Firmata la pace

Caso Giambruno, Marina Berlusconi offre la tregua alla Meloni: “Basta fake”

“Ho letto ricostruzioni fantasiose ma Meloni per me è una donna capace”, ha detto la fi glia di Berlusconi. Ma i rapporti con FI restano tesi

Politica - di David Romoli

26 Ottobre 2023 alle 13:00 - Ultimo agg. 26 Ottobre 2023 alle 17:26

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Caso Giambruno, Marina Berlusconi offre la tregua alla Meloni: “Basta fake”

Marina Berlusconi firma la pace con Giorgia Meloni e lo fa di persona, tanto per confermare se mai ce ne fosse stato bisogno chi comanda non solo in Mediaset ma anche in Fi: “In questi giorni ho letto e sentito di tutto, retroscena inventati di sana pianta, ricostruzioni totalmente prive di senso logico e spesso anche contraddittorie. La verità è una sola: stimo molto Giorgia Meloni. La trovo capace, coerente, concreta. La apprezzo sul piano politico e la apprezzo molto anche come donna, ancor più in questi giorni”.

Il solo fatto che la presidente di Finivest e di Mondadori abbia deciso di esporsi tanto e direttamente prova quanto arrivare alla pace fosse necessario. Gli ultimi giorni, dopo il fattaccio dei fuorionda Giambruno, sono stati un susseguirsi di incidenti sempre meno nascosti: la premier ha fatto notificare la sua irritazione per la nomina di Amato alla guida del Comitato sull’Intelligenza artificale decisa dal sottosegretario Barachini (FI) senza consultarla. La premier ha bloccato in extremis, nell’ultimo cda, dal ministro Pichetto Fratin (Fi). La premier ha puntato i piedi di fronte alle richieste di FI sulla prescrizione mentre i suoi fedelissimi trovavano modo di far sapere che nei confronti dell’azienda un tempo considerata totem “non ci saranno riguardi”. L’eco è arrivata in borsa con tutta la pesantezza del caso: le azioni Mediaset hanno perso il 6,3%. Marina, ormai la capofamiglia, ha capito di dover intervenire e fermare lo scontro.

Eppure, stando ai toni adoperati ieri nelle comunicazioni alle Camere in vista del Consiglio europeo di oggi e domani, la resa di Mediaset non basta a rassicurare Meloni. Il suo lungo intervento si poteva dividere in due parti: la prima e principale avrebbe potuto essere una comunicazione, peraltro necessaria, sulla crisi in Medio Oriente ma con la riunione di oggi aveva poco a che spartire. La seconda toccava invece i temi che campeggiano nell’agenda europea: immigrazione, riconversione ecologica, bilancio dell’Italia e nuovo patto di stabilità.
Nella prima parte del suo discorso Giorgia Meloni è stata impeccabile e per una volta lo hanno riconosciuto tutti. Il suo schieramento a fianco di Israele è stato privo di ambiguità, ad Hamas non è stata riconosciuta alcuna pur vaga giustificazione, il diritto di reagire di Israele non è in discussione.

Tuttavia la premier, con notevole tatto diplomatico, è riuscita a dire lo stesso che la reazione deve essere diversa da quella che sta avvenendo perché “uno Stato non cerca vendetta” e soprattutto ha insistito sulla necessità di evitare quello scontro di civiltà con l’Islam che è la vera trappola tesa da Hamas. Una trappola per tutti: anche per i palestinesi. Nella seconda parte del discorso tutto è cambiato, a partire dai toni. L’inquilina di palazzo Chigi si è limitata a ribadire la sua strategia, impermeabile alle smentite provenienti da una realtà fallimentare. Lotta al terrorismo e guerra contro l’immigrazione clandestina sono più o meno la stessa cosa. La strategia che mira a passare dal “farli entrare e poi ricollocarli” alla difesa dei confini esterni si sta imponendo in Europa e avanti così anche se non serve a niente e anzi fa danno.

Il Piano Mattei resta l’orizzonte, anche se chiamarlo nebuloso è poco dato che continua a essere solo un titolo con nulla scritto sotto. La riconversione va benissimo, purché non porti alla “desertificazione dell’industria”, che è come dire che la tabella europea non va affatto bene. Il rientro dal debito è necessario ma “in modo graduale e sostenibile”. Il nuovo patto deve essere prima di crescita e poi di stabilità, rovesciando la vecchia gerarchia. In concreto significa insistere perché investimenti strategici come quelli verdi e digitali e spese militari per l’Ucraina (ma il concetto è estensibile alla difesa Nato) non vengano contate nei parametri.

È la posizione di sempre, ribadita però senza un commento, una spiegazione, un’analisi almeno sulle difficoltà che quelle strategie stanno incontrando. Ma non era a discutere che la premier mirava. Voleva piuttosto ribadire la determinazione senza esitazioni del suo governo e confermare il suo comando. L’intera seconda parte del discorso serviva solo a preparare il terreno alla conclusione: l’esaltazione della “credibilità” conquistata dall’Italia, della “visione coerente e definita”, “ della forte fiducia degli italiani” dell’ “orizzonte di legislatura”.

Meloni, ieri, ha voluto dire forte e chiaro che la sua posizione è forte e che resterà a Palazzo Chigi per altri quattro anni. Ma se sente così impellente il bisogno di ripeterlo, in assenza di alcuna minaccia reale, è segno che avverte invece un rischio forte. Dovuto non alle manovre degli avversari o degli alleati infidi ma all’impatto della realtà.

26 Ottobre 2023

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