Il caso dell'anarchico

Così volevano lasciar morire Alfredo Cospito

L’intero centrodestra si sbracciò per spiegare che Cospito meritava eccome il 41 bis e che cedere al ricatto dello sciopero della fame sarebbe stato una cosa da codardi. Dissero che se Cospito voleva morire di fame poteva farlo tranquillamente e che la responsabilità era tutta sua.

Editoriali - di Piero Sansonetti

20 Ottobre 2023 alle 14:00

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Così volevano lasciar morire Alfredo Cospito

La Procura nazionale antimafia ha chiesto che all’anarchico Alfredo Cospito sia tolto il 41 bis. Cioè il carcere duro. Era ora. Non c’era nessunissima ragione per tenere Alfredo Cospito in un regime di carcere duro che oltre ad essere una palese violazione della Costituzione, del diritto internazionale e della dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948, è anche una misura del tutto inutile e puramente vendicativa. Pura tortura.

Cospito è un militante anarchico che ha commesso alcuni delitti per i quali ha scontato interamente la pena che gli è stata inflitta da un tribunale, e che ora è dietro le sbarre per scontare una pena ingiusta, infinita, più di 20 anni, per avere realizzato tanti anni fa un attentato che non provocò morti, né feriti, né danni. E perdipiù questa sua pena evidentemente sproporzionata la sta scontando al carcere duro.
Quando alcuni mesi fa Cospito iniziò un lunghissimo sciopero della fame per chiedere di uscire dal 41 bis gli furono tutti contro. O comunque quasi nessuno si schierò a sua difesa. Col giornale che allora dirigevo, “Il Riformista”, fummo tra i pochissimi che prendemmo decisamente le sue difese. Fummo molto rimproverati per questo.

Suscitammo una ampia indignazione quando pubblicammo una lunga intervista a uno dei più vecchi anarchici in circolazione, Lello Valitutti, che in quei giorni si batteva col coraggio di sempre per appoggiare la battaglia del suo amico. Valitutti è un signore più o meno di 75 anni, che vive e si muove in sedia a rotelle e che ha un passato infinito di lotte. Fu arrestato per la prima volta nel 1969, dopo la strage di Piazza Fontana, in quella operazione-provocazione della questura di Milano che voleva addossare agli anarchici la responsabilità di una strage organizzata e realizzata dai servizi segreti e dai fascisti. Lello era lì davanti alla porta della polizia politica nella quale interrogavano con mezzi molto bruschi l’anarchico Pino Pinelli, che alla fine dell’interrogatorio fu gettato dalla finestra e morì.

L’intero centrodestra si sbracciò per spiegare che Cospito meritava eccome il 41 bis e che cedere al ricatto dello sciopero della fame sarebbe stato una cosa da codardi. Dissero che se Cospito voleva morire di fame poteva farlo tranquillamente e che la responsabilità era tutta sua. Il centrosinistra, che era all’opposizione, fu meno drastico, addirittura alcuni suoi esponenti si spinsero ad andare a trovare l’anarchico in carcere. Ma non esagerarono nella battaglia. E nessuno di loro giunse fino a sostenere una ovvietà che ancora fa scandalo: il 41 bis è una norma feroce e illegale.

La battaglia contro Cospito ingaggiata dal centrodestra (forse col dissenso di Forza Italia: ma un dissenso solo parziale e comunque silenziato…) fu il passaggio ufficiale del centrodestra dalle vecchie posizioni garantiste alla scelta di campo fianco a fianco coi 5 Stelle di Conte e Scarpinato. Da quel momento la corsa al giustizialismo ha preso la discesa a rotta di collo. Da quando è al governo, la destra ha creato o avviato la creazione di cinque o sei reati nuovi. Ha aumentato pene per ogni tipo di trasgressione. Ha praticamente abolito l’istituzione del garante dei detenuti (spalleggiata da Conte). Ieri Salvini ha annunciato che sta preparando una legge per l’arresto immediato e il carcere per gli ambientalisti di nuova generazione. Roba da provare un po’ di nostalgia per i tempi di Alfredo Rocco

20 Ottobre 2023

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