La difficile trattativa
Perché l’Italia non ratifica il Mes, lo slittamento per l’ostilità di Lega e FdI: Meloni vuole trattare con l’Europa
Economia - di Carmine Di Niro
Questo Mes non si deve ratificare, almeno fino a quando Giorgia Meloni non otterrà dall’Unione Europa condizioni favorevoli su due partite enormi da giocare nei prossimi giorni e settimane: il nuovo bilancio dell’Unione e soprattutto il nuovo Patto di stabilità.
Il Meccanismo europeo di stabilità, lo strumento/istituzione europea che ha lo scopo di aiutare i Paesi dell’Eurozona in difficoltà economica, è ancora oggi in sospeso: colpa proprio del nostro Paese, unico tra coloro che adottano la moneta unica a non averlo ratificato nel proprio Parlamento.
La ratifica del Mes slitta
E per il via libera al Mes si dovrà aspettare ancora, probabilmente fino a gennaio: lo ha spiegato senza giri di parole il capogruppo della Lega Riccardo Molinari. Domenica il fedelissimo del vicepremier e segretario del Carroccio Matteo Salvini ha ribadito che “la posizione della Lega è nota, pensiamo sia uno strumento superato ma aspetteremo di capire le indicazioni della Meloni in merito”. Ma soprattutto ha aggiunto che “il 14 dicembre non discuteremo di Mes” nell’aula del Parlamento, giorno in cui era stata fissata la discussione alla Camera dalla conferenza dei capigruppo.
Le posizioni nella maggioranza
L’ostilità della Lega ma anche di Fratelli d’Italia, il partito della premier Meloni, è nota da tempo. Entrambi i partiti giudicano il Mes un meccanismo burocratico superato e opprimente, che limiterebbe la libertà dei singoli Paesi di operare in autonomia nelle scelte in ambito economico.
Più sfumata la posizione di Forza Italia. Il suo leader, il vicepremier Antonio Tajani, ha spiegato che il partito è “favorevole” all’utilizzo del Mes “ma siamo sempre sempre stati perplessi e critici sul Regolamento del Meccanismo in nome di una visione europeista. A decidere sarà il Parlamento. Da parte di Forza Italia non ci sono veti. Ma non si può approvare il Mes perché fa comodo a alcuni Paesi e bloccare l’Unione bancaria o anche l’armonizzazione fiscale”.
La contropartita per Meloni
Nel mezzo si trova la premier Meloni, che pure nel corso degli anni ha tuonato più volte contro il Mes. Oggi però, da Palazzo Chigi, sa che la sua ratifica è solo questione di tempo: giorni e settimane che serviranno per strappare da Bruxelles degli accordi soddisfacenti in particolare sul nuovo Patto di stabilità, la contropartita che il governo si sta giocando in cambio del via libera al Meccanismo europeo di stabilità, ma anche sul capitolo migranti. Il primo appuntamento chiave sarà il Consiglio Europeo del 15 dicembre, seguito la riunione straordinaria dell’Ecofin dedicata al Patto di stabilità, che si terrà tra il 18 e il 21 dicembre.
Una mossa obbligata anche per non perdere la faccia, dato che prima di arrivare a Palazzo Chigi Meloni strillava contro un Mes “anticamera della Troika” e “cappio al collo”. Premier che è anche stretta dall’opposizione interna di Matteo Salvini che sul tema Mes guida gli “irriducibili” per il no. Il rischio inoltre è che la maggioranza possa spaccarsi quando la ratifica del Meccanismo arriverà finalmente in Parlamento: un gruppetto di parlamentari del Carroccio ha già fatto sapere che non voterà “mai” la ratifica del Mes, col rischio per il governo di dover approvare la ratifica con i voti decisivi del Partito Democratico.
I tempi, anche per gli altri Paesi dell’area Euro che hanno già provveduto a ratificare il Mes, sono strettissimi: dal primo gennaio del 2024, se l’esecutivo italiano non darà il suo ok, tutti gli Stati membri dell’Ue sarebbero senza “l’ombrello di salvataggio” in caso di default.
Meloni e il “dibattito ideologico” sul Mes
Intervenendo oggi in videocollegamento alla presentazione del libro PhotoAnsa 2023, Meloni è tornata a parlare proprio del Mes, definendo il dibattito in corso in Italia “molto ideologico, testimonia la strumentalità di certe posizioni. Non si può parlare del Mes se non si conosce il contesto”.
Contesto è la parola chiave, secondo la premier. Meloni sottolinea infatti che “un governo tiene conto del contesto, e in quel contesto fa calare degli strumenti. Perché parliamo di strumenti e non di totem ideologici. E io così ragiono. Quando saprò quale è il contesto nel quale mi muovo saprò anche che cosa secondo me bisogna fare del Mes”.