Il frontman e autore

Shane MacGowan: chi era e com’è morto il cantante icona e leader dei The Pogues

Soffriva da tempo di encefalite cerebrale. Con i Pogues aveva contribuito a portare la musica irlandese a un pubblico più ampio, in un contesto pop e punk. "Noi volevamo colpire duramente il pubblico nel cuore e nelle viscere"

News - di Antonio Lamorte

30 Novembre 2023 alle 14:17

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FOTO DA YOUTUBE
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Shane MacGowan è diventato un’icona della musica, ha contribuito a portare la tradizione della musica irlandese in un immaginario pop. È morto, a 65 anni, dopo una lunga malattia. Era il leader dei Pogues, band di culto, aveva collaborato con Joe Strummer de The Clash, con Nick Cave, con Johnny Depp e Sinéad O’Connor. La sua vita ricca di successi ma anche di eccessi era stata raccontata nel documentario Crock of Gold – A few rounds with Shane MacGowan prodotto da Jonny Depp e diretto dal regista Julian Temple.

MacGowan era nato il 25 dicembre 1957 in Inghilterra da genitori irlandesi provenienti da Puckhaum, vicino Nenagh, nella contea di Tipperary. Fino a sei anni visse in una fattoria irlandese prima di trasferirsi a Londra. L’epifania a un concerto dei Sex Pistols a Londra. Il suo primo gruppo furono i The Nipple Erectors, in seguito accorciato in The Nips, che suonavano come gruppo di supporto dei Clash e dei Jam. Aveva avuto diverse esperienze in band punk. Decise di fondare un gruppo che potesse suonare nei pub. I Pogues erano stati fondati all’inizio degli anni ’80 come Pogue Ma Hone, che in lingua gaelica suona più o meno come “baciami il c*lo”. Quando la band firmò con l’etichetta Stiff il nome venne accorciato.

Il successo dei Pogues

La formazione era composta da Jem Finer al banjo, Spider Stacey al tin whistle, il batterista Andrew Ranken e il polistrumentista James Fearnley.  Si erano fatti le ossa nei pub di Londra e come busker nelle strade del Regno Unito e anche in Francia. La maturità artistica e il successo arrivarono con il secondo album Rum, Sodomy And The Lash del 1985, prodotto da Elvis Costello. Quell’attitudine punk era riuscita a declinare la tradizione della musica irlandese e a farla viaggiare presso un pubblico più ampio. MacGowan era il frontman, cantava i suoi testi dedicati e ispirati agli ultimi, ai perdenti, parlava di donne, alcol, risse, della città. È diventato un’icona.

Gli eccessi e la malattia

L’amica Sinéad O’Connor lo fece incarcerare per proteggerlo dai suoi problemi con l’eroina. “È un angelo vicino alla fine che ha bisogno di aiuto. È andato troppo lontano, ha raggiunto lo stadio in cui fisicamente non riesce a fermarsi per smettere di bere, si è provocato troppi danni”. Shane McGowan rimase nei Pogues fino al 1991 quando i suoi atteggiamenti e i problemi con l’alcol lo resero ingestibile per il resto del gruppo. Aveva fondato i Popes ed era rientrato nei Pogues per reunion annuali. Aveva smesso con i suoi eccessi soltanto nel 2016, quando era stato ricoverato tra la vita e la morte.

MacGowan aveva dichiarato di essere malato durante un concerto. Soffriva da tempo di encefalite cerebrale, una malattia che causa il rigonfiamento del cervello e difficoltà di parola o perdita di movimento. Aveva subito anche la rottura del bacino nel 2015, che lo aveva portato a usare una sedia a rotelle e aveva contratto l’herpes zoster. Si era ricostruito i denti volendone uno in oro.

È morto a 65 anni alle 3:30 della notte del 30 novembre. “Era la nostra persona più bella, cara e amata”. La giornalista Victoria Mary Clarke gli era rimasto sempre vicino in questi anni. Il cantante aveva raccontato la sua vita nell’autobiografia Una pinta con Shane MacGowan (Tsunami, pp. 352). “Noi volevamo colpire duramente il pubblico nel cuore e nelle viscere – ha scritto – . Volevamo fargli sentire tutto ciò che una persona può provare strappandogli il cuore e facendoli ballare e scopare. Volevamo farli piangere, ridere, cantare”.

30 Novembre 2023

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