internet e alcuni decoder, alla modica cifra di 10 euro al mese, consentono al ‘cliente’ di poter guardare tutto: anche le più famose piattaforme online. Spesso vengono anche fatti degli aggiornamenti tecnici per consentire una visione continua e costante.
Cosa vuol dire pezzotto e perché si chiama così
Il termine pezzotto ha origine nel dialetto napoletano. La parola fa parte di uno slang che sta ad indicare qualcosa di falsificato. Spesso il riferimento era per i cd contraffatti ma in realtà la vera origine del termine pezzotto, quanto meno relativo al suo utilizzo, era riferito agli scooter app’zzottati, quindi a quei ciclomotori con motori e / o telai modificati. In italiano la parola pezzotto, indica – invece – un tappeto tessuto con stracci, tipico della Valtellina. Insomma, da Nord a Sud la stessa parola con significato differente.
L’origine della parola pezzotto
Intanto, sono state annunciate multe e sanzioni per chi usufruisce del calcio in streaming in modalità ‘pirata’. “Il modo migliore per combattere la pirateria è contrastare le associazioni criminali ma anche quelle legali che fanno business rubando proprietà intellettuali. Purtroppo una tappa necessaria, anche se probabilmente impopolare, sarà quella di multare gli utenti di pezzotto, gli utenti delle applicazioni facilmente scaricabili dagli store Android ed Apple ma anche dai portali Amazon, gli utenti dei tanti siti facilmente raggiungibili dai motori di ricerca (che ancora non collaborano come dovrebbero)“.
A chi arrivano le multe pezzotto: cosa rischia l’utente comune
Lo ha detto su Linkedin il commissario Agcom, Massimiliano Capitanio, spiegando che “a breve arriveranno sanzioni da 150 a 5000 euro. Forse non è ancora chiaro – prosegue – che, a breve, arriveranno sanzioni da 150 a 5000 euro, e questo, come per tutte le multe, è un passaggio che si vorrebbe evitare ma che si è reso necessario, anche perché chi fa business illegalmente sta facendo credere agli ignari utenti che non succederà nulla. Nel frattempo anche la Spagna si muove nella stessa direzione. Un fronte comune in Europa non può che far bene“.
Piracy Shield: la piattaforma anti pezzotto
Ma come funziona Piracy Shield, la piattaforma anti pezzotto? Il primo ‘filtro’ è posto dall’Agicom, l’autorità garante per la comunicazione. L’ente autorizza specifici provider (come Sky e Dazn) e ne autorizza i portali. A quel punto è condiviso un indirizzo di accesso, ospitato su cloud e targato Microsoft Azure, grazie al quale la connessione sarà protetta mediante una Virtual private network (Vpn). Il lavoro di ‘oscuramento’ dei siti illegali è frutto di un lavoro di squadra dei vari tecnici impiegati: quelli dell’Agicom e quelli dei provider ufficiali. In pratica i Sky e Dazn di turno raccoglieranno i dati dei flussi illegali e li segnaleranno sulla piattaforma Piracy Shield. Ovviamente sono fondamentali le tempistiche e la velocità delle verifiche per evitare che nel frattempo l’utente possa guardare l’evento a pagamento tramite un portale streaming illegale. Una volta oscurato il sito web, sarà l’Agicom a eventualmente denunciare i responsabili alla Procura.