La guerra in Medioriente
Quando Ferrara tirava pugni contro chi ignorava la strage di Shatila
Un giovane dirigente del Pci di Torino, appena trentenne, fece irruzione alla festa e chiese che il concerto fosse dedicato alla strage e alla protesta contro la violenza di Israele. Lui per protesta lasciò il partito. Si chiamava Giuliano Ferrara.
Editoriali - di Piero Sansonetti
È difficile in questi giorni trovare sui giornali racconti e versioni su ciò che sta succedendo in Medio Oriente, diverse dalle versioni ufficiali fornite dal governo israeliano. L’atrocità delle stragi e dei crimini di guerra che sta commettendo l’esercito di Netanyahu quasi non hanno diritto di essere raccontati. E certamente non possono suscitare indignazione, perché se esprimi qualche riprovazione vieni subito accusato di essere antisemita e amico dei terroristi.
Gli israeliani in poche settimane hanno ucciso più di 4000 bambini. Difficile trovare precedenti. Ieri Israele ha attaccato un campo profughi molto grande e famoso, quello di Jabalia. Era popolatissimo e pieno di bambini. Pare che ci siano 150 morti, però guardando le foto prese dall’alto c’è da temere che siano parecchi di più. A parti invertite, capite bene, sarebbe uno scandalo senza pari. Giustamente. Perché attaccare un campo profughi è un terribile crimine di guerra. Tra i peggiori. Temo che la stampa italiana si indignerà con molta moderazione.
Mi è tornato in mente un episodio di quarant’anni fa. Era il 18 settembre del 1982 e a Torino credo che fosse in corso la festa dell’Unità. Il pezzo forte era un concerto di Luciano Berio – padre della musica dodecafonica italiana – messo al centro di una manifestazione per la pace. Si leggevano anche poesie di Sanguineti. A sera arrivò la notizia dell’attacco di milizie cristiane coperte dall’esercito israeliano al campo profughi di Shatila e al quartiere di Sabra. Il campo era pieno di palestinesi in fuga, e anche lì con moltissimi bambini. Fu un mattatoio con centinaia di morti, forse più di mille.
Un giovane dirigente del Pci di Torino, appena trentenne, fece irruzione alla festa e chiese che il concerto fosse dedicato alla strage e alla protesta contro la violenza di Israele. Gli organizzatori si rifiutarono. Il giovane dirigente prese a pugni un funzionario del partito e credo anche l’assessore alla cultura, Giorgio Balmas. Il giorno dopo fu da tutte le persone per bene stigmatizzato. Lui per protesta lasciò il partito. Tornò a Roma. Si chiamava Giuliano Ferrara.