La polemica
Calendario Esercito 2024, il titolo riabilita il Ventennio fascista: celebra l’Italia prima e dopo l’8 settembre 1943
Politica - di Redazione
Un calendario 2024 dell’Esercito italiano che “si pone nel solco del tentativo di riabilitazione del Ventennio e dell’amnesia sulle responsabilità, tutte italiane, del fascismo”. È l’accusa, pesantissima, che arriva dal vicecapogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra alla Camera Marco Grimaldi all’interno di una interrogazione al ministro della Difesa Guido Crosetto.
L’armistizio dell’8 settembre 1943
Un problema che nasce dal nome scelto per la nuova edizione del calendario, ovvero “Per l’Italia sempre… prima e dopo l’8 settembre 1943”. Una data a dir poco sensibile per la destra: quel giorno venne reso pubblico, tramite un proclama del maresciallo Pietro Badoglio, diventato primo ministro il 25 luglio in seguito alla deposizione di Mussolini, la firma dell’armistizio di Cassibile, la località siciliana dove venne firmato il 3 settembre.
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L’accordo prevedeva che l’Italia si arrendesse incondizionatamente alle Nazioni Unite e abbandonasse l’alleanza con la Germania di Hitler. Quella firma fu di fatto anche l’inizio della feroce occupazione tedesca del nostro Paese con la complicità di Benito Mussolini e dei “repubblichini” di Salò, oltre che della Resistenza che porterà alla rinascita democratica del Paese.
Il calendario dell’Esercito che riabilita il Ventennio
L’operazione messa in piedi dall’Esercito per il calendario di quest’anno, sottolinea Grimaldi, appare come un “evidente e arbitrario” tentativo di “normalizzare il periodo storico della dittatura fascista”.
“E non si può non dire che venti di revisionismo soffiano attorno alle più alte cariche dello Stato e si riverberano a ogni livello. È un fatto che il calendario sia sponsorizzato in tutta Italia dalla Sottosegretaria Isabella Rauti, figlia di Pino Rauti”, storico leader del neofascismo italiano, segretario nazionale dell’MSI e più volte inquisito in relazione alle stragi di estrema destra che hanno segnato nel periodo 1960-70 l’Italia, da piazza Fontana a piazza della Loggia.
Un titolo che per Grimaldi “si pone nel solco del tentativo di riabilitazione del Ventennio e dell’amnesia sulle responsabilità, tutte italiane, del fascismo”
L’interrogazione a Crosetto
Nell’interrogazione depositata il deputato di AVS chiede a Crosetto “se non intenda, per quanto di competenza, adoperarsi affinché venga modificato il titolo e la descrizione del calendario rimuovendo qualsiasi riferimento teso a sminuire il periodo della dittatura fascista e vengano ritirate le copie del calendario disponibili in commercio“.
Anche perché al suo interno “scorrendo i nomi degli Ufficiali, Sottufficiali e Soldati insigniti della Medaglia d’Oro al Valor Militare riportati nel calendario, si tratta nella maggior parte dei casi di figure che si sono distinte nella lotta di Liberazione e in gran parte aderenti alla Resistenza ma compare anche il nome di Giuseppe Izzo, che nel settembre 1938 partì volontario per la guerra di Spagna a fianco dei franchisti”.
L’Anpi chiede il ritiro
Preoccupazione condivisa dall’Anpi, l’Associazione dei partigiani, che tramite il suo presidente Gianfranco Pagliaruolo chiede che “venga ritirato il calendario dell’Esercito 2024, anche se ormai purtroppo è già in circolazione”, dice all’Ansa.
“Prendiamo atto – aggiunge Pagliarulo – che c’è una minoranza filofascista che vuole riscrivere la storia d’Italia. È inaccettabile. Si tratta di un atto che nasconde una doppia operazione politica. Da una parte si vuole rappresentare una continuità istituzionale quando invece c’è stata una rottura radicale tra il regime fascista e la repubblica antifascista. Ovviamente nessuno dimentica i soldati, anzi. Nessuno dimentica che sono stati mandati allo sbaraglio anche l’8 settembre quando il Re è andato a Brindisi. Una cosa però sono i soldati e una cosa è l’istituzione dell’Esercito. Non dobbiamo dimenticare i generali criminali di guerra mai processati, o se processati, mai condannati o se condannati mai andati in galera. Da un altro lato si mette sullo stesso piano il nuovo esercito italiano con l’esercito di Salò”.
Il Ministero difende il calendario
In attesa della risposta all’interrogazione presentata da Grimaldi al ministro Crosetto, il suo Ministero in una nota replica alle accuse sulla pubblicazione del calendario, che per il dicastero “non intende affatto riabilitare il fascismo, anzi”.
“Il calendario – prosegue via XX settembre – si inquadra in una trilogia storica che vuole evidenziare esclusivamente l’impegno e il valore degli italiani e dei nostri militari nella Guerra di Liberazione, nella consapevolezza che, come quelli di allora, anche i soldati di oggi, con il giuramento che prestano, si impegnano a servire il Paese e le sue Istituzioni repubblicane“.
“Moltissimi soldati, sopravvissuti a tre anni di durissima guerra, non ebbero dubbi, dopo l’8 settembre 1943, su quale fosse il loro dovere e quale posizione l’Esercito Italiano dovesse assumere – specifica la Difesa -. Non a caso, tutti i militari presenti nel CalendaEsercito 2024 sono stati scelti perché il loro coraggio è stato d’esempio sia prima dell’armistizio sia, con uguale impegno e determinazione, durante la guerra di Liberazione, combattendo nelle fila del Regio Esercito o delle formazioni partigiane, fino all’estremo sacrificio. Basta leggere le motivazioni di conferimento delle Medaglie d’Oro al Valor Militare”. “Il ‘prima e dopo’ l’8 settembre 1943 indica quindi la coerenza e il valore dell’impegno coraggioso di chi scelse di servire la Patria, onorando il giuramento prestato, fino al sacrificio della vita o continuando, a sprezzo del pericolo, a combattere per la rinascita dell’Italia. Questo è lo spirito del CalendEsercito 2024 – conclude la nota -. Le polemiche politiche e i pregiudizi ideologici sono estranei alle forze armate. Non è un caso che, nel calendario, chi fu decorato prima dell’armistizio ricevette un’onorificenza ancora più importante e prestigiosa per quanto fatto dopo l’8 settembre; gli ideali e i valori che li animarono erano gli stessi: quelli del giuramento alla Patria e alle istituzioni“.