Il decreto illegittimo

Rifiutare la sentenza di Catania equivale a rifiutare lo Stato di Diritto

Il governo, a cominciare da chi lo capeggia, non rimprovera a quella giudice di aver male applicato il diritto che le consente di disapplicare un decreto illegittimo: ben diversamente, le contesta lo stesso potere di farlo

Politica - di Iuri Maria Prado

4 Ottobre 2023 alle 17:00

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Rifiutare la sentenza di Catania equivale a rifiutare lo Stato di Diritto

Oltre che dell’esercito di famigli addetto a organizzare la claque nelle loro conferenze stampa e la quotidiana produzione di selfie, Giorgia Meloni e Matteo Salvini dispongono senz’altro di ottimi consiglieri giuridici: i quali potrebbero spiegare ai propri committenti che un giudice italiano non solo può, ma deve, disapplicare una norma nazionale quando ritiene che essa sbatta contro il diritto comunitario. Questo ha fatto la giudice catanese quando, con un’ordinanza dell’altro giorno, ha considerato illegittime le norme adoperate per privare della libertà personale alcuni migranti.

Ha sbagliato? Può darsi benissimo. Il decreto “o la borsa o la prigione” approvato dal governo, cioè la norma che legittima il taglieggiamento dei migranti e li manda al gabbio se non versano cinquemila euro, è rispettoso del sistema costituzionale ed europeo? Ma per carità: un’altra volta può darsi benissimo. Il “trattenimento”, cioè in buona sostanza l’arresto, era in realtà ordinato nel rispetto delle superiori norme dell’Unione che disciplinano la materia? Ancora: può anche darsi. Solo che non sta al presidente del consiglio stabilirlo, né a questo o quel ministro.

Ma non basta. Perché la realtà è che il governo, a cominciare da chi lo capeggia, non rimprovera a quella giudice di aver male applicato il diritto che le consente di disapplicare un decreto illegittimo: ben diversamente, le contesta lo stesso potere di farlo, e cioè si rivolta eversivamente contro lo Stato di diritto che non solo permette ma, si ripete, impone al giudice di non fare applicazione di una norma che cozza contro preminenti principi costituzional-comunitari.

La sciocchezza più ricorrente di questi giorni, propalata dalle truppe dei liberali per le manette, è che il decreto anti-immigrati quater (ma forse siamo oltre, al decies, al terdecies) sarebbe costituzionalmente impeccabile siccome l’ha firmato Mattarella. Questa scempiaggine è toccato sentirla non si sa più quante volte nelle ultime ore, ma i consiglieri giuridici di cui sopra potrebbero preparare una brochure semplice semplice per i gruppi parlamentari e per le redazioni di riferimento, un piccolo memorandum in cui si spiega sottovoce, senza che si sappia troppo in giro, che no, la firma del presidente della Repubblica è necessaria ma il fatto che essa sia apposta non significa per nulla che la norma sia legittima.

Non si rendono conto (se lo facessero consapevolmente sarebbe meno preoccupante) che in questo modo, e cioè contestando al giudice l’uso di un potere che egli non solo può, ma deve esercitare, si rendono responsabili di una specie di golpe endogeno. Fanno, a parti invertite, quello che fece il cosiddetto Pool di Milano nel comizio togato che contestava la presunta piega salva-ladri dell’attività di governo: solo che qui è anche più grave perché dai lombi dell’esecutivo viene il bel principio secondo cui la giustizia, nel decidere se privare qualcuno della libertà personale, non deve rifarsi al quadro di diritto applicabile ma agli inquadramenti usciti dall’ultimo consiglio dei ministri (almeno il manipulitismo chiedeva leggi per arrestare, non il diritto di arrestare contro la legge).

Il fatto, poi, che questa giudice si fosse a suo tempo lasciata andare a comportamenti inappropriati per un magistrato, con manifestazioni di militanza politicamente orientata, appartiene a tutt’altro piano di ragionamento. E dispiace che non se ne siano accorti alcuni garantisti impeccabili, questa volta andati fuori segno. Qui il punto è che si è contestato al giudice non già di aver emesso una decisione illegittima perché contraria al diritto, ma di aver emesso una decisione illegittima perché “antigovernativa”. Qui il punto è che non si vuole rimuovere la toga rossa per avere un giudice imparziale, ma per sostituirla con la toga bruna.

4 Ottobre 2023

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