La decisione
Giulio Regeni, la Consulta sblocca il processo: gli agenti dei Servizi egiziani a giudizio anche se irreperibili
Cronaca - di Redazione
La svolta sul processo per la morte di Giulio Regeni arriva dalla Consulta. I giudici della Corte Costituzionale, dopo aver esaminato la questione di legittimità sollevata dal Gip del Tribunale di Roma in relazione alla celebrazione del processo per il sequestro e l’omicidio del ricercatore ucciso in Egitto il 3 febbraio 2016, hanno stabilito che il processo potrà andare avanti.
Il processo ai quattro agenti della National Security egiziana imputati per il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio, (Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abedal Sharif) potranno essere giudicati: la Corte ha infatti dichiarato illegittimo l’art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale che norma l’improcedibilità in caso di mancata notifica ai diretti interessati dal procedimento perché così non sarebbe possibile stabilire con assoluta certezza se le persone siano state messe a conoscenza della pendenza del processo.
In attesa del deposito delle motivazioni, la Consulta precisa che “la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice procede in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura definiti dall’art. 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura, quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell’imputato, è impossibile avere la prova che quest’ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo, fatto salvo il diritto dell’imputato stesso a un nuovo processo in presenza per il riesame del merito della causa”.
Ovvia la soddisfazione dei genitori di Giulio, Claudio e Paola Regeni: “Avevamo ragione noi: ripugnava al senso comune di giustizia che il processo per il sequestro le torture e l’uccisione di Giulio non potesse essere celebrato a causa dell’ostruzionismo della dittatura di al-Sisi per conto della quale i quattro imputati hanno commesso questi terribili delitti”. “In effetti come ha scritto il Gup Ranazzi nella sua ordinanza ‘non esiste processo più ingiusto di quello che non si può instaurare per volontà di un’autorità di governo’. Abbiamo dovuto resistere contro questa volontà dittatoriale per sette anni e mezzo confidando comunque sempre nei principi costituzionali della nostra democrazia. Ringraziamo tutte le persone che hanno sostenuto e sosterranno il nostro percorso verso verità e giustizia: la procura di Roma ed in particolare il dottor Colaiocco, la scorta mediatica, e tutto il popolo giallo“, conclude la nota dei genitori.
Sul caso Regeni, dottorando italiano dell’Università di Cambridge, e sulla decisione della Consulta, è intervenuto anche Antonio de Lucia, Presidente della Società Italiana del Dottorato di Ricerca, che esprime “soddisfazione per il lavoro svolto dalla Corte Costituzionale che sancisce l’illegittimità dell’articolo del Codice di Procedura Penale che avrebbe impedito di procedere in assenza dei quattro agenti dei servizi egiziani accusati dell’omicidio di Giulio Regeni e oggi irreperibili. L’Egitto non può impedire che l’Italia processi gli imputati per il sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio, e ora il giudizio nei loro confronti potrà celebrarsi, finalmente, in Italia anche in loro assenza. Il mio pensiero va alla famiglia Regeni che merita il rispetto dei diritti, valori e principi. Le istituzioni ora devono operare allo scopo di ottenere la verità e giustizia e devono lavorare in modo, energico e serio”.