L'esecuzione fallita
Usa: a 73 anni è sfuggito alla condanna a morte, dopo 50 anni di galera
L’esecuzione di Thomas Creech è fallita. Ci riproveranno? Probabilmente sì: il governatore, repubblicano, ha scommesso sulla vittoria di Trump
Esteri - di Valerio Fioravanti
Negli Stati Uniti in una settimana sono successi due fatti particolari, ma non rari. Hanno cercato di giustiziare un uomo detenuto da 50 anni, e non ci sono riusciti. E hanno prosciolto, e scarcerato, un uomo che era rimasto 30 anni nel braccio della morte.
Due errori, evidentemente. Gli errori sono cose importanti, o meglio, è importante quando degli errori si riesce a parlare apertamente. Dagli errori, dall’emersione degli errori, si capiscono molte cose.
Thomas Creech oggi ha 73 anni, ed è bianco. Arrestato a 23 anni, e sottoposto a “interrogatorio chimico” (siero della verità, ossia Pentothal, all’epoca negli Usa si poteva), aveva confessato circa 50 omicidi, che in gran parte non vennero presi sul serio in quanto “troppo simili a sceneggiature di film”.
Non venne condannato a morte fino a quando, nel 1981, riempiendo un calzino con delle batterie, ha picchiato a morte il compagno di cella. Gli omicidi in carcere negli Stati Uniti portano automaticamente a una condanna a morte, perché vuol dire che proprio non ne vuoi sapere di calmarti.
Sta di fatto che sono passati 50 anni. Uno vorrebbe dire: che senso ha uccidere un uomo dopo 50 anni di carcere? Addirittura il direttore del penitenziario, Josh Tewalt, si è lasciato intervistare, e insieme a un agente di custodia hanno spiegato che l’uomo è cambiato, da molto tempo si comporta più che bene, aiuta gli altri detenuti, scrive poesie.
“Non voglio disconoscere ciò che ha fatto”, ha detto Tewalt. “Allo stesso tempo, non si può nemmeno ignorare l’effetto che avrà sulle persone che hanno stabilito un rapporto con lui. Giovedì Tom non sarà lì. Sapere che non tornerà in quel reparto… Sarebbe davvero difficile non provare una qualche emozione al riguardo”.
Tre giorni dopo questa dichiarazione, il 28 febbraio, Tewalt, chiamato a dirigere l’esecuzione di Creech, ha ordinato che la procedura di iniezione letale venisse sospesa.
Da 58 minuti tre agenti “volontari” con un’approssimativa formazione da paramedici stavano cercando di inserire gli aghi per i farmaci velenosi, e non ci riuscivano. In passato, in altri Stati, i direttori hanno accettato anche due ore di tentativi. Tewalt si è fermato prima.
Cosa succederà ora? Dal 1977 a oggi, secondo uno studio della Università del Colorado, sono state 61 le esecuzioni “problematiche”, ma già diverse volte la Corte Suprema ha stabilito che un tentativo abortito non pregiudica il diritto dello Stato di perseguire una seconda esecuzione.
Alcuni Stati hanno compiuto una seconda esecuzione, l’ultima in ordine di tempo è avvenuta a gennaio in Alabama, contro Kenneth Smith.
Altri governatori hanno avuto un atteggiamento diverso: non hanno preso decisioni formali, ma si sono limitati (e non è poco) a non emettere nuovi mandati di esecuzione, aspettando che i detenuti morissero di morte naturale.
Cosa succederà in Idaho? Nessuno tocchi Caino “sospetta” che se un governatore decide di giustiziare un uomo che ha già scontato 50 anni, sta pensando alle elezioni.
Brad Little è del Partito Repubblicano, e si sta portando avanti con il lavoro pensando che Trump a novembre vincerà le Presidenziali, e Trump, si sa, nel giro di pochi mesi fece compiere ben 13 esecuzioni. NtC teme quindi che, senza nemmeno aspettare troppo tempo, l’esecuzione di Creech verrà ripetuta.
Il secondo fatto è avvenuto a Philadelphia. Un uomo di colore, Daniel Gwynn, 54 anni, è stato scagionato e rilasciato il 28 febbraio dopo aver trascorso 30 anni nel braccio della morte. Era accusato di un incendio che aveva causato la morte di una donna.
Gwynn è stato prosciolto su richiesta del procuratore distrettuale Larry Krasner, bianco, 62 anni, associato al Partito Democratico, che di sé stesso dice di essere “un pubblico ministero progressista”.
Krasner ha disposto che venissero riesaminati 41 casi che lui ha considerato “sospetti”, in cui i suoi predecessori potrebbero aver “nascosto” elementi favorevoli alla difesa.
Ha già ottenuto altri proscioglimenti, ma quello di Gwynn è il primo caso di un condannato a morte. Dice giustamente il procuratore Krasner: “Quando arrestiamo, perseguiamo e condanniamo ingiustamente gli innocenti, i colpevoli rimangono liberi, e sono incoraggiati a fare più male”.
Sia i governatori che i procuratori sono “cariche politiche”, e come abbiamo visto, alcuni esercitano la giustizia in una direzione, altri nella direzione opposta. Sembra una stravaganza americana. Ma forse no: esistono davvero sistemi giudiziari in cui le condanne non siano “anche politiche”?