Parteciperà all’udienza
Strage di Erba, Azouz Marzouk difende Rosa e Olindo: “Innocenti, sembrava l’operazione di un commando”
La posizione del marito e padre di due delle due vittime della strage del 2006. "È stato il primo ad aver depositato in procura generale un atto di sollecito alla revisione del processo chiedendo nuove indagini". Sarà presente all'udienza per la revisione
Cronaca - di Redazione Web
Ci sarà anche Azouz Marzouk all’udienza del primo marzo a Brescia in cui sarà discussa l’istanza di revisione del processo sulla strage di Erba per Olindo Romano e Rosa Bazzi, entrambi condannati in via definitiva all’ergastolo. “Siamo parti offese e in linea con la richiesta di revisione fatta dal procuratore Tarfusser e dall’avvocato Schembri. Lui per primo disse che Rosa e Olindo erano innocenti e questa cosa è stata considerata talmente grave che ha portato a un processo per calunnia”, ha dichiarato l’avvocato dell’uomo, Solange Marchignoli, citato dall’Ansa.
La strage di Erba, in provincia di Como, si consumò nel dicembre del 2006. Assassinate quattro persone: Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini. Castagna e Marzouk erano moglie e figlio di due anni di Azouz Marzouk che inizialmente si era detto convinto della colpevolezza di Romano e Bazzi salvo cominciare a esprimere dal 2008 una serie di dubbi. Nel 2019 aveva presentato alla Procura generale di Milano una richiesta di prove finalizzate alla proposta di revisione della sentenza di condanna. Quell’istanza era stata dichiarata inammissibile ed era costata a Marzouk un processo per calunnia.
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La posizione di Azouz Marzouk sulla strage di Erba
Si leggeva in quell’atto della convinzione secondo cui i condannati “non potessero essere gli autori di una strage così terribile”, un “eccidio che ricorda l’operazione di un commando“. La coppia aveva prima confessato la strage, poi aveva ritrattato. Azouz fu assolto nel processo milanese ma poi condannato in primo grado a Como per diffamazione ai danni dei fratelli di Raffaella, Pietro e Beppe Castagna: su un sito aveva sollevato l’ipotesi che la strage fosse stata mossa da un fine economico.
“Indagate sulla famiglia – aveva detto – mio figlio Youssef conosceva l’assassino. Lo ha ucciso qualcuno vicino a mia moglie. Basta leggersi le carte per capire che qualcuno voleva l’eredità di mia moglie”. Il giudice giudicò quelle parole di una “gravità estrema”, lo condannò a oltre due anni “con insinuazioni” che hanno alimentato “la corrente innocentista” sull’eccidio, e con la denigrazione delle parti offese “già una prima volta stravolte dall’efferato omicidio dei loro familiari, e nuovamente travolte dalla impressionante risonanza mediatica delle infondate accuse a loro rivolte”.
La posizione di Marzouk non è cambiata col passare degli anni. “Azouz non si è mai spostato dalla sua posizione, non ritiene colpevoli Rosa e Olindo ed è stato assolto nel procedimento per calunnia, quindi lo diciamo senza paura”, ha aggiunto la sua legale. La settimana scorsa la Corte d’Appello di Brescia ieri ha fissato al primo marzo l’udienza per discutere le due richieste di revisione del processo: una presentata dalla difesa della coppia – Fabio Schembri, Nico D’Ascola e Luisa Bordeaux – e un’altra dal sostituto procuratore generale di Milano Tarfusser.
Perché si discuterà della revisione del processo
Quattro gli elementi che hanno ispirato le istanze: la testimonianza di Mario Frigerio, unico sopravvissuto nella strage, che ha accusato Romano ma che secondo la difesa potrebbe aver generato un “falso ricordo”; la confessione ritrattata da Romano e Bazzi; le tracce di sangue di Valeria Cherubini nell’automobile di Olindo. La difesa dei condannati propone da tempo una pista che porta al traffico di stupefacenti, una ritorsione forse proprio nei confronti di Azouz Marzouk.
La Corte d’Appello ha fissato la settimana scorsa l’udienza per discutere le due richieste di revisione del processo. Il pm Massimo Astori in primo grado parlò di “sovrabbondanza di prove” a carico degli imputati, la condanna all’ergastolo fu confermata anche negli altri due gradi di giudizio. Frigerio fornì in aula un racconto giudicato lucidissimo e non cadde mai in contraddizione, anche le prime confessioni di Romano e Bazzi contenevano molti elementi che combaciavano con il risultato delle autopsie.