L'inchiesta

Gratteri di nuovo all’assalto di Oliverio e Adamo: persecuzione infinita

L’impianto accusatorio si fonda sull’esistenza di un presunto “comitato d’affari” che avrebbe organizzato un “diffuso sistema clientelare” per la gestione di appalti pubblici

Giustizia - di Bruno Mirante

28 Giugno 2023 alle 15:00 - Ultimo agg. 28 Giugno 2023 alle 15:34

Condividi l'articolo

Gratteri di nuovo all’assalto di Oliverio e Adamo: persecuzione infinita

Catanzaro – C’è un po’ di tutto, come spesso accade nelle ordinanze di Gratteri: l’esecuzione di un aspirante boss avvenuta nel 2014 e le presunte collusioni fra ‘ndrangheta, politica e pubblica amministrazione. C’è il controllo delle cosche calabresi di ristoranti e attività economiche in Germania e Austria e una miriade di appalti nel campo della sanità, delle opere pubbliche, del ciclo dei rifiuti.

La retata è stata realizzata stamattina con i carabinieri del Ros e ha portato all’esecuzione di 43 misure cautelari nei confronti di esponenti politici, dirigenti regionali o presunti affiliati della cosca dei “Papaniciari” guidata dal boss Mico Megna. In totale gli indagati sono 123, tra i quali l’ex presidente della Regione Calabria Gerardo Mario Oliverio e l’ex assessore regionale Nicola Adamo, entrambi ad oggi non rivestono alcuna carica politica o istituzionale. Nelle maglie dell’inchiesta sono finiti anche l’ex parlamentare europeo con Articolo Uno Massimo Paolucci e l’ex assessore regionale Antonietta Rizzo.

Tra gli indagati, Flora Sculco, ex consigliera regionale che a gennaio scorso è stata nominata consulente dell’attuale presidente della Regione, Roberto Occhiuto. Mentre il padre di Flora, Enzo, già consigliere regionale, è finito agli arresti domiciliari. Indagati anche gli imprenditori Raffaele e Gianni Vrenna, rispettivamente ex e attuale presidente del Crotone Calcio. Le porte del carcere si sono aperte invece, per Stefano Strini, l’ex genero del patron della Parmalat Calisto Tanzi, visto che ne aveva sposato la figlia Laura. In particolare, secondo quanto gli viene contestato, Strini avrebbe favorito gli interessi della cosca dei “Papaniciari” in Emilia Romagna e in altre regioni.

Secondo il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, dalle indagini “sono emersi rapporti diretti e continui tra esponenti della politica regionale e la cosca di ‘ndrangheta che fa capo a Megna”. “Oggi – ha dichiarato a margine della conferenza stampa, sbeffeggiando la legge e la Costituzione – abbiamo arrestato 41 presunti innocenti, sono indagati per associazione di stampo mafioso, per associazione a delinquere e per tutta la gamma dei reati che riguarda la pubblica amministrazione e per tutti i reati di mafia tranne lo sfruttamento della prostituzione. La Pubblica amministrazione appare asservita alla organizzazione ‘ndranghetistica che ha rapporti diretti con la politica regionale”. Il procuratore ha espresso parole di grande apprezzamento per il lavoro che il Ros sta svolgendo in supporto e in collaborazione alla Dda di Catanzaro, ma non è mancata una nota polemica relativamente alla carenza di organico nelle forze di polizia.

L’impianto accusatorio si fonda sull’esistenza di un presunto “comitato d’affari” che avrebbe organizzato un “diffuso sistema clientelare” per la gestione di appalti pubblici, ed in particolare di quelli banditi dalla Regione Calabria, dello smaltimento dei rifiuti e di una serie di nomine ed incarichi politici. Il presunto sodalizio, sempre secondo l’accusa, era in grado di “condizionare le scelte degli Enti pubblici crotonesi (Comune, Provincia, Aterp e Asp) relativamente a nomine di dirigenti, conferimento di incarichi professionali, appalti e affidamenti diretti”. I pm guidati dal procuratore Gratteri hanno ricostruito gli interessi illeciti degli esponenti della cosca crotonese in Germania e Austria nei settori immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza, security e del gaming attraverso l’imposizione di videopoker alle sale scommesse e la loro gestione tramite prestanomi.

I tentacoli dei Papaniciari hanno interessato le province di Parma, Milano e Verona dove erano stabilmente attivi sodali e imprenditori operanti nel settore dell’autotrasporto, della ristorazione e del movimento terra. Ai domiciliari è finito l’imprenditore austriaco Josef Wieser, di 59 anni, che grazie alla ‘ndrangheta avrebbe ottenuto la creazione di una rete di produzione per la commercializzazione di prodotti ortofrutticoli. I pm hanno accertato, inoltre, che la cosca avvalendosi del supporto di hacker tedeschi, sarebbe riuscita a compiere operazioni bancarie e finanziarie fraudolente sia operando su piattaforme di trading clandestine, sia svuotando conti correnti esteri bloccati o creati ad hoc utilizzando carte di credito estere e alterando il funzionamento del pos.

28 Giugno 2023

Condividi l'articolo