La nuova sentenza
Altri 6 migranti liberati, ancora bocciati i decreti del governo Meloni: la giudice Apostolico aveva ragione?
Il Tribunale di Catania non ha convalidato la detenzione di altri sei migranti. La sentenza dopo il caso dei video della giudice Apostolico alle manifestazioni del 2018
News - di Redazione Web
Sta a vedere che anche ora verrai fuori un video, con il giudice che protesta o dice la sua sulla questione migranti, o i decreti sicurezza di Matteo Salvini, o il decreto Cutro. Perché il tribunale di Catania non ha convalidato la detenzione di sei migranti tunisini nel nuovo Centro per le procedure accelerate di frontiera di Pozzallo, in provincia di Ragusa. Era già successo una decina di giorni fa, in un’altra sentenza di un’altra giudice del tribunale di Catania. Iolanda Apostolico aveva ordinato la liberazione di quattro migranti tunisini detenuti nello stesso CPR, aveva giudicato illegittimo il decreto Cutro e il decreto attuativo che aveva introdotto la finanziaria di quasi cinquemila euro che i migranti in arrivo dai Paesi definiti sicuri dovrebbero mettere a disposizione per non attendere in stato di detenzione l’esito della loro domanda di protezione.
La nuova sentenza del tribunale di Catania ha ritenuto contrarie alle normative europee le disposizioni del cosiddetto “decreto Cutro”, adottato lo scorso marzo dal governo di Giorgia Meloni, e sostenuto come la Tunisia non si possa considerare un “Paese sicuro”. Il ministero dell’Interno definisce “sicuri” 16 Paesi – tra cui la Tunisia, dove tuttavia il Presidente Kais Saied ha negli ultimi anni indebolito lo stato di diritto e soffiato sul fuoco di una caccia all’uomo nei confronti dei migranti in arrivo dall’area subsahariana. I migranti erano assistiti in tre dall’avvocato Rosa Emanuela Lo Faro e altri tre dall’avvocato Fabio Presenti. Alcuni giorni fa anche il tribunale di Firenze aveva annullato l’espulsione di un migrante tunisino.
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Il giudice della nuova sentenza si chiama Rosario Maria Annibale Cupri, della sezione Migrazione. Ha citato espressamente di condividere le “precedenti decisioni” del Tribunale di Catania e la sentenza la Corte di Giustizia Europea relativa alla direttiva 2013/33 per cui “il trattenimento di un richiedente protezione internazionale costituisce una misura coercitiva che ‘priva il richiedente della sua libertà di circolazione’” e ha aggiunto come “preme sottolineare che il trattenimento deve considerarsi misura eccezionale e limitativa della libertà personale” e che “la misura del trattenimento deve essere regolata e adottata sempre nei limiti e secondo le previsioni del diritto comunitario”.
Il dibattito sulla prima sentenza di Catania si era acceso intorno a un video pubblicato dal vice primo ministro e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini in cui si vedeva la giudice Apostolico a una manifestazione al porto di Catania del 2018. La polemica si era accesa intorno all’imparzialità o meno di un magistrato che prende parte a una manifestazione politica. Quel video era stato girato da un carabiniere che ha ammesso di averlo diffuso su alcune chat ma di non essere al corrente di come sia finito nelle mani del ministro. Il militare rischia l’azione disciplinare. I video della giudice alle manifestazioni intanto sono arrivati a tre.
L’ultimo è stato pubblicato ieri. Si vede la giudice che con la folla di manifestanti partecipa al coro: “Siamo tutti antifascisti”. Le pagine social di “Lega – Salvini Premier” ha condiviso il video postato a commento le parole del giudice Rosario Livatino: “Nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”. Cosa ci sarebbe di sbagliato in quel coro? Cosa volevano dire dalle parti del Carroccio? Che proclamarsi antifascista costituisce una condizione divisiva e lesiva della credibilità di una professionalità? Certo è pure che secondo il sondaggio Ghisleri pubblicato sul quotidiano La Stampa il 46,2% degli intervistati non ritiene corretto che un tribunale vada contro la legge dello Stato, a fronte del 32,7% di favorevoli. Almeno il dibattito sull’opportunità o meno di un giudice di partecipare a una manifestazione politica resta aperto.
“Nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili“.
Giudice Rosario Livatino (3 ottobre 1952-21 settembre 1990) pic.twitter.com/mfsFmiLpLj
— Lega – Salvini Premier (@LegaSalvini) October 8, 2023