Altra strage di migranti
Motovedetta italiana fa strage di migranti: speronato gommone, decine di morti
Gommone abbordato da una motovedetta fornita dall’Italia. Intanto la Procura di Milano scopre che al Cpr di via Corelli tutto è illegale
Editoriali - di Piero Sansonetti
C’è stata un’altra strage volontaria di migranti nel Mediterraneo. Vittime alcune decine di migranti. Autori della strage i militari di una motovedetta libica. Complici, i governi italiani che hanno fornito la motovedetta ai libici e hanno firmato e poi prorogato con loro un accordo sulla base del quale i libici vengono incaricati di fermare i migranti con qualunque mezzo.
Il reato di strage in Italia è punito con l’ergastolo. Secondo il codice penale. Non prevede attenuanti. Non ha prescrizione. È il più grave di tutti i reati. Se pensate che Alfredo Cospito è al 41 bis per aver fatto esplodere un piccolo ordigno che non ha provocato neppure un ferito lieve, capite come – per stare nelle proporzioni – andrebbero sanzionati i libici e gli italiani che li hanno incaricati del lavoro sporco e hanno fornito loro i mezzi!
Ma anche nel codice penale pare ci sia una clausola invisibile. Non scritta, cioè, ma rispettatissima da tutti: nessun delitto vale se le vittime sono naufraghi africani. E così questa strage non è stata neppure registrata, non dico dalle Procure, ma neppure dalla stampa.
È successo nella notte tra venerdì e sabato, al largo della Libia. Un gommone con un centinaio di persone a bordo è stato intercettato da una motovedetta libica, la Zawiya, che lo ha abbordato catturando una trentina di persone. Circa settanta dei fuggiaschi invece sono finiti in mare, in parte probabilmente per l’urto del piccolo gommone con la grande motovedetta, in parte, forse, volontariamente nella speranza di sfuggire ai libici.
I migranti sanno che se vengono catturati dai libici le conseguenze sono pesantissime. Saranno portati in campi di concentramento, saranno maltrattati, forse torturati, le donne saranno stuprate, alcuni di loro saranno uccisi, e poi, quelli che si salvano, dovranno pagare altri soldi per ottenere la liberazione e tentare nuove fughe verso l’Europa…
Tutta la scena dell’abbordaggio è stata ripresa da un aereo della Ong “Sea watch”. La quale ha lanciato l’allarme. Ha detto subito che c’era molta gente in acqua, ha chiesto alle navi di soccorso, in particolare quelle italiane, di intervenire.
Succede spesso in questi casi che gli unici che intervengono sono quelli delle Ong. È successo così anche stavolta. È intervenuta una nave di Humanity 1, che batte bandiera tedesca, ed è riuscita a portare in salvo 46 superstiti. Difficile sapere quanti siano i dispersi, i quali certamente sono affogati. Probabilmente tra i 20 e i 30.
Se Humanity 1 non fosse giunta sul posto, nessuno sarebbe intervenuto. E all’elenco dei morti si sarebbero dovuti aggiungere i 46 che ora sono a bordo della nave delle Ong. La cosa viene considerata come avvenimento del tutto trascurabile sia dalle autorità politiche, italiane ed europee, sia dal sistema dell’informazione. Che i libici usino le maniere forti contro i migranti è risaputo e considerato naturale.
Quindi dov’è la notizia? Del resto, immagino che le autorità politiche abbiano calcolato che senza maniere forti non si riuscirebbe in alcun modo a ridurre il flusso di migranti verso le coste italiane. E quindi le maniere forti sono indispensabili, anzi sono la vera ragione per la quale è stato firmato il protocollo con la Libia. Se la conseguenza delle maniere forti sono le stragi, pazienza.
In questo caso,però, c’è anche l’elemento più grave. E cioè il fatto che la motovedetta che ha provocato la strage sia una motovedetta donata dall’Italia alla Libia. Cioè, l’arma del delitto è italiana. Ed è abbastanza difficile immaginare che l’Italia, fornendo la motovedetta, non sapesse come sarebbe stata usata.
P.S. Ieri la Procura di Milano ha disposto un’ispezione al Cpr (Corelli) di Milano. Ha trovato di tutto ciò che di indegno potesse trovare. Cibo scaduto, niente medicine, sporcizia ovunque, bagni che non funzionano, malati di patologie molto gravi (epilessia, cancro) abbandonati. Ora vedremo cosa farà la Procura.
Quello che sappiamo per certo- come ha sottolineato un comunicato dell’Arci – è che persone che non hanno commesso nessun reato sono in detenzione in condizioni inumane sulla base di leggi del tutto illegali. No, no, non è un ossimoro: è la realtà di quello che succede coi migranti.
Vi hanno detto di quando, meno di due secoli fa, negli Stati Uniti c’era lo schiavismo, e pochi avvocati e combattenti neri cercavano di abbatterlo? Mi chiedete cosa c’entra? C’entra, c’entra.