La governance del Piano

Piano Mattei, sberle alla cooperazione: decide tutto Meloni

Nulla si sa delle risorse e degli strumenti. Dalla bozza bollinata della legge di bilancio è sparito l’articolo che avrebbe dovuto dare avvio al piano con 200 mln l’anno per tre anni e che si richiamava alle legge 125 sulla cooperazione internazionale

Editoriali - di Silvia Stilli

9 Novembre 2023 alle 15:00

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Il piano Mattei di Giorgia Meloni
Il piano Mattei di Giorgia Meloni

Il “Piano strategico Italia-Africa – Piano Mattei” sembrerebbe prender forma. Ma come? Con quali strumenti e risorse? Viene istituito con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ne indica le priorità e la governance.

La bozza definitiva è ormai pubblica e cancella il precedente dell’inserimento a fine ottobre nella bozza di legge di bilancio di un articolo che avrebbe dovuto darne l’avvio e dotarlo di risorse per tre anni: 200 milioni per annualità per un Fondo italiano per la cooperazione orizzontale per l’Africa, destinato a interventi di cooperazione allo sviluppo con le priorità nel campo agricolo ed energetico.

Sebbene nell’articolo, cancellato nella versione ‘bollinata’ del bilancio, si richiamasse alla L.125/2014 sulla cooperazione internazionale in vigore, IL MAECI suo dicastero di riferimento non risultava coinvolto nella governance e tantomeno l’AICS, Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, lo era nella gestione del Fondo.

La governance del Piano si presentava come una vera sorpresa. Indicava in persone fisiche, in rappresentanza dei consumatori di beni e servizi acquistati da esercenti commerciali, coloro che avrebbero effettuato la selezione dei soggetti idonei a gestire i progetti finanziati dal Fondo e le modalità di ripartizione delle somme. A totale discrezione della Presidenza del Consiglio dei Ministri la scelta delle ‘persone fisiche’ in oggetto.

Si configurava la volontà di assestare un colpo basso alla cooperazione internazionale di sistema e al percorso partecipato di valorizzazione delle pluralità degli attori pubblici e privati coinvolti, all’interno della cornice dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e in un quadro di coerenza tra le politiche. Questo sta scritto nella L.125/2014, anche se molti di quegli attori coinvolti in verità ritengono che i principi non sono mai stati pienamente rispettati e applicati.

La causa in larga parte è imputabile al disinteresse in genere della politica a livello di Consiglio dei Ministri nel riconoscere il ruolo importante dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) per la politica estera del nostro Paese. Nonostante le buone intenzioni e anche gli egregi sforzi di alcuni Vice Ministri. Ritengo che la L.125/2014 sia una buona legge.

Deve essere applicata, certamente, a distanza di 10 anni, va arricchita di contenuti che solo una coprogrammazione e coprogettazione tra i soggetti pubblici e privati e una proiezione internazionale più efficace possono permettere. Purtroppo il Consiglio Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo (CNCS), il Parlamentino istituito dalla legge, luogo di confronto con le rappresentanze sociali, Regioni ed Enti Locali, Università, Fondazioni e privato profit, non viene riunito con la frequenza auspicata e non interviene sul tema della programmazione e degli indirizzi strategici in maniera virtuosa.

La proposta del Piano Mattei in discussione al Consiglio dei Ministri individua un percorso parallelo rispetto alla L.125: una Cabina di Regia del Piano che vede la Presidenza della Premier e solo una Vice Presidenza sotto delega al Ministro del MAECI; l’AICS ha un posto nella Cabina al pari delle altre Agenzie Ministeriali; i soggetti altri dalle realtà di governo, enti locali e regioni, università e società civile profit e non profit li selezionerà e nominerà la Presidenza. Nella sostanza, questo decreto recupera solo formalmente il MAECI, che in verità perde la titolarità delle politiche di cooperazione allo sviluppo e partenariato dell’Italia con l’Africa.

La L.125/2014 dava dignità ad una politica di pace, sostenibilità per lo sviluppo, ownership democratica, diritti umani. A quasi 10 anni di distanza, il contesto mondiale attuale non ha più queste come priorità di azione. Visione cieca e suicida rispetto alla governance della complessità globale, affidata alle armi più che alla diplomazia, ma che pare prevalente.

Sicuramente la L.125 non è in linea con la strategia dell’attuale compagine di Governo. I termini ricorrenti nel descrivere il Piano Mattei dei Ministri di Governo sono da mesi ‘sicurezza’ e contenimento delle ‘migrazioni irregolari’, delineando la possibilità di un ‘aiuto vincolato al contenimento dei flussi migratori nella costruzione di partnership, che non significa propriamente lotta alla povertà.

La L.125/2014 fu frutto di un dibattito parlamentare e di un lavoro di costruzione di consenso che negli anni si è dimenticato e che non ha avuto il giusto seguito nel monitoraggio della sua applicazione. Va ripreso quel percorso, la legge va difesa e rafforzata, con alcuni aggiustamenti, ma non cancellata.

I dati che emergono dalla prossima legge di bilancio citano un taglio del 7% dei fondi per l’APS. Il decreto legislativo per far nascere il Piano Mattei, diversamente dall’originaria versione come articolo di legge di bilancio, non cita risorse certe destinate. Qualunque sia il partenariato che si vuole proporre all’Africa così pare assai poco autorevole ed efficace.

*Presidente AOI

9 Novembre 2023

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