Il Guardasigilli vacilla

La destra scarica Nordio, Meloni pronta a liberarsene

Fratelli d’Italia stufa del ministro e del suo cerchio magico che ha provocato numerose tensioni con le toghe tra gaffe e scivoloni

Giustizia - di Paolo Comi

31 Ottobre 2023 alle 14:30

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Il ministro della giustizia Carlo Nordio
Il ministro della giustizia Carlo Nordio

Carlo Nordio nuovo giudice costituzionale? L’indiscrezione è stata pubblicata ieri da Repubblica che ha intercettato i ‘desiderata’ dei vertici di Fratelli d’Italia i quali non vedono l’ora di sbarazzarsi del quanto mai evanescente ministro della Giustizia. L’occasione propizia sarebbe l’elezione da parte del Parlamento del sostituto di Silvana Sciarra, nominata nel 2014 in quota Pd e che il prossimo 11 novembre dovrà lasciare l’incarico.

Una exit strategy di tutto rispetto che consentirebbe così a Giorgia Meloni di risolvere un problema che ha creato ella stessa impuntandosi lo scorso anno sull’ex procuratore di Venezia invece di nominare, come avrebbe voluto Silvio Berlusconi, un esponente di Forza Italia.
Dopo averlo indicato senza successo alla presidenza della Repubblica, la premier lo aveva infatti imposto agli alleati di governo e a Berlusconi che per quel ruolo aveva messo sul tavolo una lunga lista di fedelissimi: Elisabetta Casellati, Francesco Paolo Sisto, Pierantonio Zanettin.

Il ruolo di Guardasigilli, l’unico ministro indicato in Costituzione, non si può “improvvisare”, avevano detto da Arcore a Meloni, ricordandogli che serviva un giurista ma anche una persona che conoscesse bene le dinamiche parlamentari e che fosse in grado di coltivare i rapporti con il Consiglio superiore della magistratura. A distanza di un anno, il bilancio di Nordio è quanto mai deludente.

Oltre a non essere ancora andato al Csm per esporre il proprio programma, un fatto mai successo nella storia della Repubblica, gli unici provvedimenti governativi in materia di giustizia di questi mesi portano infatti la ‘firma’ del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: dal decreto Rave, al Cutro, al più recente Caivano. Gli altri provvedimenti sulla giustizia sono tutti d’iniziativa parlamentare: dalla riforma delle intercettazioni, con la regolamentazione del trojan, alla modifica della prescrizione.

L’unico provvedimento veramente voluto da Nordio è quello che prevede l’abolizione dell’abuso d’ufficio, la riforma del reato di traffico d’influenze, e nuove regole per le misure cautelari, ed è però impantanato da mesi in commissione Giustizia al Senato. Dopo settimane di audizioni, molte anche inutili essendo dei doppioni, la presidente della Commissione Giulia Bongiorno (Lega) evidentemente senza il fiato sul collo di Nordio, ha dato tempo fino al prossimo 4 novembre per presentare gli emendamenti. Le opposizioni hanno già fatto sapere che chiederanno una proroga.

Il ‘problema’ sarà l’accavallamento con la sessione di bilancio che inizierà proprio al Senato e che determinerà lo stop a ogni discussione di legge che impone nuove spese, come questa voluta da Nordio e che ha previsto l’assunzione di circa 500 giudici, oltre la pianta organica, che dovranno occuparsi solo di misure cautelari. Lo slittamento dell’approvazione del testo all’anno prossimo causerà inevitabilmente un ritardo sulla tabella di marcia delle altre riforme sulla giustizia che sono nel programma di governo, ad iniziare dalla separazione delle carriere fra pm e giudici che prevede peraltro la modifica della Costituzione.

Si tratta di riforme di sistema che vanno fatte ad inizio della legislatura avendo tempi lunghi, con una doppia votazione a distanza di non meno di sei mesi. E se non si trova la maggioranza assoluta è necessario un referendum confermativo. Come se non bastasse, Nordio in questo anno ha infarcito le Commissioni che devono scrivere i decreti delegati della Riforma Cartabia di magistrati che stanno ‘annacquando’ tutto ciò che limitava lo strapotere delle toghe.

A parte ciò, i vertici di Fratelli d’Italia non hanno mai gradito il ‘cerchio magico’ che a via Arenula blinda il ministro e provoca scivoloni a ripetizione con le toghe. Nel mirino l’estrema conflittualità fra il capo di gabinetto Alberto Rizzo e la sua vice Giusi Bartolozzi, entrambi magistrati. Se Rizzo dovesse lasciare, avendo fatto domanda per alcuni incarichi direttivi, quale presidente della Corte d’appello di Brescia e Firenze, Bartolozzi, vicinissima a Nordio, sarebbe in pole per prenderne il posto suscitando più di un mal di pancia.

Meloni, che non voleva occuparsi a tempo pieno di magistrati, sarebbe dunque pronta a spedire Nordio alla Consulta. Tecnicamente però per fare il giudice costituzionale bisogna essere, o essere stati, professori di materie giuridiche o avvocati con una determinata anzianità. Requisiti che Nordio non avrebbe.

Per uscire dall’impasse, allora, sarebbe già pronto un piano B: mandare Nordio in qualche Authority. Un ruolo sicuramente meno esposto, dove l’ex pm veneziano potrebbe far bene portandosi i suoi collaboratori di fiducia e lasciando via Arenula ad un politico esperto.

31 Ottobre 2023

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