Le battaglie del Pd

Sulla sanità Schlein sfida Conte e il governo

Verso una manifestazione comune delle opposizioni a novembre. Sarebbe la prima convocata dal Pd e sarebbe pure ora. Ma Conte si fa pregare

Politica - di David Romoli

5 Ottobre 2023 alle 16:00 - Ultimo agg. 5 Ottobre 2023 alle 17:20

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Sulla sanità Schlein sfida Conte e il governo

Dopo la battaglia comune sul salario minimo, la sola occasione nella quale l’opposizione è riuscita a mettere in difficoltà il governo in 12 mesi, l’approdo sembrava vicino, l’unità d’azione, almeno quella, a portata di mano. Poi, complice la campagna elettorale per le europee divisiva per definizione e in Italia lunghissima, Pd e 5S sono tornati al ringhio, soprattutto quello dei secondi nei confronti dei primi. Ora Elly Schlein ci riprova sul fronte più nevralgico che ci sia: la sanità.

Aumento del Fondo sanitario nazionale, eliminazione del blocco delle assunzioni, investimento sulla sanità territoriale: sono punti sui quali pensa sia possibile costruire convergenze con le altre forze d’opposizione. Il Pd ha in mente qualcosa in più delle convergenze: una manifestazione comune in novembre dopo quella del 7 ottobre, organizzata però dalla Cgil. Sarebbe la prima manifestazione convocata dal Pd, da solo o con le altre opposizioni e sarebbe anche ora. Conte in realtà si fa pregare: “La sanità è un capitolo enorme e stiamo mettendo a punto proposte su cui ci confronteremo. Ma se uno va prima in tv a dire quali sono le sue proposte, non può funzionare così. Sul salario minimo abbiamo lavorato a fari spenti nella notte rimboccandoci le maniche e trovando i punti di convergenza prima di andarli a strombazzare in tv”.

Senza dubbio al leader dei 5S brucia l’esperienza proprio della campagna sul salario minimo, campagna del suo Movimento che nella precedente legislatura il Pd aveva avversato e della quale la segretaria del Pd è riuscita impadronirsi mediaticamente facendone il cavallo di battaglia del suo partito. Non vuole che la spiacevole esperienza si ripeta sulla sanità. Alla Schlein va comunque riconosciuto il merito di aver capito su quali fronti deve schierarsi e farsi sentire per cercare di rovesciare l’immagine del Pd, “partito delle classi medio-alte”. La destra continua ad accusarla di “parlare solo di diritti civili” però se c’è un accusa che davvero non merita è proprio quella. La campagna sulla Sanità del resto quasi s’impone da sola La destra replica agli attacchi accusando l’opposizione di mentire.

Ma le cifre, quelle messe nero su bianco da Giorgetti, parlano chiaro. Nel 2026 la spesa sanitaria rappresenterà il 6,1% del Pil rispetto al 6,6% di quest’anno, peraltro largamente insufficiente. In termini di miliardi sonanti, il governo prevede di stanziarne, nel triennio 2024-25 4.238 ed è su questo aumento di spesa che di baserà l’autodifesa di governo e maggioranza. In realtà è una cifra molto esigua che non basterà neppure a coprire l’aumento dei prezzi. Ma se anche non bastassero le tabelle, a chiarire le cose ci ha pensato la premier in persona, nel suo allucinante intervento da Torino di due giorni fa.

Ha ribadito che la difesa del servizio sanitario pubblico è una priorità del governo, però ha specificato che detta difesa non deve mica tradursi in maggiori fondi: “Sarebbe miope perseguire l’obiettivo comune di una sanità efficiente ed efficace per tutti concentrando tutta la discussione sull’aumento delle risorse. Dobbiamo aver un approccio diverso e concentrarci con coraggio, lealtà e verità su come le risorse vengono spese”. Del resto nello stesso discorso Meloni ha anticipato per l’ennesima volta quanto amara sarà la pillola della legge di bilancio, che dovrà essere pronta tra 10 giorni esatti, in tempo per essere inviata a Bruxelles per l’esame preventivo della Commissione. Ci saranno soldi solo per la conferma del taglio del cuneo fiscale. Su tutto il si tenterà, tutt’al più, di dare “segnali”.

Ci sarà “qualche passo avanti se possibile”. Ci saranno briciole anche se il governo sosterrà di aver fatto miracoli. Nessun miracolo sfiorerà però la sanità, nonostante la richiesta corale dei governatori, inclusi quelli di destra, i cui conti per la sanità sono quasi ovunque in rosso. Non è un caso che per chiudere i cancelli la premier abbia scelto proprio il Festival delle Regioni: lo schiaffone era prima di tutto affibbiato ai malati ma subito dopo a governatori e amministratori.

L’alibi del governo, i margini di manovra quasi inesistenti in termini di conti, non è irreale. I soldi non ci sono davvero ma sinora l’unico a dire chiaramente come andrebbero trovati i fondi per la sanità è stato Calenda, suggerendo di rinunciare al taglio del cuneo. Una manifestazione per la sanità sarebbe davvero necessaria: ma con il coraggio di dire dove si trovano i soldi necessari, senza reticenze sulle spese militari o sullo stesso taglio del cuneo.

5 Ottobre 2023

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