Il dem assolto
Giuseppe Falcomatà assolto, torna sindaco di Reggio Calabria: non ha commesso abuso d’ufficio
Condannato per abuso d’ufficio, era stato sospeso dalla carica per due anni per effetto della legge Severino. Ma per la Cassazione lui e gli altri imputati non hanno commesso il fatto. Caiazza: “Ennesima conferma della pericolosità di questo reato, urge una riforma”
Giustizia - di Paolo Comi
Tutti assolti per non aver commesso il fatto. Si è conclusa questa settimana con una raffica di assoluzioni l’inchiesta “Miramare” che nel 2021 aveva terremotato il comune di Reggio Calabria, determinando la sospensione per due anni del sindaco Giuseppe Falcomatà (Pd). L’accusa? Abuso d’ufficio, tanto per cambiare. Secondo gli inquirenti vi erano state delle irregolarità nella procedura di affidamento del Grand Hotel Miramare all’associazione “Il Sottoscale” dell’imprenditore Paolo Zagarella.
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L’abuso si sarebbe realizzato in quanto l’immobile era stato concesso tramite un affidamento diretto. In primo grado, a novembre del 2021, Falcomatà era stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione per abuso d’ufficio, pena che aveva fatto così scattare la tagliola della legge Severino. In appello, nel 2022, il collegio di cui faceva parte il giudice Antonino Laganà, attuale componente del Csm, aveva rideterminato la pena in un anno di reclusione. Martedì scorso, dunque, la parola fine su questa vicenda da parte della Cassazione che ha assolto Falcomatà e tutti gli assessori che con lui erano finiti sul banco degli imputati: Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti. Assolti anche Zagarella, la segretaria comunale Giovanna Antonia Acquaviva, e l’ex dirigente Maria Luisa Spanò che aveva predisposto gli atti.
Il sostituto pg della Cassazione Roberto Aniello aveva chiesto l’assoluzione per intervenuta prescrizione ma il collegio è entrato nel merito sottolineando che la procedura di affidamento era stata regolare. “Abbiamo il dovere, la responsabilità e la voglia di andare avanti. Dobbiamo farlo anche perché stiamo vivendo una stagione storica con i fondi del Pnrr ed i tanti progetti in campo”, aveva più volte affermato Falcomatà in questi mesi, chiedendo alla città di “resistere”. Nei confronti del sindaco di Reggio Calabria, comunque, è ancora aperto il processo ‘Miramare bis’, con l’immancabile accusa di abuso di ufficio, a seguito della denuncia del movimento Reggio Futura circa la mancata costituzione del comune come parte civile nel processo ‘Miramare. L’udienza è fissata per il prossimo 14 novembre.
“È un processo che non doveva nemmeno iniziare”, ha commentato l’avvocato Gian Domenico Caiazza, difensore di Falcomatà. Per il legale è stata “l’ennesima conferma della pericolosità micidiale del reato di abuso d’ufficio, strumento attraverso il quale, in combinato disposto con la incredibile legge Severino, la giurisdizione è messa nella condizione di alterare, senza pagare mai alcun dazio, il normale corso delle istituzioni democratiche”. “Spero si tragga da questa ennesima vicenda la definitiva convinzione sulla necessita’ di un drastico, urgentissimo intervento riformatore”, ha concluso Caiazza. Soddisfazione è stata espressa ieri dal presidente dell’Anci, e collega di partito, Antonio Decaro durante l’assemblea nazionale dei sindaci in corso a Genova.
“Noi abbiamo sempre detto che non vogliamo né l’immunità né l’impunità, ma il caso di Falcomatà è simbolico perché è stato condannato in primo grado per abuso di ufficio e poi assolto perché non sussiste il fatto, ma la legge Severino gli ha imposto di essere sospeso per 23 mesi, una sospensione superiore alla condanna che era di 12 mesi”. Questo accade “a causa di una legge che riteniamo iniqua e che, tra l’altro, rischia di macchiare la reputazione di tante persone e di tenere lontano persone che non si mettono in gioco per paura di una responsabilità, l’abuso d’ufficio, che le statistiche ci dicono che nel 97 percento dei casi non arriva al rinvio a giudizio. I numeri ci dicono che è un reato particolare che andrebbe quantomeno circoscritto maggiormente. Come sindaci dobbiamo capire i limiti entro i quali sbagliare, altrimenti rischiamo di ritrovarci indagati per qualsiasi cosa, solo per il fatto di esser sindaci”.
“I miei concittadini e la mia famiglia non mi hanno mai fatto mancare il loro supporto e la loro fiducia in questi lunghi, interminabili e incomprensibili quasi due anni di sospensione: è un nuovo inizio per tutti”, gli ha risposto Falcomatà, presente anch’egli all’assemblea dell’Anci a Genova, nella sua prima uscita da sindaco di nuovo in carica. “È l’ennesima dimostrazione di come sia urgente un’attenta e seria riflessione sull’abuso d’ufficio, una fattispecie di reato che troppo spesso provoca drammaticamente la paralisi o un brusco rallentamento dell’azione amministrativa, a scapito delle nostre comunità”, ha fatto sapere in una nota il presidente della regione Calabria Roberto Occhiuto. L’assoluzione di Falcomatà segue quella nei mesi scorsi di Mario Oliverio, ex governatore calabrese, anch’egli del Pd, più volte finito sotto processo, costretto alle dimissioni e poi sempre assolto. Reato? Abuso d’ufficio.