Il caso Verdini
Verdini arrestato, Crosetto aveva ragione: ora Salvini è nei guai
Se - come è stato fatto con Soumahoro per la suocera - vorranno fargli pagare le accuse (discutibili) al cognato, torneremo nel clima fetido del ‘92
Editoriali - di Piero Sansonetti
Tommaso Verdini, 33 anni, figlio dell’ex parlamentare di Forza Italia Denis Verdini, è finito agli arresti domiciliari accusato di aver interferito nell’assegnazione di alcuni appalti dell’Anas per diversi milioni. Diciamo che allo stato delle cose esistono delle probabilità che sia colpevole e delle probabilità che sia innocente.
Le probabilità che sia innocente sono piuttosto vaste in questi casi. se non altro per ragioni statistiche. Sono superiori alle probabilita che sia colpevole. Una cosa è certa, il provvedimento di custodia cautelare contro il figlio di Verdini era stato annunciato con ampio anticipo dal ministro Crosetto.
Il quale, se vuole, può smentire quanto gli pare, ma la verità vera è che diverse settimane fa aveva annunciato delle iniziative della magistratura contro il governo. Creando scandalo e interrogazioni parlamentari per la sua impudenza. Non era impudente, era evidentemente informato. Diceva la verità.
Voi direte, ma qui cosa c’entra il governo? Tommaso Verdini è solo un manager, e suo padre un ex politico, peraltro anche lui ai domiciliari per diverse condanne (per quel che ne so io, almeno alcune parecchio discutibili). Vero. Ma è anche vero che Tommaso ha una sorella che si chiama Francesca. Francesca, da diversi anni, è la compagna del ministro delle infrastrutture Matteo Salvini.
Diciamo che Tommaso e Matteo sono cognati. Ora voi sapete bene quanto hanno strepitato i giornali di destra quando è stata rinviata a giudizio (ma ancora prima, quando è stata indagata) la suocera dell’on. Soumahoro, esponente di sinistra (colpevole esclusivamente di essere africano).
Di Soumahoro sono state ripetutamente chieste addirittura le dimissioni (da deputato, non da ministro) per via della suocera: ora diventa arduo, per i giornali di destra, e naturalmente per quelli non di destra, non chiedere le dimissioni immediate del ministro Salvini.
Che oltre alla colpa che lo accomuna a Soumahoro, cioè il legame di parentela e sentimentale, ha sulle spalle anche la responsabilità di essere uno dei più potenti uomini di governo, e l’inchiesta su Tommaso Verdini riguarda questioni che si intrecciano coi poteri dei ministeri.
L’unica attenuante, per Salvini, è la certezza che non è negro. Ieri in effetti, sulla notizia del provvedimento contro il giovane Verdini, Repubblica – in coerenza con la religione giornalistica della sacralità del processo mediatico – ha aperto la prima pagina con un titolo a caratteri cubitali. E Il Fatto a ruota della nave ammiraglia.
C’è qualche speranza di fermare la guerra dei “sospetti”? E’ possibile sperare che nessuno chieda le dimissioni di Salvini, anche smentendo le posizioni forcaiole e di linciaggio che furono prese nel caso di Soumahoro?
E’ una questione di vita o di morte per la cultura democratica di questo paese. Se torniamo ai giorni nei quali la lotta politica si combatteva non con le idee – col voto, con gli scioperi, con la partecipazione – ma solo usando come carri armati e cacciabombardieri una pattuglia di sostituti procuratori e di Gip, allora è finita.
Proprio ieri su questo giornale proponevamo il ritorno alla lotta di classe – che è un fenomeno collettivo – e la fine dell’invidia sociale, e oggi rischiamo di dover cestinare quel numero dell’Unità.
Lo so, molti lettori mi diranno: ma tu con questo articolo stai difendendo la destra. Mi chiederanno: perché l’Unità, il giornale della sinistra, difende Verdini?
Per una ragione semplice semplice, sulla quale vorrei che tutti ragionassimo. La sinistra non tornerà mai protagonista finché non si libererà dal complesso di “mani pulite” e dalla subordinazione alla magistratura.
La magistratura, oggi, rappresenta un potere reazionario, che comprime le libertà e il diritto. La sinistra può tornare a respirare e a vivere solo se torna padrona di se stessa e delle proprie battaglie.
Se si libera dalla schiavitù che la magistratura le ha imposto. Le sue battaglie devono essere per la patrimoniale, per il salario minimo, per il ritorno della scala mobile, non per sbattere in cella un ragazzo di 33 anni molto probabilmente innocente.