L'eroina
Camilla Diurno: chi è la studentessa che si è incatenata per protesta davanti alla Prefettura di Pisa
L'iniziativa della giovane dopo le manganellate ricevute dai ragazzi che manifestavano contro la guerra e per il popolo palestinese: alla fine è stata ricevuta dal Prefetto. Intanto, ieri, è stata diramata una nota del Viminale dopo un incontro avuto con i sindacati: "La Procura farà i suoi accertamenti, nessuna repressione: gli agenti hanno impedito ai manifestanti di raggiungere luoghi sensibili"
Cronaca - di Redazione Web
“Mi sono incatenata per chiedere un incontro col prefetto, che ha la necessità di incontrare chi in piazza venerdì c’era, cioè gli studenti che da mesi stanno scendendo in piazza, per la Palestina che resiste, contro il genocidio che Israele sta portando avanti, contro una tendenza alla guerra che il nostro Governo con la complicità delle false opposizioni sta portando avanti, dall’invio di armi ai continui rinnovi di accordo anche della nostra università con la filiera bellica tutta e Israele in primis“. Lo ha detto la studentessa Camilla Diurno, del Collettivo Cambiare Rotta. La ragazza nel pomeriggio si è incatenata davanti alla prefettura di Pisa. Intanto, in merito alle manganellate date ai giovani manifestanti da alcuni esponenti delle forze dell’ordine, il governo ha diramato una nota, affermando che:
Chi è Camilla Diurno
“Se ci sono state pecche nella gestione dell’ordine pubblico a Pisa, si tratta di casi isolati e sarà comunque la Procura ad accertarle, mentre anche il Dipartimento della pubblica sicurezza valuta. Ma non c’è alcuna stretta sulla libertà di manifestare, la strategia non è cambiata. E le parole di Sergio Mattarella sono da condividere non solo quando critica le manganellate ai ragazzi, ma anche quando mette in guardia da ‘insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, effigi bruciate o vilipese’“. Dopo gli attacchi dell’opposizione e l’avvertimento del presidente della Repubblica, l’esecutivo respinge gli addebiti, fa quadrato attorno alle forze di polizia verso le quali c’è “la massima fiducia” e attacca chi distorce e strumentalizza i fatti per “finalità di natura politico-elettorale“.
Studenti manganellati a Pisa
La posizione è stata riferita dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ai segretari di Cgil, Cisl e Uil in un incontro al Viminale e poi nel pomeriggio nel corso di un’informativa in Consiglio dei ministri. Erano stati i sindacati a chiedere un confronto al titolare del Viminale dopo le cariche a Pisa e Firenze ai cortei pro-Palestina. Piantedosi, con accanto il capo della Polizia, Vittorio Pisani, ha esposto la sua ricostruzione davanti ai segretari di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Pierluigi Bombardieri e Daniela Fumarola. A Pisa, dove dieci minorenni sono finiti all’ospedale, è in corso un’indagine della magistratura che, ha sottolineato, “farà piena luce su quello che è accaduto anche grazie a una completa documentazione messa subito a disposizione, completa di materiale videofotografico realizzato dalla Digos durante la manifestazione, prassi consolidata che garantisce sempre la massima trasparenza degli operatori“.
La protesta per la Palestina
Ha quindi evidenziato come sia a Pisa che a Firenze gli incidenti siano avvenuti perchè i manifestanti “hanno tentato di superare lo sbarramento delle forze di polizia a tutela di obiettivi sensibili“. A Pisa, poi, gli organizzatori si sono sottratti ai tentativi di mediazione della Digos ed hanno provato a “forzare il blocco delle Forze di polizia e venendo volutamente a contatto con i reparti mobili“. Anche il Dipartimento di Polizia di Stato sta esaminando il materiale girato “per verificare in maniera approfondita quanto è accaduto“, ma ha specificato, “è ancora prematuro dire cosa è successo“, gli agenti “hanno il diritto a non subire processi sommari“. Più in generale, “non è mai intervenuto alcun cambio di strategia in senso più restrittivo della gestione dell’ordine pubblico“, ha puntualizzato Piantedosi, ricordando che negli scorsi anni sono avvenuti “incidenti ancor più gravi“.
La nota del Ministro Piantedosi
E sono i dati, ha affermato, a smentire “in maniera inequivocabile una presunta contrazione della libertà di manifestazione in Italia“: nel 2023 si sono svolte 11.219 le manifestazioni, con 969.970 operatori di polizia impegnati. Quest’anno le iniziative di piazza sono state 2.538, solo l’1,5% con criticità o turbative di ordine pubblico, con 150.388 operatori impegnati. C’è stato quindi l’invito alla collaborazione degli stessi manifestanti, sia nel preavviso delle manifestazioni che durante lo svolgimento: devono “rispettare le prescrizioni“, evitando “comportamenti provocatori o violenti“. Uscendo dal Viminale, Landini ha preso atto delle parole di Piantedosi ed ha attaccato la premier Giorgia Meloni: “siccome la vedo sempre molto attenta su tutto, è chiaro che questo silenzio di per sé ha parlato finora“, ha osservato.
Le dichiarazioni dei sindacalisti
Al ministro, ha informato da parte sua Bombardieri, “abbiamo chiesto di identificare chi ha sbagliato. La responsabilità è degli ultimi poliziotti che hanno inseguito i ragazzi con le mani alzate o c’è stato un comando?“. Sulla stessa linea Fumarola: “abbiamo chiesto che si faccia luce e il ministro ci ha garantito che ci sono già procedimenti in atto per individuare le responsabilità”. E sugli scontri è intervenuto anche il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, “Credo – ha detto – che tutti siamo chiamati ad essere ragionevoli” e “quindi se ci sono, lo dico in generale, delle proteste, si può manifestare nei modi giusti“.