La morte dell'oppositore

Perché la vedova di Navalny accusa Putin di aver avvelenato il marito con il novichok

L’accusa della moglie di Navalny è stata diffusa in un messaggio video intitolato “Continuerò il lavoro di Alexei Navalny” nel quale lei si propone di diventare la guida della opposizione a Putin.

Esteri - di Angela Nocioni

20 Febbraio 2024 alle 13:30

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Perché la vedova di Navalny accusa Putin di aver avvelenato il marito con il novichok

Yulia Navalnaya, la vedova dell’oppositore russo Alexei Navalny, ha accusato da Bruxelles le autorità russe di aver nascosto il cadavere del marito “nell’attesa che svaniscano le tracce dell’ennesimo Novichok di Putin”.

Tre anni fa, quando l’oppositore del presidente russo – allora in grande ascesa – risultò essere stato avvelenato, gli esiti delle analisi tossicologiche fatte a Berlino confermarono la presenza nel suo corpo del Novichok, una neurotossina letale messa a punto in Unione Sovietica negli anni Ottanta e già usata durante il regime di Putin contro l’ex spia russa Sergei Skripal e contro sua figlia Yulia a Salisbury, in Inghilterra, il 4 marzo del 2018.

L’accusa della moglie di Navalny è stata diffusa in un messaggio video intitolato “Continuerò il lavoro di Alexei Navalny” nel quale lei si propone di diventare la guida della opposizione a Putin.
Navalny, 47 anni, è stato trovato morto venerdì scorso mentre era detenuto in condizioni terrificanti in una prigione siberiana.

La versione diffusa dal servizio penitenziario è che sarebbe rimasto incosciente e poi morto improvvisamente al rientro da una passeggiata nella colonia penitenziaria Lobo Polar, nella regione di Yamal-Nenets, nell’Artico, dove stava scontando una condanna a 30 anni. Era ancora il principale oppositore di Putin, con molto sostegno anche nella destra russa, anche da detenuto con condanne per frode in processi farsa.

La sua morte è arrivata a ridosso delle elezioni presidenziali russe che si terranno fra il 15 e il 17 marzo. Alle quali non potrà partecipare Boris Nadezhdin, il politico che era riuscito a coagulare varie forze di opposizione tra cui i sostenitori di Alexei Navalny.

E nemmeno Yekaterina Duntsova, la giornalista che ha fatto della contrarietà alla invasione dell’Ucraina la sua bandiera politica e la cui candidatura è stata annullata per supposti errori formali a dicembre.

Nel video diffuso ieri Yulia Navalnaya dice: “Voglio vivere in una Russia libera, voglio costruire una Russia libera, ti esorto a stare al mio fianco e ti chiedo di condividere la rabbia con me”.
Il Cremlino ha negato il suo coinvolgimento nella morte di Alexei Navalny, le cui condizioni di detenzioni erano tali da costituire da sole una causa di morte.

“Le ragioni del decesso le stabiliranno i medici” ha detto laconicamente il portavoce di Putin venerdì dopo la diffusione della notizia. Ieri Mosca ha minacciato “una forte risposta contro le potenze straniere che cercheranno di intromettersi nelle elezioni”.

20 Febbraio 2024

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