L'accordo
Scambio ostaggi-prigionieri: slitta tutto, Israele accusa: “Hamas non consegna la lista dei nomi”
L'intesa mediata dal Qatar: 50 ostaggi in cambio di 150 prigionieri in Israele e quattro giorni di tregua. Nessuno scambio fino a venerdì
Esteri - di Antonio Lamorte
Slitta lo scambio di ostaggi e prigionieri, accordo raggiunto ma ancora da rendere esecutivo. E Israele e Hamas che si rimpallano le responsabilità. Non ci sarà nessuno scambio almeno fino a venerdì, lo ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale israeliano, Tzachi Hanegbi. Le due parti avevano annunciato l’accordo mercoledì: 50 ostaggi prelevati negli attacchi terroristici nel sud di Israele dello scorso 7 ottobre in cambio di 150 detenuti palestinesi nelle carceri delle Stato Ebraico. E quattro giorni di tregua dei combattimenti.
L’inizio dello stop alle ostilità era previsto a partire dalle 10:00 locali di giovedì 23 novembre. Prevedeva anche l’entrata di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, assediata via terra e via aria da Israele dopo gli attacchi di Hamas di inizio ottobre. L’intesa era stata mediata dal Qatar, dove sono rifugiati diversi leader dell’organizzazione radicale e terrorista palestinese. Già alcune settimane fa il Paese aveva fatto da interlocutore per la liberazione dei primi ostaggi e l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia. Questa volta dovrebbero entrare molti più aiuti a Gaza: centinaia di camion e carburante fondamentale per il funizionamento dell’energia elettrica.
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A riportare la notizia anche il quotidiano Haaretz, che cita una fonte politica israeliana e spiega che non ci sarà una tregua fino a quando non saranno finalizzati i tempi per l’attuazione dell’accordo con Hamas. Secondo la fonte del quotidiano il ritardo nell’attuazione del cessate il fuoco è dovuto al fatto che Hamas non avrebbe ancora presentato l’elenco dei cittadini israeliani che intende rilasciare, né ha ratificato l’accordo raggiunto con il Qatar, che dovrebbe garantire che tutte le parti rispettino i termini concordati.