Parla il Pontefice
Papa Francesco, appello sulla guerra in Ucraina: “Kiev abbia coraggio di alzare bandiera bianca e negoziare”
Esteri - di Redazione
Parole nette, che faranno certamente discutere. Papa Francesco torna a parlare di Ucraina, conflitto in cui il Vaticano si è speso inviando il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, a Kiev e Mosca per tentare di raggiungere la pace.
In una intervista al programma Cliché, magazine culturale della Radiotelevisione svizzera, che andrà in onda il 20 marzo e che viene anticipato oggi dall’Ansa, il pontefice argentino parla espressamente di “coraggio della bandiera bianca” riferendosi a Kiev,
Papa Francesco e la “bandiera bianca” dell’Ucraina
Nel suo colloquio con Lorenzo Buccella, Francesco dice: “È più chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. Oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà?”.
Bergoglio chiede dunque un negoziato e di “cercare qualche paese che faccia da mediatore”. Nella guerra in Ucraina, ce ne sono tanti. La Turchia, si è offerta. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore”, le parole del Papa argentino.
Alla domanda se lui stesso si sia proposto per negoziare negli attuali conflitti, il Papa risponde: “Io sono qui, punto. Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele, per riflettere su questa situazione. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto….”.
Papa Francesco contro le armi
Nell’intervista concessa alla Radiotelevisione svizzera il pontefice quindi ribadisce la sua filosofia sulle origini delle guerre, ovvero che “dietro c’è sempre l’industria delle armi”.
“È un peccato collettivo questo – le parole Francesco -. Mi diceva l’economo, un mese fa, mi dava il rendiconto di come stavano le cose in Vaticano, sempre in deficit, lei sa dove oggi ci sono gli investimenti che danno più reddito? La fabbrica delle armi. Tu guadagni per uccidere. Più reddito: la fabbrica delle armi”.
La guerra come “pazzia”
Altrettanto netto il giudizio sulla guerra, “una pazzia” secondo il Papa. Sferzanti le parole poi sui cosiddetti “interventi umanitari”, termine dietro il quale si nascondono spesso conflitti veri e propri che causano morti e distruzione. alle volte sono umanitari, ma sono per coprire anche un senso di colpa. E non è facile”.
E alla domanda su come rispondano i potenti della terra quando chiede loro la pace, Bergoglio afferma: “C’è chi dice, è vero ma dobbiamo difenderci… E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difenderci no, distruggere. Come finisce una guerra? Con morti, distruzioni, bambini senza genitori. Sempre c’è qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra… Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l’industria delle armi, e questo significa soldi”.
A Gaza guerra di “due irresponsabili”
Nell’intervista alla Radiotelevisione svizzera Francesco parla anche dell’altro grande conflitto in corso, quello in Medio Oriente tra Israele e Hamas, dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre scorso dei milioni islamici e la reazione brutale di Tel Aviv, che ad oggi ha causato 30mila morti nella Striscia di Gaza.
Il pontefice racconta che “tutti i giorni alle sette del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza. Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono: è una guerra. E la guerra la fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra. Poi non c’è solo la guerra militare, c’è la ‘guerra-guerrigliera’, diciamo così, di Hamas, un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa”.
Alla domanda se però non si debba perdere la speranza di provare a mediare, risponde: “Guardiamo la storia, le guerre che abbiamo vissuto, tutte finiscono con l’accordo”.
La precisazione della Santa Sede: “Mai chiesto resa”
Le parole del pontefice, subito rimbalzate su tutti i principali quotidiani, italiani e non, hanno spinto poi il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, a fare alcune precisazioni.
“Il Papa usa il termine bandiera bianca, e risponde riprendendo l’immagine proposta dall’intervistatore, per indicare con essa la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato. Altrove nell’intervista, parlando di un’altra situazione di conflitto, ma riferendosi a ogni situazione di guerra, il Papa ha affermato chiaramente: il negoziato non è mai una resa”.
Nella nota della Santa Sede si legge ancora che l’auspicio del Papa “resta quello sempre ripetuto in questi anni, e ripetuto recentemente in occasione del secondo anniversario del conflitto: mentre rinnovo il mio vivissimo affetto al martoriato popolo ucraino e prego per tutti, in particolare per le numerosissime vittime innocenti, supplico che si ritrovi quel po’ di umanità che permetta di creare le condizioni di una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura”.