La sentenza di Catania
Sentenza di Apostolico giusta, sbagliato partecipare alla manifestazione in piazza
Mi chiedo: come reagiremmo noi se un giudice che ha partecipato a manifestazioni politiche di estrema destra, o fasciste, fosse chiamato a giudicare - poniamo - un No-tav, o un ragazzo dei centri sociali, o un attivista ambientalista? Provate a rispondere.
Editoriali - di Piero Sansonetti
Non sono d’accordo con questo appello lanciato dal professor Ferrajoli e firmato da un gran numero di intellettuali di indiscutibile valore. Ho sempre stimato il professor Ferrajoli e lo ho apprezzato per moltissime sue battaglie, così come nutro una stima fortissima per quasi tutti i firmatari, alcuni dei quali sono anche collaboratori di questo giornale.
E condivido al 100 per cento l’ultimo capoverso dell’appello, in difesa della libertà, che denuncia l’uso incostituzionale e illegale dei Cpr e cioè di strumenti di carcerazione di persone accusate di nessun reato. Condivido anche – avendola letta – la sentenza della giudice Iolanda Apostolico che ha respinto l’ordine di carcerazione del questore di Ragusa. A me sembra una sentenza ineccepibile. Infatti nessuno l’ha potuta contestare nel merito.
Quello che non condivido è la difesa del diritto dei magistrati di partecipare a manifestazioni politiche. In questo caso si tratta di una manifestazione politica antigovernativa (del resto le manifestazioni di piazza quasi sempre sono antigovernative). Credo che la dottoressa Apostolico abbia fatto molto male a unirsi al corteo contro Salvini, e non certo perché non ci fossero ottime ragioni per parteciparvi, ma perché lei è magistrata. La credibilità del giudice è essenziale al buon funzionamento della giustizia. E’ prevista dalla Costituzione. Ed è inevitabile che la credibilità del giudice sia scalfita e fortemente danneggiata dal suo dichiarato schieramento politico.
Non credo affatto che riconoscere al giudice il diritto di schierarsi politicamente e di partecipare a cortei e manifestazioni sia imposto dalla Costituzione, la quale dice che il giudice è indipendente e deve essere indipendente e risponde solo alla legge. Non è indipendente un giudice che nella vita privata si comporta da attivista politico. E la sua mancata indipendenza lede i diritti del cittadino e ferisce il diritto e la Giustizia.
Il ruolo del giudice nella società è incredibilmente delicato. E il suo potere è imparagonabile al potere di chiunque altro. Nessun politico, nessun militare, nessun padrone dell’economia, nessun editore, nessun grande manager può disporre il mio arresto o comunque esercitare un potere di coercizione (e di violenza ) fisica contro di me. Solo il giudice può. Ed esercita questo potere. Recentemente molti intellettuali e giornalisti e politici di sinistra si sono scagliati contro il generale Vannacci per le cose – francamente irragionevoli e provocatorie – che aveva scritto in un libro.
Eppure il generale Vannacci, fortunatamente, non ha sulle nostre vite neanche un centesimo del potere che ha un giudice. Mi chiedo: come reagiremmo noi se un giudice che ha partecipato a manifestazioni politiche di estrema destra, o fasciste, fosse chiamato a giudicare – poniamo – un No-tav, o un ragazzo dei centri sociali, o un attivista ambientalista? Provate a rispondere. Per questo credo che l’appello sia sbagliato. E credo che finché la sinistra non si saprà liberare di un riflesso condizionato a favore della magistratura, non potrà mai diventare una sinistra radicale, libertaria e moderna.
P.S. Dopodiché è evidente che il pregiudizio politico di un giudice è molto più grave se si esprime contro un imputato piuttosto che se si esprime a favore. Vige il vecchio principio di “in dubio pro reo”. Ed è anche evidente che la polemica della destra contro la sentenza Apostolico è strumentale e reazionaria. E altrettanto giustizialista. Forse dovremmo contrastarla senza imitarla.