Il dramma tra le sbarre
“Liberare il carcere”, al via la battaglia dell’Arci per la dignità e i diritti di detenuti e lavoratori
Non è solo una questione di sovraffollamento, le prigioni italiane sono piene di ingiustizie e contraddizioni. Il nostro impegno per garantire dignità e diritti ai detenuti e a chi lavora negli istituti di pena
Negli ultimi mesi si è ricominciato a parlare di carcere anche al di fuori della stretta cerchia di chi se ne occupa da sempre. La situazione disastrosa della vita di chi vive e lavora negli istituti di pena è ormai nota. Almeno a chi non ha perso quel minimo di umanità necessaria per riconoscere che tutte le persone hanno gli stessi diritti, che siano detenute o meno.
I tanti suicidi e le periodiche rivolte nelle carceri, ci dicono quanto sia critica la situazione. Non è solo il sovraffollamento a rendere difficilissima la vita dei detenuti ma sono anche la penuria di assistenti sociali, psicologi, medici, operatori esperti che possono dare sollievo ai tanti problemi di chi sta scontando la sua pena. Per non parlare della condizione delle tante fragilità estreme che non vengono trattate come tali: da chi ha seri disturbi psichici e viene confinato in cella al pari dei manicomi aboliti, ai bambini che vivono in carcere con le loro madri in condizioni inumane.
Come ha scritto bene recentemente Franco Corleone “il carcere è sostituto autoritario delle politiche di welfare, è campo di concentramento per i poveri, a dispetto delle retoriche sulle “culture della legalità” che hanno imperato negli ultimi decenni, sottraendo capacità di analisi e di proposta”. Infatti sappiamo bene che del totale dei 58.428 detenuti (agosto 2023) circa 12.000 sono in alta sicurezza, nelle sue diverse forme. Tutti gli altri hanno commesso reati che dipendono dalle leggi che regolano, male, fenomeni sociali che avrebbero bisogno di una risposta diversa: si tratta del prodotto della legge proibizionista sulle droghe, di quella sull’immigrazione, della persecuzione dei poveri. Situazione che peggiorerà se continua l’assurda deriva di questo governo nell’inasprire le pene per reati minori e prevedere il carcere ogni qualvolta non si riesce a dare una risposta sociale e culturale ai problemi di una comunità sempre più sfilacciata, abbandonata nelle sue contraddizioni e ai margini dei quartieri più ricchi delle nostre città.
La discussione di queste ore sull’utilizzo delle risorse del bilancio dello stato è imbarazzante. Non ci saranno investimenti nella sanità, nella scuola, nella cultura e molto probabilmente nulla neppure per il mondo del carcere. Il governo ha scelto la strada degli oboli da dare ai poverissimi e alla riduzione di tasse per un ceto medio sempre più impoverito proprio dall’aumento dei costi dei servizi privati alternativi a quelli, universali, pubblici. Con l’abolizione di ogni forma di “reddito minimo” e il rifiuto di occuparsi seriamente del diffuso lavoro povero e precario la situazione sociale peggiorerà e la riposta securitaria, pure.
L’Arci si è sempre occupata dei diritti delle persone detenute e delle condizioni di vita e lavoro in carcere. Spesso ha contribuito a realizzare, in collaborazione con alcuni istituti di pena, percorsi di reinserimento lavorativo. Sono tanti anche i progetti culturali per migliorare la vita nel carcere. Recentemente abbiamo aderito alla campagna di Sbarre di Zucchero, Ristretti Orizzonti e Conferenza Nazionale del Volontariato della Giustizia per aumentare il numero di telefonate che i detenuti possono fare ai loro cari.
Con l’appuntamento nazionale “Liberare il carcere” vogliamo rafforzare il nostro impegno in questo ambito, chiamando a ragionare insieme la maggior parte dei soggetti che si occupano da anni dei problemi del nostro sistema penitenziario e che hanno un approccio che condividiamo di difesa e tutela della dignità umana delle persone che vivono in carcere: da Antigone alla Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia, dalla conferenza dei Garanti delle persone private della libertà a Sbarre di Zucchero, dal Forum Droghe a CILD – Coalizione italiana Libertà e Diritti Civili e alla Società della Ragione.
Vogliamo anche approfondire due ambiti che ci sembrano particolarmente problematici in questo momento: la condizione delle donne detenute e di quelle che devono gestire le relazioni con i propri cari all’interno del carcere e le problematiche legate alle persone con disagio mentale che spesso non trovano un supporto adeguato da parte dell’amministrazione carceraria. Oltre agli esperti e agli operatori dei nostri progetti, abbiamo invitato a partecipare parlamentari ed esponenti della politica che speriamo possano “liberare il carcere” da contraddizioni, violenze e ingiustizie insieme a tutti quelli che si stanno battendo da anni per ridare dignità e futuro alle persone detenute e condizioni di lavoro decenti al personale degli istituti di pena.
L’incontro è organizzato in collaborazione con Arci Pietralata e Arci Roma e si svolgerà oggi 6 ottobre dalle ore 10 presso il circolo Arci Pietralata, già casa del popolo di uno dei quartieri simbolo delle lotte di riscatto delle borgate romane e oggi uno dei pochi centri di aggregazione e attivazione civica del territorio.
*Referente nazionale Arci per le persone private della libertà e garante dei detenuti del Comune di Livorno
**Coordinatore nazionale Arci – Lotta alle Disuguaglianze, libertà e Diritti Sociali