Guai per la premier
Pozzolo e balneari, le due grane di Giorgia Meloni: la premier attesa a scelte dolorose
Il deputato meloniano sospettato di aver ferito una persona a Capodanno si trincera dietro l’immunità. Ma per la premier c’è anche l’intervento ormai non rinviabile sui balneari.
Politica - di David Romoli
È probabile che sino a due giorni fa Giorgia Meloni considerasse provvidenziale la fastidiosa otite che la aveva costretta a rinviare per due volte la tradizionale conferenza stampa fiume di fine anno.
Ci teneva ad arrivare all’appuntamento con la legge di bilancio approvata e già quello era stato un doloroso smacco: la manovra che nei progetti doveva essere approvata per metà dicembre, in meritorio anticipo sui predecessori, ce l’ha fatta per il rotto della cuffia e all’ultimo secondo.
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Per fortuna che l’otite c’era e nei progetti la tenzone di domani con i giornalisti si sarebbe pertanto dovuta svolgere soprattutto sul terreno più gradito alla presidente, quello dei risultati che lei pretende smaglianti del suo primo anno a palazzo Chigi. Il caso Verdini non guastava la festa: affari di Salvini, e se il capo leghista si trova in imbarazzo a Chigi certo non dispiace.
Nelle ultime 48 ore due imprevisti, uno più increscioso dell’altro, hanno capovolto il pronostico ed entrambi, in fondo, pongono la premier di fronte al medesimo dilemma.
Il colpo di pistola partito allo scoccar di mezzanotte in casa Delmastro dalla pistola dell’on. Pozzolo, fratello d’Italia, era già di per sé un problema molto più grosso degli innumerevoli incidenti per i quali l’opposizione ha chiesto dimissioni a proposito e più spesso a sproposito: il parlamentare che nell’ebbrezza spara e ferisce un poveraccio qualsiasi colpisce l’elettore medio molto più direttamente di qualsiasi bega politica o affaristica.
Se poi il soggetto viene dall’estrema destra il cortocircuito e l’immedesimazione con lo stereotipo del fascista violento, manesco e dal grilletto facile è garantito, per la piena disperazione della leader e premier.
Anche così il tentativo di FdI di spogliare il fattaccio di ogni connotato politico, “è solo cronaca”, era risibile. Lo è però diventato molto di più ieri, dopo che il proprietario dell’arma, dopo aver assicurato di non aver sparato lui, ha invocato l’immunità parlamentare per negarsi alla prova del guanto e per negare i propri vestiti, insomma per impedire ogni accertamento a sostegno o confutazione della sua versione. È riuscito così a passare per bugiardo e anche per tracontante campione della Casta.
Il monito del capo dello Stato, che ha firmato la legge sulla concorrenza chiedendo però di risolvere subito l’eterno nodo delle concessioni balneari, è meno fragoroso dello sparo di capodanno, non meno letale. Mattarella si è fatto portavoce dell’Europa e a questo punto per Meloni svicolare non sarà possibile.
Prima della conferenza stampa di domani dovrà decidere se sospendere o espellere Pozzolo, come sarebbe stato doveroso fare immediatamente, e se annunciare l’intervento ormai non rinviabile sui balneari. Nel primo caso l’esitazione si spiega con la tendenza, di derivazione schiettamente missina, a fare sempre quadrato, come d’obbligo nei partiti piccoli, marginali e sempre sotto assedio.
Nel secondo la paura è quella di scontentare una parte del proprio elettorato di riferimento, quella più tradizionale e fedele, le corporazioni. Ma se vuole lasciarsi alle spalle i panni della capofazione per rivestire quelli della premier e della leader europea Giorgia Meloni quelle due dolorose scelte dovrà farle e non “prima o poi” ma nelle prossime ore.