Economia in difficoltà
Lo spread Btp-Bund tocca quota 200 punti, è l’effetto Nadef del governo Meloni: titoli di Stato ai massimi da 10 anni
Economia - di Redazione
Per suonare le campane a morto è ancora presto, ma i segnali sono tutt’altro che incoraggianti. A meno di 24 ore dalla presentazione da parte del governo Meloni della Nadef, la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, lo spread ha toccato quota 200 punti base.
Il differenziale tra Btp, i titoli di Stato decennali italiani, e gli equivalenti Bund tedeschi, costa carissimo alle casse del Tesoro italiano: secondo uno studio dell’Università Cattolica del 2022 citato oggi dal Corriere della Sera, ogni punto di aumento dei tassi di interesse lungo tutta la curva dei rendimenti, dalle scadenze più brevi fino ai Btp a 30 anni, costa tre miliardi di euro.
Lo spread non è l’unico segnale dell’affanno dell’economia italiana. L’elenco lo fa sempre il Corriere: nell’asta dei Bot semestrali di mercoledì 27 settembre il Tesoro ha collocato Buoni ordinari del Tesoro a sei mesi per 6,5 miliardi di euro al tasso del 3,997%, un rendimento in rialzo di 17 punti base rispetto all’ultima asta di agosto. Il Btp a 10 anni ha invece segnato oggi il nuovo massimo di periodo al 4,94 per cento, vedendo così i massimi dal 2012.
Le cattive notizie dai mercati finanziari seguono i numeri horror comunicati nella serata di mercoledì dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Nadef varata ieri dal governo, e che sarà in aula alla Camera l’11 ottobre, che fissa una crescita dello 0,8% del Pil di quest’anno, con due decimali in meno rispetto a quello fissato in primavera. A pesare il dato sul Pil del secondo trimestre del 2023, che ha registrato un calo del -0,4%. Robusto arretramento nelle previsioni anche per il 2024, dall’1,4% all’1,2%, quindi dell’1,4% nel 2025 e dell’1% nel 2026.
Riguardo agli obiettivi di indebitamento netto in rapporto al Pil, il deficit tendenziale a legislazione vigente sarà del 5,2 per cento nel 2023, del 3,6 per cento nel 2024, del 3,4 nel 2025 e del 3,1% nel 2026. Nello scenario programmatico il deficit è del 5,3% nel 2023 e del 4,3 nel 2024, in confronto alle previsioni del Def. Riguardo alle proiezioni per il 2025 e il 2026 il documento prevede rispettivamente il 3,6% per cento e il 2,9 per cento. Il governo attribuisce l’aumento del rapporto deficit/Pil “interamente all’effetto del Superbonus 110%. Tutti i bonus edilizi avranno impatto negativo sui conti pubblici. In assenza di questi, il debito sarebbe sceso di un punto percentuale l’anno. I bonus edilizi comportano un sostanziale incremento del fabbisogno pubblico nel corso della intera legislatura, riducendo gli spazi di manovra per finanziare interventi a favore dell’economia reale e delle famiglie”.
Il rapporto debito/Pil della Nadef è previsto ridursi dal 141,7 del 2022 al 139,6% nel 2026.