Il Patto con l'Albania

Patto Italia-Albania, Meloni si incarta: non abbiamo le motovedette per spedire i naufraghi a Tirana

Cosa pensa Giorgia Meloni? Di convincere il premier Edi Rama a far uscire mezzi albanesi per andare incontro alla Guardia costiera? Pensa che la toppa alla sua fragilissima intesa possa essere un trasbordo di naufraghi in mezzo al mare dalle nostre motovedette a una nave albanese? Impraticabile.

Esteri - di Angela Nocioni - 30 Dicembre 2023

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Giorgia Meloni e Edi Rama
Giorgia Meloni e Edi Rama

Giorgia Meloni s’è incartata nell’accordo con Edi Rama. Non s’è accorta che la nostra Guardia costiera non ha i mezzi per portare in Albania i migranti che il governo finge di poter sbolognare agli albanesi.

E’ tecnicamente impossibile farlo. Al di là di tutti i profili di illegalità dell’intesa, anche volendo ignorare l’incompatibilità di quel patto con il diritto internazionale, l’accordo Meloni-Rama non fa i conti con un dato pratico: con quale mezzo ce li portiamo i naufraghi in Albania?

Le nostre motovedette, le gloriose motovedette classe 300, sono inaffondabili, sono autoraddizzanti, sono ottime per missioni di soccorso, ma non sono fatte per far sostare a lungo persone a bordo. Non hanno un ponte, non hanno un’area protetta. Un naufrago ci potrà stare un paio d’ore al massimo, figurarsi decine di naufraghi più l’equipaggio.

E’ impensabile tenere lì naufraghi ed equipaggio per un periodo lungo di tempo, né d’inverno né tantomeno sotto il sole d’estate. Le classe 300 sono state costruite a Viareggio su un progetto pensato per operazioni in zone battute dal vento e dal maltempo, ma in un’area non lontanissima dalla costa. Funzionano per missioni brevi: esci, soccorri e porti a terra. Non vanno bene per giorni di navigazione con un ponte carico di persone sotto il sole o sotto la pioggia.

Anche fingendo che il patto sia applicabile senza confliggere con numerose norme internazionali – oltre che con il diritto del mare, con un minimo d’umanità e con il semplice buon senso – la sua applicazione concreta prevede che la motovedetta della Guardia costiera, piena di naufraghi, faccia un viaggio molto lungo.

Da sud di Lampedusa fino al porto indicato dal patto, che è quello di Shengjin, a circa 70 chilometri a nord da Tirana, sono oltre 36 ore di navigazione fra andata e ritorno e 1200 miglia da coprire.

Oltre a non potersi permettere l’arbitrio di costringere naufraghi in condizioni disumane a bordo di un mezzo italiano, il governo italiano non può nemmeno permettersi di tenere per lungo tempo e sistematicamente a corto di motovedette la Guardia costiera che deve poter effettuare salvataggi in mare, eventi per loro natura imprevedibili. E se nel frattempo va a fuoco un traghetto?

Cosa pensa Giorgia Meloni? Di convincere il premier Edi Rama a far uscire mezzi albanesi per andare incontro alla Guardia costiera? Pensa che la toppa alla sua fragilissima intesa – buona solo a uso propaganda interna perché non le risolve certo la questione degli sbarchi – possa essere un trasbordo di naufraghi in mezzo al mare dalle nostre motovedette a una nave albanese? Impraticabile.

Sono già su territorio italiano i migranti una volta che sono su una nostra motovedetta. In ogni caso l’operazione è insensata dal punto di vista nautico. Non può nemmeno pensare di usare i pattugliatori per portare i migranti in Albania. Al pattugliatore servono almeno 40 ore in condizioni buone di mare per coprire quelle 1200 miglia andata e ritorno.

E costa una cifra notevole fargli fare su e giù (le navi delle ong fanno queste traversate lunghissime di giorni con naufraghi a bordo per sbarcarli nei porti assegnati dal Viminale sempre del nord Italia perché sono costrette dal decreto Piantedosi). Forse l’unica alternativa per evitare al pattugliatore un impegno logistico ed economico così insensato potrebbe essere metterlo in rada da qualche parte, per esempio a Lampedusa, ad aspettare che si riempia.

Aspettare quindi tre, o quattro sbarchi, nel caso in cui siano numerosi, o tre o quattro missioni di soccorso prima di riempirlo di persone da spedire in Albania. Intanto però quelle persone – naufraghi, non pacchetti – sarebbero costrette ad aspettare lì, su una nave italiana, in territorio italiano.

E potrebbero far valere i loro diritti di esseri umani. Potrebbero rivolgersi a un giudice. Come pensa di impedirglielo la presidente del Consiglio? Ha un’idea anche vaga di come risolvere questo bel guaio?

30 Dicembre 2023

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