Il precedente storico
Storia del pugno duro di Reagan sugli scioperi: la precettazione che impose la svolta liberista
Appena eletto, il presidente americano precetta nel 1981 i lavoratori che aderiscono alla Patco. Ma il sindacato decide di proseguire lo sciopero. La reazione è furibonda: 11.359 licenziamenti, è la Caporetto del mondo del lavoro occidentale
Editoriali - di David Romoli
Ci sono tre conflitti che nei primi anni 80 segnarono la sconfitta globale del Movimento Operaio in occidente: la vertenza Fiat dell’autunno 1980, lo sciopero dei controllori di volo dell’agosto 1981 negli Usa e il grande sciopero dei minatori inglesi durato un anno, dal marzo 1984 al marzo 1985, e concluso con la disfatta dei minatori.
Una di queste tre vicende ricorda da vicino quello che sta succedendo oggi in Italia, anche se qui in forma quasi parodistica ma non per questo meno grave: lo sciopero dei controllori di volo negli Usa. Ronald Reagan era presidente da pochi mesi e aveva già subito, il 30 marzo 1981, un attentato che lo aveva quasi ucciso.
La reaganomics era ancora solo una promessa elettorale nella cui concreta attuazione nessuno credeva molto. Il 3 agosto 1981 i controllori di volo, organizzati nel sindacato Patco (Professional Air Traffic Controllers Organization) e dipendenti federali, entrarono in sciopero dopo la rottura delle trattativa con il governo.
La lista delle loro richieste era ambiziosa: aumento salariale di 10mila dollari l’anno per tutti, settimana lavorativa di 32 ore, pensionamento dopo 20 anni di lavoro. Erano una categoria potente, in grado di paralizzare il Paese. Su 17.500 lavoratori circa 13mila aderirono allo sciopero bloccando 14mila voli e 10mila tonnellate di merce, per un danno che si aggirava sui 30 miliardi di dollari.
Inoltre il Patco aveva sostenuto Reagan nelle elezioni dell’anno precedente e credeva di avere le spalle coperte anche perché l’opinione pubblica era favorevole allo sciopero e anche buona parte dell’amministrazione era convinta che uno scontro frontale avrebbe implicato danni irreparabili al trasporto aereo che era già allora determinante negli Usa molto più che altrove.
A sorpresa il presidente convocò una conferenza stampa subito dopo la proclamazione dello sciopero, il pomeriggio del 3 agosto, e annunciò la precettazione. I controllori di volo avevano 48 ore di tempo per tornare al lavoro, passati i quali, se avessero proseguito lo sciopero, sarebbero stati licenziati.
Reagan per giustificare una decisione di drasticità e gravità inaudita, impugnò due norme, una del 1947, l’altra del 1956. Somigliano come gocce d’acqua agli argomenti adoperati negli ultimi giorni da Salvini per giustificare la precettazione.
La norma del 1947, oltre a imporre due mesi di preavviso in caso di sciopero richiedeva anche l’autorizzazione federale in caso di minaccia per la salute e la sicurezza dei cittadini e lo proibiva ove danneggiasse gli interessi di persone non direttamente coinvolte nella vertenza. Nello stesso pomeriggio un corte federale comminò una multa di 1000 dollari al giorno per il presidente del sindacato, Robert Poli.
La Patco non prese sul serio la minaccia. Poli, anzì, dichiarò che il conflitto sarebbe solo diventato più duro. Allo scadere dell’ultimatum, il 5 agosto, Reagan licenzò in tronco gli 11.359 controllori di volo che non erano tornati al lavoro. Nei due giorni di ultimatum era stato messo a punto un piano d’emergenza che coinvolse 3mila supervisori non aderenti al Patco e 900 militari.
Il pugno di ferro di Reagan non si accontentò di questo. Il presidente ordinò la messa al bando a vita di tutti i licenziati da qualsiasi incarico presso la Faa (Federal Aviation Administration). Era una misura persino più severa del licenziamento, dal momento che comportava l’impossibilità per i licenziati di mettere a profitto le loro competenze in un nuovo lavoro e il bando sarebbe stato revocato da Clinton solo 12 anni dopo. Pochi mesi dopo, il 22 ottobre, l’authority competente, la Federal Labor Relations Authority, sciolse la Patco.
Gli americani, ancora smarriti dopo lo shock del Watergate e la debole presidenza Carter apprezzarono il decisionismo del nuovo presidente, l’opinione pubblica si spostò a suo favore e in quello stesso primo anno di mandato Reagan inaugurò l’era della reaganomics riducendo del 25% le tasse.
La vertenza dei controllori di volo era un conflitto specifico di categoria ma il senso della durissima risposta di Reagan ebbe riflessi precisi sull’intero Movimento Operaio: la sua sconfitta, che si sarebbe consumata definitivamente con la battaglia campale tra i minatori e la Thatcher ed era stata anticipata dal trionfo dell’azienda nello scontro della Fiat, fu siglata in quel 5 agosto 1981.