Il rischio estradizione
Perché Julian Assange rischia una condanna a 175 anni di carcere per le rivelazioni di Wikileaks
L’America vuole l’estradizione per fargli scontare 175 anni di carcere. L’Australia chiede il rilascio. È accusato di avere pubblicato segreti sugli orrori commessi dagli Usa in Iraq e Afghanistan
Esteri - di Angela Nocioni
Rischia l’estradizione negli Stati uniti Julian Assange, il fondatore di Wikileaks che rese pubblici documenti segreti della Casa Bianca e per questo è finito perseguitato da Washington. Ieri è iniziata l’udienza preliminare.
Due magistrati dell’Alta Corte di Giustizia di Inghilterra e Galles ascolteranno le ragioni del diritto di Assange di presentare un ricorso contro la decisione finale della sua consegna, autorizzata dalla Corte Suprema nel 2022 e confermata nel giugno dello stesso anno dall’allora ministro dell’Interno britannico Priti Patel. La decisione dei giudici potrebbe essere annunciata alla fine della sessione di oggi.
Se i magistrati Jeremy Johnson e Victoria Sharp decidessero di dare il via libera all’estradizione, al giornalista australiano non rimarrebbero altre vie giudiziarie nel Regno Unito per salvarsi. C’è sempre la possibilità per i suoi avvocati di ricorrere alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, ma il tempo è pochissimo.
Anche se il tribunale europeo emettesse un ordine di sospensione immediata – lo stesso con cui ha bloccato il decollo del primo aereo con immigrati da deportare in Ruanda – il governo britannico potrebbe non considerarsi obbligato ad eseguirlo. Assange ha vissuto sette anni rinchiuso nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e altri cinque nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, sempre a Londra, dove sta ancora oggi.
“Ha 52 anni, ed è in trattamento con farmaci. Nell’ottobre 2021 ha subito un lieve infarto. Da allora ha avuto moltissimi problemi di salute, dopo cinque anni detenuto in una cella di due metri di larghezza per tre di lunghezza. È isolato”, ha spiegato sua moglie Stella Assange in un incontro con i corrispondenti esteri organizzato a Londra dall’Associazione della stampa straniera, a cui hanno partecipato anche rappresentanti di Wikileaks e dell’organizzazione Reporter senza frontiere. “Se resta in cella, morirà” ha detto.
“La sentenza può stabilire un precedente con gravi e oscure implicazioni per la libertà di stampa in tutto il mondo. Non possiamo sottovalutare l’effetto che avrebbe il fatto che un cittadino australiano che ha pubblicato in Europa finisca per essere mandato in prigione negli Stati Uniti”, spiega Kristinn Hrafnsson, attuale direttore di Wikileaks. “Suppone che nessun giornalista sarà protetto in futuro”, ha detto.
Nel marzo 2022, la Corte Suprema britannica ha dato il via libera all’estradizione. Gli avvocati di Assange avevano sostenuto che il potenziale rischio di suicidio in una prigione statunitense era molto alto, ma non sono riusciti a convincere i magistrati dell’alta corte.
Quella sentenza ha messo fine a un processo giudiziario iniziato il 21 gennaio 2021, quando il giudice Vanessa Baraitser, di primo grado, ha negato la consegna di Assange ritenendo che presentasse un rischio di suicidio e che le condizioni penitenziarie negli Stati Uniti potessero esacerbarlo.
Gli avvocati di Assange hanno fatto appello alla conferma dell’estradizione del governo britannico. Ciò che viene deciso oggi è, semplicemente, se Assange possa ottenere o no un’ultima possibilità per dar battaglia davanti a un tribunale rivendicando le ragioni per cui non dovrebbe essere estradato.
Se i magistrati non accoglieranno le sue richieste, si accorceranno i tempi della sua consegna. C’è sempre la possibilità che il nuovo ministro dell’Interno britannico James Cleverly o lo stesso primo ministro Rishi Sunak decidano di frenare l’estradizione.
E c’è un precedente importante: l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha già commutato la sentenza del soldato Chelsea Manning, la principale fonte dei documenti segreti di sicurezza degli Stati Uniti trapelati da Wikileaks. Quei files svelavano gravi episodi di guerra sporca in Iraq o in Afghanistan e sono stati pubblicati in molti giornali del mondo. Manning ha scontato sette anni di prigione.
L’attuale governo australiano e il suo Parlamento hanno chiesto il rilascio di Assange. La Camera legislativa ha approvato una risoluzione la settimana scorsa, con il voto contrario dell’opposizione conservatrice. Il primo ministro Anthony Albanese ha appoggiato la petizione con il suo voto, e ha comunicato a Washington il desiderio del suo governo che la richiesta di estradizione sia abbandonata e che Assange sia permesso di tornare nel suo paese.