Donne ridimensionate
Macron sempre più a desta, il governo Attal ridimensiona l’ala sinistra del macronismo: agli Esteri l’ex compagno del premier
Esteri - di Carmine Di Niro
Emmanuel Macron vira sempre più a destra, così come il nuovo governo affidato al 34enne Gabriel Attal, il più giovane primo ministro nella storia della Quinta Repubblica.
La fine anticipata del governo guidato da Élisabeth Borne, in carica da circa un anno e mezzo e poi costretta di fatto a lasciare su pressing dell’Eliseo lunedì, è stata l’occasione per Macron di spostarsi ancora più a destra: una scelta in ottica elezioni europee, quando il prossimo giugno il presidente francese e leader di Renaissance dovrà respingere l’assalto dell’ultradestra di Marine Le Pen, numero uno del Rassemblement National.
I ministri del governo Attal
I più importanti ministri provenienti dalla destra del governo Borne sono stati confermati. È il caso del titolare dell’Interno Gérald Darmanin, un “falco” che pure aveva l’ambizione di una promozione a capo del governo. Ma mantiene il suo ruolo anche il potente ministro dell’Economia e Finanze Bruno Le Maire, nominato nel 2017. Confermato anche il Guardasigilli Éric Dupond Moretti, avvocato di origini italiane e scagionato poche settimane fa in un processo per conflitto di interesse, così come alla Difesa Sébastien Lecornu, Sylvie Retailleau all’Insegnamento superiore, Christophe Béchu all’Ambiente e Marc Fesneau all’Agricoltura.
Al contrario coloro che arrivano dall’ala “sinistra” dell’esecutivo precedente sono stati messi alla porta. Renaud Muselier, presidente della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra e macronista “di destra”, scherzando ha sottolineato che “presto ci saranno più dirigenti Repubblicani al governo che all’interno della leadership repubblicana”.
Del governo Attal farà parte ad esempio Rachida Dati, a cui è stato affidato il ministero della Cultura. Già discussa Guardasigilli durante la presidenza di Nicolas Sarkozy e oggi sindaca del 7° arrondissement di Parigi (quello che ospita la Tour Eiffel) è imputata per corruzione passiva e traffico di influenza per le ricche consulenze fornite a Carlos Ghosn, ex presidente-direttore generale della Renault Nissan, oggi latitante. La sua nomina a ministro ha spinto i Républicains a espellerla dal partito.
Da destra arriva anche la nomina di Catherine Vautrin, che ottiene il maxi-dicastero del Lavoro e della Salute: nel suo passato c’è una lunga militanza nei Républicains e nel 2013 era stata attiva nel movimento “Manif pour tous”, contrario all’estensione del matrimonio civile alle coppie omosessuali. A far discutere è anche la scelta di sostituire agli Affari Esteri Catherine Colonna, rimpiazzata da Stéphane Sejourné, attuale capo di Renaissance e dell’eurogruppo Renew e soprattutto ex compagno del premier Attal.
Addio all’ala “sinistra” del macronismo
Il rimpasto del nuovo governo è servito a Macron e Attal anche per l’eliminazione o accorpamento di diversi Ministeri: tra questi quello della Transizione ecologica, l’Istruzione è passata al ministero della Gioventù, dello Sport e dei Giochi olimpici e paralimpici e quello della Salute è stato accorpato al ministero del Lavoro e della Solidarietà. Altro dato importante è che tutti i ministeri di peso sono nelle mani di uomini.
A perdere peso, come detto, è l’ala sinistra del macronismo. È il caso di Rima Abdul-Malak, ormai ex ministra della Cultura caduta in disgrazia dopo aver criticato Gérard Depardieu in relazione alle ripetute accuse di violenza sessuale contro l’attore francese. La ministra venne sconfessata da Macron che ha invece scelto di difendere il divo francese.
Macron aveva già “perso” nelle scorse settimana l’ormai ex ministro della Sanità Aurelien Rousseau, che si era opposto al disegno di legge sull’immigrazione passato con i voti dell’estrema destra